Cosa prevede l'accordo provvisorio sul Critical Raw Materials Act
Consiglio e Parlamento europeo hanno trovato un accordo informale sul Critical Raw Materials Act, il regolamento e la comunicazione con cui Bruxelles vuole ottenere una maggiore autonomia sul fronte delle materie prime critiche. Al centro dell'accordo: l'innalzamento del target di riciclo per aumentare il livello di produzione interna di materie prime, l'aggiornamento dell'elenco dei materiali strategici e critici e chiarimenti sul permitting per i progetti strategici.
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Il 13 novembre Parlamento e Consiglio hanno trovato un accordo informale sulla legge europea sulle materie prime critiche. Un accordo che porta con sè una serie di novità di rilievo.
Cosa prevede il Critical Raw Materials Act e perché è tanto importante?
Partiamo dall'inizio e inquadriamo innanzitutto il provvedimento in un quadro più ampio: insieme al Net Zero Industry Act, la legge europea sulla materie prime critiche sta predisponendo il contesto normativo per favorire investimenti green e sostenibili nell'ambito del Green Deal Industrial Plan, il nuovo piano per la competitività dell'industria europea a zero emissioni.
L'origine del Critical Raw Materials Act risale al 16 marzo 2023, quando il provvedimento è stato presentato dalla Commissione europea con un obiettivo chiaro: aumentare l'approvvigionamento di materie prime strategiche per i Paesi dell’UE. Obiettivo condiviso ovviamente dai negoziatori europeo, che però nei mesi hanno apportato alcuni correttivi al testo, come ricostruito nella seconda metà dell'articolo.
Legge europea sulle materie prime critiche: la proposta della Commissione
Ripercorrendo la strada già tracciata per i semiconduttori con l'European Chips Act, il regolamento e la comunicazione presentati dalla Commissione europea a marzo intendono ridurre la dipendenza dell'UE da altri paesi, in primis la Cina, e garantire all'industria europea l'accesso alle materie prime critiche. Come?
Tramite l'individuazione di progetti strategici lungo tutta la catena di approvvigionamento (dall'estrazione alla raffinazione, dalla trasformazione al riciclo) e la creazione di riserve strategiche.
Nel dettaglio, la proposta di regolamento - accompagnato da una comunicazione - si muove su due livelli: da un lato con una serie di 'azioni interne' all'UE, dall'altro con interventi a livello internazionale.
Nel novero delle azioni interne rientra innanzitutto un elenco aggiornato delle materie prime critiche, cui si aggiunge un elenco delle materie prime strategiche, fondamentali per lo sviluppo di nuove tecnologie verdi e digitali.
Allo scopo di diversificare l'approvvigionamento di materie prime entro il 2030, il regolamento definisce i parametri di riferimento per la capacità produttiva europea:
- almeno il 10% del consumo annuale dell'UE per l'estrazione;
- almeno il 40% del consumo annuale dell'UE per la lavorazione;
- almeno il 15% del consumo annuale dell'UE per il riciclaggio;
- non più del 65% del consumo annuale dell'UE di ciascuna materia prima strategica in qualsiasi fase di lavorazione pertinente da un singolo paese terzo.
Le legge intende anche ridurre gli oneri amministrativi e velocizzare le procedure di autorizzazione (24 mesi per i permessi di estrazione e 12 mesi per i permessi di lavorazione e riciclaggio) affinché i progetti strategici possano accedere più agilmente ai finanziamenti pubblici. Gli Stati membri dovranno anche sviluppare programmi nazionali per l'esplorazione delle risorse geologiche.
Fronte sicurezza, è previsto il monitoraggio delle catene di approvvigionamento insieme al coordinamento delle scorte di materie prime strategiche tra gli Stati membri. Alcune grandi aziende dovranno effettuare un audit delle loro catene di approvvigionamento di materie prime strategiche, comprendente uno stress test a livello aziendale.
Lato ricerca e innovazione, la Commissione UE rafforzerà l'adozione e la diffusione di tecnologie innovative, grazie al programma Horizon Europe (che stanzia 500 milioni per i progetti di R&I sulle materie prime critiche), all'European Innovation Council e all'European Institute for Innovation and Technology.
Prevista anche la creazione di un partenariato su larga scala per le competenze sulle materie prime critiche e una Raw Materials Academy. All'esterno, il Global Gateway sarà utilizzato come veicolo per assistere i paesi partner nello sviluppo delle proprie capacità di estrazione e lavorazione, compreso lo sviluppo delle competenze.
In ottica di sostenibilità ed economia circolare, il regolamento assegna agli Stati membri il compito di adottare misure nazionali per migliorare la raccolta dei rifiuti ricchi di materie prime critiche e garantirne il riciclaggio in materie prime critiche secondarie.
A livello internazionale, invece, gli impegni dell'UE si concentreranno su:
- la diversificazione dei partner commerciali, rafforzando gli accordi con i mercati emergenti e in via di sviluppo;
- la creazione di un Critical Raw Materials Club;
- partenariati strategici con paesi che promuovono un modello di sviluppo sostenibile.
Consulta la proposta di regolamento
Il ruolo dei fondi europei nel finanziare l’accesso alle materie prime critiche
Sfogliando la comunicazione sul Critical Raw Materials Act si nota che sugli aspetti finanziari la Commissione europea ha previsto il ricorso solo a fondi europei esistenti e a risorse nazionali.
Bruxelles fa riferimento in primis alle regole sugli aiuti di Stato per la transizione green, adottate proprio pochi giorni prima del varo del Critical Raw Materials Act e che, insieme a quest’ultimo, sono parte integrante del Net Zero Industry Act. “Laddove il solo finanziamento privato potrebbe non essere sufficiente, l'effettiva realizzazione di progetti lungo la catena del valore delle materie prime critiche potrebbe richiedere un sostegno pubblico, anche sotto forma di aiuti di Stato”, si legge nella comunicazione.
Non si prevedono quindi nuovi fondi, ma un maggior margine di manovra per i 27: gli aiuti di Stato a livello nazionale sono facilitati in caso di investimenti green dal Quadro temporaneo di crisi e transizione adottato il 9 marzo, che prevede appunto una “corsia preferenziale” per gli investimenti nella produzione e il riciclaggio delle materie prime critiche.
A livello europeo, invece, lo strumento citato nella comunicazione sul Critical Raw Materials Act è InvestEU. Anche in questo caso Bruxelles non sembra prevedere nuovi fondi ma una collaborazione con la Banca europea per gli investimenti e con gli altri partner esecutivi di InvestEU per aumentare il sostegno agli investimenti nella catena di approvvigionamento delle materie prime essenziali, anche tramite l'istituzione di operazioni di blending.
Il negoziato sul Critical Raw Materials Act
L'approvazione del Critical Raw Materials Act richiede un accordo tra PE e Consiglio, che dopo aver definito le rispettive posizioni sul testo predisposto dalla Commissione e cercato un compromesso nella fase dei negoziati a tre con l'Esecutivo UE (i cosiddetti triloghi), arrivano alla versione definitiva della legge.
Come dicevamo all'inizio, la legge europea sulle materie prime critiche nasce il 16 marzo, giorno della presentazione della proposta da parte della Commissione europea.
Proposta su cui per primo si è espresso il Consiglio, che il 30 giugno ha approvato il proprio mandato negoziale, prevedendo una serie di modifiche, tra cui:
- l'aumento della capacità di trasformazione e riciclaggio UE che viene rispettivamente innalzata dal 40% al 50% per la trasformazione e dal 15% al 20% per il riciclaggio;
- l’aggiunta di bauxite/allumina/alluminio all'elenco delle materie prime strategiche e critiche;
- l'esclusione degli Stati membri che dimostrano di non presentare condizioni geologiche pertinenti, dall'obbligo di condurre programmi di esplorazione a livello nazionale.
A distanza di due mesi è stata la volta del Parlamento europeo. Il primo via libera è arrivato dalla Commissione Industria ed energia (ITRE) del Parlamento europeo, che il 7 settembre si è espressa sul testo, apportando una serie di modifiche poi confermate una settimana dopo (il 14 settembre) dalla plenaria.
Come quasi sempre accade, gli eurodeputati hanno giocato al rialzo, mirando a rendere più ambiziosi i target di lavorazione e riciclo. Anzitutto hanno votato l'aumento dal 40% al 50% degli obiettivi di lavorazione UE di materie prime entro il 2030. Altre novità hanno riguardato poi il riciclo: Strasburgo punta infatti ad aumentare di almeno il 10% del volume di materie prime riciclate e, in generale, intende aumentare l'estrazione di materie prime più strategiche dai prodotti di scarto. Inoltre, Strasburgo ha chiesto di rafforzare i partenariati strategici con i mercati emergenti e i Paesi in via di sviluppo, quelli più ricchi di materie prime critiche per intenderci.
L'accordo informale tra i negoziatori
L'accordo in prima lettura tra i negoziatori del Parlamento e degli Stati membri è stato raggiunto il 13 novembre.
Se nel testo approvato in plenaria il 14 settembre non era stata apportata nessuna modifica all’elenco delle materie prime critiche (il Parlamento si è limitato solo a specificare che l’elenco delle materie prime strategiche comprende anche i sottoprodotti di altri processi di estrazione o riciclaggio), l'accordo informale di metà novembre 2023 ha cambiato le carte in tavola e previsto due novità: l'aggiunta dell’alluminio alla lista delle materie prime strategiche, che così salgono a 17 rispetto alle 16 proposte inizialmente dalla Commissione, e la considerazione della grafite sintetica come materia prima strategica per un periodo di tre anni, oltre alla grafite naturale già presente nell’elenco.
Riepilogando, l'attuale elenco è composto da 34 materie prime critiche, di cui 17 considerate strategiche (indicate in grassetto)
- Alluminio/bauxite/allumina
- Carbone da coke
- Litio
- Fosforo
- Antimonio
- Feldspato
- Elementi delle terre rare leggere
- Scandio
- Arsenico
- Spatofluore
- Magnesio
- Silicio metallico
- Barite
- Gallio
- Manganese
- Stronzio
- Berillio
- Germanio
- Grafite naturale
- Tantalio
- Bismuto
- Afnio
- Niobio
- Titanio metallico
- Boro
- Elio
- Metalli del gruppo del platino
- Tungsteno
- Cobalto
- Elementi delle terre rare pesanti
- Fosforite
- Vanadio
- Rame
- Nichel
L'aspetto però forse più importante dell'accordo raggiunto a novembre 2023 riguarda l'innalzamento del target di riciclo, come aveva chiesto Strasburgo. Il testo su cui hanno trovato la quadra i negoziatori mantiene infatti i parametri del 10% per l’estrazione delle materie prime e del 40% per la lavorazione, ma aumenta il parametro per il riciclaggio ad almeno il 25% del consumo annuale di materie prime dell’UE. Inoltre i negoziatori hanno chiesto di incrementare in maniera sostanziale il recupero delle materie prime presenti nei rifiuti, i cosiddetti RAEE.
L'accordo prevede inoltre che progetti in grado di produrre materie prime innovative che sostituiscano materie prime strategiche nelle tecnologie rilevanti possano essere candidati a diventare progetti strategici.
Il compromesso provvisorio, inoltre, ha unificato anche i tempi delle procedure di autorizzazione. La durata totale del permitting non dovrebbe superare infatti i 27 mesi per i progetti di estrazione e i 15 mesi per i progetti di trasformazione e riciclaggio. Mentre la prima fase della valutazione di impatto ambientale (la produzione della relazione, che deve essere condotta dal promotore del progetto) non sarà inclusa nel calendario per l’approvazione del progetto, la consultazione pubblica necessaria per una valutazione di impatto ambientale sarà parte della durata totale del processo autorizzativo.
Le grandi aziende esposte a carenze di materie prime strategiche in tecnologie strategiche (come i produttori di batterie, di idrogeno, di energia rinnovabile, le aziende che si occupano di trasmissione e archiviazione di dati o produzione di aeromobili) dovranno effettuare regolarmente una valutazione del rischio della loro catena di approvvigionamento, mappando la provenienza dei materiali, cosa possa influenzare la loro fornitura e quali sono le vulnerabilità alle interruzioni della fornitura.
Il 7 dicembre 2023 l'accordo raggiunto tra i negoziatori sarà votato dalla commissione Industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo.
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