DDL Concorrenza, le novità per startup e incubatori
Con il via libera della Camera al disegno di legge annuale per il Mercato e la Concorrenza il Governo potenzia l'azione volta a promuovere lo sviluppo delle startup in Italia. Dalle definizioni più puntuali per le startup innovative al nuovo credito d'imposta per gli incubatori certificati, ecco le principali misure previste dal DDL Concorrenza.
Startup e PMI innovative, in arrivo nuove agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti
Dopo le polemiche da parte di varie associazioni di categoria attive nel mondo dell’innovazione, legate alla scarsa ambizione della stesura iniziale della normativa in materia di startup, il Governo ha deciso di intervenire nel DDL Concorrenza per rispondere più adeguatamente alle esigenze dell'ecosistema italiano.
"Una svolta storica nel settore delle startup, che consente finalmente di trasformare una idea in una impresa", ha commentato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dopo che la Camera ha dato l'ok in prima lettura al testo il 3 dicembre. Per Urso si tratta di una riforma "per anni attesa dal settore delle startup e del venture capital in Italia", che pone "il nostro Paese all'avanguardia a livello internazionale nell'innovazione e nella creazione di nuove imprese tecnologiche, che creano posti di lavoro di qualità e attraggono talenti".
Il disegno di legge Concorrenza è attualmente all'esame del Senato per la seconda lettura, in vista del via libera definitivo entro l’anno. Tra le azioni introdotte dal provvedimento figurano quindi la semplificazione dei requisiti per la definizione di startup innovativa, la ridefinizione dei criteri per il mantenimento delle agevolazioni e l’inserimento di nuovi stimoli per attrarre investitori. Analizziamo, quindi, come cambiano gli incentivi e le regole per le imprese innovative in Italia.
Disegno di legge sulla concorrenza, cosa cambia per startup e incubatori
Come anticipato in premessa, la legge annuale sulla Concorrenza 2023 riforma in più punti la disciplina in materia di startup innovative e incubatori certificati, intervenendo sia sugli aspetti legati alla denominazione sia su quelli strettamente economici.
Nuovi requisiti per le startup innovative
In primo luogo, il DDL modifica i criteri qualificanti per la definizione di startup innovativa, inizialmente previsti dallo Startup Act (DL n. 179-2012).
In particolare, viene eliminato il requisito del capitale sociale minimo di 20mila euro per ottenere tale qualifica, facilitando in questo modo l’accesso a giovani imprese con risorse limitate. Parallelamente, vengono escluse dal perimetro delle startup innovative le aziende che svolgono "attività prevalente di agenzia e consulenza".
Inoltre, sarà possibile prolungare la permanenza nella sezione speciale del registro delle imprese (prevista dal DL n. 179-2012) delle startup fino a cinque anni, o ulteriori quattro anni per aziende che passano alla fase di "scaleup", a condizione che rispettino almeno uno dei seguenti sei nuovi criteri:
- aumento al 25% delle spese di ricerca e sviluppo;
- stipula di almeno un contratto di sperimentazione con una PA;
- incremento dei ricavi caratteristici o comunque individuati alla voce A1 del conto economico superiore al 50% dal secondo al terzo anno;
- costituzione di riserva patrimoniale superiore a 50mila euro, attraverso un finanziamento convertendo, o aumento di capitale a sovrapprezzo che porti a una partecipazione di minoranza, da parte di un investitore terzo professionale, un incubatore o acceleratore certificato, un investitore vigilato, un business angel o attraverso equity crowdfunding, più incremento al 20% della R&S;
- ottenimento di almeno un brevetto;
- trasformazione in Spa.
A livello fiscale, il DDL introduce importanti novità: la detrazione Irpef per gli investimenti in startup innovative passerà dal 50% al 65% a partire dal 1° gennaio 2025.
Requisiti degli incubatori certificati che supportano startup innovative
Si interviene nuovamente sulle definizioni previste dallo Startup Act, introducendo come requisito per il riconoscimento di incubatore certificato l’adeguata e comprovata esperienza anche nell’attività di supporto e accelerazione in favore di startup innovative. Attività che, tuttavia, restano escluse dall’applicazione delle agevolazioni previste dal DL n. 179-2012 e dallo stesso DDL Concorrenza.
Viene specificato, inoltre, che gli incubatori certificati che svolgono le attività di accelerazione di startup devono essere iscritte in una sezione speciale del registro delle imprese differente rispetto a quella prevista per le startup innovative e per gli incubatori certificati.
Credito d’imposta incubatori certificati
È prevista l’erogazione di un contributo, sotto forma di credito d’imposta riservato agli incubatori certificati che investano, direttamente o per il tramite di altri organismi specializzati, in startup innovative.
Il tax credit è riconosciuto, a decorrere dal periodo d’imposta 2025, nella misura dell’8% della somma investita entro il limite massimo di 500 mila euro di investimento annuo, con obbligo di mantenimento dello stesso per almeno 3 anni, pena la decadenza dal beneficio con obbligo di restituzione di quanto fruito.
Inoltre, il contributo è concesso nel limite di spesa complessivo di 1,8 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2025, nonché entro i limiti agli aiuti “de minimis” previsti dal Regolamento (UE) n. 2831/2023.
Per conoscere i criteri e le modalità di applicazione e di fruizione del credito d’imposta, sarà necessario attendere un decreto ad hoc che il MIMIT dovrà adottare, di concerto con il MEF, entro 60 giorni dall’entrata in vigore del DDL Concorrenza.
Startup e investimenti venture capital
Al fine di favorire gli investimenti istituzionali nelle startup innovative, il disegno di legge Concorrenza modifica la quota dell’attivo patrimoniale che gli enti di previdenza obbligatoria e le forme di previdenza complementare possono destinare agli investimenti qualificati (dal 10% all’8%) prevedendo tuttavia che un ulteriore 2% dell’attivo patrimoniale possa essere destinato agli investimenti in quote o azioni di Fondi per il venture capital.
Attrazione investimenti privati in startup
Infine, viene modificato il Testo unico immigrazione (D.LGS. n. 286/98) per favorire l’ingresso e il soggiorno di investitori stranieri anche nel caso di investimento nel capitale di fondi di venture capital.
In particolare, si amplia le possibilità per gli investitori stranieri di ottenere permessi di ingresso e soggiorno in Italia al di fuori delle quote stabilite, prevedendo che tale possibilità sia concessa anche nel caso di investimento di almeno euro 500 mila euro in strumenti rappresentativi del capitale di una società, o di un fondo di venture capital, costituiti e operanti in Italia, mantenuto per almeno due anni, oltre che di una società (con investimento minimo di 250 mila euro) come già previsto dalla normativa vigente.
Consulta i documenti relativi alla "Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023" (2022)