Fondo Selfiemployment - vantaggi rispetto ad agevolazioni Lavoro Autonomo

Anche se non prevede contributi a fondo perduto, Selfiemployment è un valido strumento per avviare piccoli progetti imprenditoriali, soprattutto nel commercio

Autoimpiego - fonte: Invitalia

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Invitalia – risorse esaurite per autoimpiego

E’ inutile negarlo, la chiusura dello sportello per l’Autoimpiego (Titolo II dlgs 185/2000) avvenuta più di un anno fa, ha lasciato un vuoto profondo nelle normative per l’avvio di piccole iniziative imprenditoriali. Il nuovo strumento, il Fondo Selfiemployment, attivo dallo scorso marzo, stenta invece a decollare.

Lasciando da parte la disastrosa pianificazione del lancio della misura, già trattata in un precedente intervento, sembra che una delle ragioni del flop sia proprio la mancanza del contributo a fondo perduto nel Selfiemployment.

In questa sede vorrei evidenziare come, in alcuni casi, il Selfiemployment (pur privo di fondo perduto) sia nettamente più conveniente del Lavoro Autonomo (che invece prevedeva una componente di fondo perduto del 50%).

Il caso più evidente è per piccole attività commerciali (che non erano finanziabili con la misura Microimpresa).

Il regime forfettario 2016 per partite Iva previsto dalla legge di stabilità

Le Agevolazioni con il lavoro autonomo

Il lavoro autonomo offriva un contributo (50% fondo perduto, 50% tasso agevolato) per spese di investimento, per un massimo di 25.823 euro, e per la gestione (merci, affitto, utenze) per 5.160 euro.

Queste agevolazioni, pur interessanti, non risolvevano spesso le esigenze di start-up nelle piccole attività commerciali, il cui principale fabbisogno non è connesso tanto all’investimento (le opere edili erano ammissibili solo per il 10%), quanto al circolante necessario per l’acquisizione di scorte e altro.

Inoltre, per piccoli negozi, difficilmente si riusciva ad ottenere il massimo per l’investimento: il contributo medio era pertanto ipotizzabile in 20.160 euro così ripartito:

  • 15.000 euro per investimenti;
  • 5.160 euro per gestione (scorte ed altro).

La ripartizione finale, quindi, prevedeva € 10.080 di fondo perduto e € 10.080 di mutuo agevolato in 5 anni: interessante senz’altro ma una soluzione carente per quanto riguarda le esigenze gestionali.

Le Agevolazioni con il Sefiemployment

Il Selfiemployment, è un finanziamento a tasso zero (quindi non vi è più fondo perduto), per un importo massimo di 50mila euro da restituire in 7 anni.

Le tipologie di spese agevolabili sono simili a quelle del Lavoro Autonomo (sempre il limite del 10% dei lavori edili). Scompare però la ripartizione fissa di importi tra spese di investimento e spese di gestione.

Questo vuol dire che, per un'impresa commerciale, il piano di avvio finanziato (da concludersi entro 18 mesi) può essere rappresentato in prevalenza da spese di gestione.

Tornando all’impresa commerciale di cui si parlava prima, il programma che si potrebbe finanziare con il Selfiemployment ammonta a 50.000 euro, così composto;

  • 15.000 euro investimento;
  • 35.000 euro spese di gestione (scorte, affitti, utenze e anche personale).

Come è evidente, questo strumento soddisfa nettamente meglio le esigenze finanziarie di una piccola start-up commerciale, finanziando spese correnti (quali le scorte e spese per il personale) a tasso zero in un arco temporale ampio (7 anni). Chi opera nel mondo della consulenza (ma anche dell’imprenditoria) sa bene come sia difficile finanziare il circolante con strumenti di lungo periodo (figurarsi a tasso zero!).

Conclusioni

Il pacchetto start-up del Selfiemployment, nel caso di specie, è nettamente più allettante di quello offerto dal “fu” Lavoro Autonomo. Non solo per la maggiore disponibilità di circolante che mette a disposizione, ma anche perché il beneficio del fondo perduto del Lavoro Autonomo andrebbe rettificato degli oneri fiscali e degli interessi passivi che l’impresa dovrà sostenere, nel tempo, per finanziare il proprio circolante.

Questa è una delle motivazioni per le quali sponsorizzo il Selfiemployment, voi che ne pensate?

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