Ecofin: i 27 in cerca di un accordo entro l'anno sulla riforma del Patto Stabilità

Ecofin - Copyright: European UnionLa presidenza spagnola del Consiglio punta a intestarsi il successo del complesso negoziato tra i Paesi UE sulla riforma della governance macroeconomica dell'Unione. L'Ecofin informale del 15-16 settembre a Santiago de Compostela ha discusso anche la proposta italiana di scorporare le spese per alcuni investimenti strategici dal calcolo del debito, ma la strada per un accordo sulla riforma del Patto di stabilità è ancora lunga.

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Il dossier è già stato affrontato dai ministri delle Finanze UE in occasione dell'Ecofin del 16 giugno scorso. Appuntamento a cui undici paesi - Germania, Repubblica Ceca, Austria, Bulgaria, Danimarca, Croazia, Slovenia, Lituania, Lettonia, Estonia e Lussemburgo - si sono presentati con una lettera aperta, pubblicata il 15 giugno su diversi quotidiani europei, che ha bollato la proposta di riforma del Patto di stabilità della Commissione come un mero punto di partenza.

“Per mantenere la credibilità di fronte ai mercati dei capitali, gli Stati membri devono evitare deficit e livelli di indebitamento eccessivi e attuare riduzioni realistiche, tempestive e sufficienti dei deficit e degli indici di indebitamento”, hanno scritto gli undici ministri, favorevoli a un accordo solo a fronte di regole finanziarie “affidabili, trasparenti, facilmente misurabili e vincolanti” e di “criteri quantitativi applicabili in tutti gli Stati membri”. Approccio che però - ha replicato sempre a mezzo stampa il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, esprimendo una posizione condivisa anche da Italia, Grecia, Spagna e Portogallo - rischia di ipotecare la crescita e gli investimenti per gli obiettivi strategici dell'Unione.

Con queste posizioni i ministri si sono ritrovati dopo la pausa estiva all'Ecofin informale del 15 e 16 settembre di Santiago De Compostela consapevoli che i tempi per un accordo sono strettissimi: se la riforma non verrà approvata entro fine anno, nel 2024 - con la sospensione della clausola di salvaguardia generale - tornerà in vigore l'attuale Patto di stabilità. La ministra delle Finanze spagnola, Nadia Calviño, è intenzionata a chiudere il semestre di presidenza del Consiglio con un accordo, anche alla luce del fatto che il primo semestre del prossimo anno, in piena campagna elettorale per le europee, vedrebbe sicuramente naufragare qualunque tentativo di mediazione.

A Santiago il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha ribadito la richiesta italiana di scorporare temporaneamente dal deficit (fino al 2026) le spese d’investimento effettuate nell’ambito del PNRR e quelle per la difesa collegate al conflitto in Ucraina, incontrando per la prima volta alcuni punti di apertura, almeno secondo quanto riportato in una nota del MEF, anche dal ministro tedesco delle Finanze Christian Lindner. Lo stesso che a margine dell'Ecofin di giugno aveva detto che "i mercati dei capitali non distinguono tra i motivi per indebitarsi" e che per loro "il debito è debito e un debito troppo elevato porta a instabilità". 

Da allora, però, alcune cose sono mutate, in un quadro che, oltre a riproporre i tradizionali fronti Nord-Sud Europa, fa registrare anche alcuni elementi inediti: il venir meno del tradizionale asse franco-tedesco; l'insolita vicinanza tra Roma e Parigi, accomunate da livelli elevati di indebitamento e contrarie alla rigidità dei percorsi di riduzione del debito prospettati da Berlino; la posizione dell'Olanda, che deve combinare il suo tradizionale approccio rigorista con il bisogno di regole di bilancio flessibili per la sfida demografica che si trova ad affrontare.

Ad ammorbidire la linea di Berlino potrebbero poi contribuire anche i recenti rilievi della Corte dei Conti tedesca sul bilancio federale, e in particolare sull'esclusione di alcuni fondi speciali, destinati proprio a finanziare spese per difesa e transizione green, dal calcolo del deficit. Esclusione che Bruxelles ha commentato ricordando che con la metodologia attuale i paesi membri non sono in alcun modo autorizzati a scomputare qualsivoglia spesa dal calcolo del deficit. 

Infine, c'è il deterioramento del quadro economico più generale, con la frenata già messa nero su bianco nelle previsioni di estate pubblicate dalla Commissione europea la scorsa settimana, e le preoccupazioni per gli effetti di lungo termine della politica monetaria della Banca centrale europea.

La decisione della BCE di procedere a un nuovo aumento dei tassi di interesse nel tentativo di mitigare l'inflazione ha fornito un'ulteriore giustificazione alla richiesta di alcuni paesi di rispondere con correttivi europei fronte politica di bilancio ad una politica monetaria che, riducendo l'accesso al credito delle imprese, rischia di contrarre ulteriormente una crescita già in rallentamento e di distruggere le ambizioni europee nella partita della green economy.

Per approfondire: Bruxelles rivede al ribasso le previsioni di crescita UE

Cosa prevede la proposta di riforma della governance economica

L'Esecutivo UE è partito dalla consapevolezza che la crisi Covid-19 e quella energetica collegata alla guerra in Ucraina hanno aumentato i livelli di indebitamento degli Stati membri, ma anche dalla convinzione che la risposta solidale dell'UE sia stata efficace nel contenerne l'impatto economico e che ci sia bisogno di continuare a sostenere gli investimenti nella transizione verde e digitale per rendere l'Unione più competitiva.

Rispetto alla comunicazione presentata a novembre, le proposte legislative per la riforma del Patto di stabilità e crescita presentate il 26 aprile dalla Commissione contengono però diverse aperture alle richieste del fronte rigorista guidato dal ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, e cercano un equilibrio tra regole quantitative e approccio specifico per Paese che Bruxelles spera possa facilitare il compromesso tra gli Stati membri.

Per questo motivo, da una parte la proposta conferma la regola del 3% nel rapporto deficit/Pil e la regola del 60% per il rapporto debito/Pil; dall'altra prevede un quadro di sorveglianza dell'UE basato sui diversi livelli di rischio dei paesi e su una maggiore titolarità nazionale

Alla norma sulla riduzione del debito in eccesso di un ventesimo l'anno subentra quindi un percorso di aggiustamento differenziato per ciascun paese, programmato su un orizzonte di quattro anni prolungabili a sette, attraverso la definizione di Piani strutturali nazionali di bilancio a medio termine, che dovranno integrare obiettivi di bilancio, di riforma e di investimento (compresi quelli destinati ad affrontare gli squilibri macroeconomici ove necessario), in un unico processo coerente e semplificato. 

Per ogni Stato membro con un disavanzo pubblico superiore al 3% del PIL o un debito pubblico superiore al 60% del PIL, la Commissione fornirà una "traiettoria tecnica" specifica per paese, un percorso di aggiustamento relativo a un periodo di quattro anni che cercherà di garantire che il debito sia posto su un percorso plausibilmente discendente o rimanga entro livelli prudenti e che il disavanzo rimanga o sia portato e poi mantenuto al di sotto del 3% del PIL nel medio termine. Al termine di questo periodo, andando incontro alle richieste della Germania la Commissione ha previsto che il rapporto tra debito pubblico e PIL dovrà essere inferiore rispetto a quello registrato all'inizio del percorso; inoltre, questi stessi paesi dovranno garantire un aggiustamento di bilancio minimo dello 0,5% del PIL all'anno fintanto che il disavanzo rimane al di sopra del 3% del PIL e, in caso di allungamento del Piano a sette anni, dovranno realizzare la maggior parte dell'aggiustamento durante i primi quattro anni.

Per i paesi con rapporto deficit/pil inferiore al 3% o rapporto debito/Pil inferiore al 60%, invece, si prevede che Bruxelles fornisca informazioni tecniche per garantire che questi valori di riferimento vengano confermati nel tempo.

Traiettorie tecniche e informazioni tecniche saranno gli elementi guida che orienteranno la progettazione degli obiettivi di spesa pluriennali nei Piani strutturali dei 27, con i rispettivi percorsi di bilancio a medio termine e gli impegni prioritari in materia di riforme e investimenti pubblici.

Credit: European Commission - Factsheet

L'allungamento del percorso di un massimo di tre anni (quindi fino a sette in totale) sarà possibile solo a fronte di impegni in materia di riforme e investimenti che favoriscano la sostenibilità del debito e rispondano alle priorità e agli obiettivi comuni dell'UE.

Sarà la Commissione a valutare i Piani nazionali e il Consiglio ad adottarli in caso di valutazione positiva da parte dell'Esecutivo UE, mentre i paesi membri dovranno fornire relazioni annuali per consentire il monitoraggio dell'attuazione e dei progressi compiuti. La base per definire il percorso di aggiustamento di bilancio e per attuare la sorveglianza di bilancio annuale sarà costituita da un unico indicatore: la spesa primaria netta, vale a dire la spesa soggetta al controllo di un governo. 

Clausole di salvaguardia generali e specifiche per paese consentiranno scostamenti dagli obiettivi di spesa in caso di grave recessione economica nell'UE o nell'area euro o di circostanze eccezionali al di fuori del controllo dello Stato membro con un forte impatto sulle finanze pubbliche. Sarà il Consiglio, sulla base di una raccomandazione della Commissione, a decidere in merito all'attivazione e alla disattivazione di tali clausole.

In linea generale, però, nel quadro della riforma l'applicazione delle regole sarà più rigorosa rispetto al passato: le deviazioni dal percorso di aggiustamento di bilancio concordato porteranno automaticamente all'apertura di una procedura per disavanzi eccessivi e il mancato rispetto degli impegni di riforma e di investimento che giustificano la proroga della durata del Piano a sette anni si tradurrà in una riduzione del periodo di aggiustamento.

Anche l'esecuzione delle sanzioni verrà potenziata, sul piano finanziario e reputazionale, così come l'applicazione della condizionalità macroeconomica per i fondi strutturali e per il Dispositivo per la ripresa e la resilienza.

Nella proposta non è prevista una golden rule per gli investimenti funzionali alla transizione green e digitale o per la difesa. L'esclusione delle spese per alcune tipologie di investimento dal computo ai fini del rispetto del Patto di stabilità, tuttavia, è attualmente uno degli elementi in discussione nel negoziato tra i 27.

Per approfondire: Riforma Patto Stabilità: Roma chiede flessibilità e sostegno agli investimenti

Leggi la comunicazione della Commissione europea sulla governance economica

Leggi le conclusioni dell'Ecofin del 14 marzo 2023

Leggi le proposte legislative sulla governance economica

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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