Project financing - Palazzo Chigi, migliorare competenze PA

Nel settore c'è un'asimmetria informativa tra la pubblica amministrazione e i partner privati

appalti

Non servono altre modifiche normative, ma una maggiore formazione dei tecnici e dirigenti della pubblica amministrazione. Parlando di partenariato pubblico privato, è questa la sorprendente conclusione alla quale arriva uno studio del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica di Palazzo Chigi. Il PPP, negli ultimi anni, è letteralmente esploso. Ma, nonostante decine di modifiche al Codice appalti, la PA non ha migliorato le sue competenze. Un segnale in questo senso dovrebbe arrivare dalla riforma in discussione al Senato.

I numeri del PPP

Il mercato del partenariato pubblico privato (PPP) italiano, in base ai dati dell’Osservatorio nazionale, è rappresentato nel periodo 2002-2014 da circa 22.500 gare, per un valore complessivo di circa 73 miliardi di euro. Si è passati dai 330 bandi di gara in PPP, per un valore di circa 1,4 miliardi di euro, del 2002, ai 1.293 bandi, per un valore di 5,6 miliardi di euro circa, nel 2008, fino a superare i 3mila avvisi lo scorso anno, per un controvalore di circa 4,4 miliardi di euro. Insomma, il partenariato sta progressivamente allargando i suoi spazi, diventando un fattore decisivo per i lavori pubblici e la gestione di servizi in Italia.

Le modifiche degli ultimi anni

La ricerca di Palazzo Chigi parte dalla questione delle molte modifiche normative intervenute nel settore degli appalti pubblici negli ultimi anni. I numeri dicono che non hanno avuto impatto particolare sulla finanza di progetto. “Il passaggio dalla legge Merloni al Codice dei contratti pubblici, nonché le successive modifiche a quest’ultimo, non hanno prodotto effetti rilevanti sulla quantità di opere giunte alla sigla del contratto di concessione, né all’apertura dei cantieri e nemmeno hanno inciso in maniera rilevante sulla percentuale di opere giunte alla fase di gestione”.

La riforma in arrivo

In altre parole, il legislatore si è mosso nella direzione sbagliata, andando a riformare aspetti che non hanno avuto molte conseguenze pratiche. Anzi, abbassando il grado di certezza delle norme gli operatori sono stati fortemente disincentivati a imbarcarsi in operazioni di partenariato pubblico privato. Soprattutto quelli stranieri. “Il recepimento della nuova direttiva 2014/23/Ue - auspica la ricerca - dovrebbe, dunque, essere l’occasione per disciplinare, in maniera lineare ed organica, l’intero istituto del PPP ponendo particolare attenzione, oltre alla fase di progettazione e aggiudicazione (su cui il legislatore si è dimostrato da sempre più sensibile) anche alla fase di gestione del contratto di concessione”.

Problema competenze

Oltre al tema delle modifiche normative, è cruciale anche la questione delle competenze. Secondo l’analisi, delle 961 operazioni oggetto del campione, di cui più di 535 sono opere in gestione, soltanto 30 progetti presentano tutti gli indicatori di redditività e di bancabilità propri delle operazioni di project finance, mentre ben 752 operazioni non presentano alcun indicatore economico finanziario. In altre parole, molte operazioni non stanno in piedi dal punto di vista finanziario. “Risulta evidente - si legge - che per la maggior parte dei casi le stazioni appaltanti italiane non sono in grado di dominare i processi relativi a questa tipologia di procedure, che risultano quindi, con alta probabilità, poco efficaci per la pubblica amministrazione media”.

Asimmetria informativa

Esiste, quindi, un’asimmetria informativa tra pubblica amministrazione e privati. Il partner privato, in sostanza, ha una conoscenza della materia migliore rispetto alla PA e questo gli consente di valutare in maniera più accorta le operazioni da attivare, ovviamente a suo vantaggio. “Avere lo stesso standard di comunicazione e di skill - dice l’analisi - permetterebbe non solo di realizzare operazioni eque ma, soprattutto, di portarle a termine senza interruzioni, abbattendo i rischi legali e amministrativi legati alla complessità del procedimento”. Quindi, serve maggiore formazione del personale, con tecnici specializzati nella realizzazione e nel monitoraggio di opere in finanza di progetto.

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