OCSE: rapporto del DAC sulle politiche di cooperazione e sviluppo dell'Italia

Mappa OCSE - foto di cflmIl DAC (Development Assistance Committee), l'organismo che raccoglie i principali fornitori di aiuti per la cooperazione e lo sviluppo all'interno dell'OCSE, ha chiesto all'Italia di aumentare il proprio impegno nelle politiche di cooperazione e sviluppo e di dimostrare una più forte leadership politica sviluppando programmi di cooperazione internazionale affidabili ed orientati ai risultati.
Tali raccomandazioni rientrano nell'ambito di una serie di valutazioni che il DAC sta effettuando relativamente alle politiche ed ai programmi di aiuto dei paesi membri.  Due sono le sfide rilevanti che l'Italia dovrà affrontare:
 
  1. La prima riguarda la necessità di riformare le politiche di cooperazione e sviluppo, rispetto alle quali al momento manca la necessaria convergenza politica sulle  modalità di azione.
  2. La seconda riguarda il fatto che l'Italia non riuscirà a rispettare l'impegno di accrescere l'assistenza ufficiale per lo sviluppo (ODA), destinandovi lo 0.51% del suo PIL nel 2010 e difficilmente raggiungerà lo 0.7% nel 2015. Nel 2008 infatti l'Italia ha riservato a tal fine lo 0.22% del PIL, posizionandosi al diciannovesimo posto tra i 23 paesi membri del DAC e ottava in termini di volume degli aiuti.
Non mancano alcune note positive: a partire dal 2008 il DAC ha rilevato miglioramenti nella gestione italiana degli aiuti e soprattutto ha dato il benvenuto all'intenzione dell'Italia di concentrarsi su 35 paesi considerati prioritari e alla la maggiore autorità riconosciuta alle ambasciate e agli uffici tecnici per la distribuzione degli aiuti e per contribuire a formulare ed implementare i relativi programmi.

Tuttavia l'Italia ha ancora bisogno di una strategia per la cooperazione condivisa da tutti gli stakeholders per poter garantire un impegno efficace nell'assistenza.  L'obiettivo comune deve essere quello di costruire sistemi che promuovano la coerenza tra gli interventi di cooperazione e sviluppo ed altre politiche, formare risorse umane esperte nella cooperazione, monitorare  gli sviluppi e valutarli in maniera indipendente.
 
La debolezza del dibattito nazionale e la limitata consapevolezza rispetto al tema della cooperazione italiana testimoniano quanto sia urgente che le autorità, insieme alla società civile, creino un supporto popolare alle politiche di sviluppo e che l'opinione pubblica faccia pressione per una riforma della cooperazione italiana.

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