Il Fondo nazionale efficienza energetica non funziona molto

Foto di Nattanan Kanchanaprat da PixabayA distanza di quattro anni dalla sua attivazione, il Fondo nazionale efficienza energetica nato per supportare gli investimenti di imprese e PA, risulta avere un tiraggio di risorse molto scarso in gran parte del Paese, con alcune regioni completamente assenti nella partita.

Guida al Fondo nazionale efficienza energetica

A dirlo una recente relazione della Corte dei Conti che analizza i risultati conseguiti dal Fondo al 30 giugno 2023, avanzando anche alcune ipotesi per migliorarne l’appeal.

Che cos’è il Fondo nazionale efficienza energetica?

Creato nel 2014 ma attivo essenzialmente da quattro anni, il Fondo nazionale efficienza energetica  ha l’obiettivo di sostenere la realizzazione di interventi di efficienza energetica promossi da Imprese, ESCO e Pubbliche Amministrazioni.

Con un budget complessivo di 350 milioni di euro, infatti, il Fondo concede incentivi per interventi di riduzione dei consumi di energia nei processi industriali, per la realizzazione di reti ed impianti di teleriscaldamento e teleraffrescamento, per l’efficientamento di servizi ed infrastrutture pubbliche (inclusa la pubblica illuminazione) e per la riqualificazione energetica degli edifici.

Operando sul fronte sia delle garanzie che dei finanziamenti agevolati, il Fondo permette ai potenziali beneficiari di coprire spese come le consulenze (in particolare le progettazioni ingegneristiche), l’acquisto di impianti, macchinari e attrezzature e quelle relativa ad infrastrutture specifiche.

Corte dei Conti: gli scarsi risultati del Fondo nazionale efficienza energetica

Ebbene, nonostante una finalità pienamente in linea con le emergenze del Paese (il caro energia) e una dotazione non banale, il Fondo nazionale efficienza energetica ha dato finora scarsa prova di sé.

Analizzando i dati conseguiti fino a fine giugno 2023, risulta infatti che sono stati erogati solo 2,8 milioni di euro (rispetto ai 310 milioni complessivamente stanziati), con un risparmio energetico di 11.000 Tonnellate equivalenti di petrolio (Tep), a fronte dei 15,5 milioni indicati al 2020 come uno degli obiettivi nazionali raggiungibili con il concorso di tutte le misure adottate nel settore, incluso il Fondo in questione.

Andando più in profondità risulta poi come in alcune regioni (Veneto, Puglia e Sardegna) l’interesse per il Fondo sia totalmente nullo, non essendo arrivata da queste zone del Paese nessuna domanda di finanziamento.

Ultimo dato di analisi rilevante è quello che interessa le due tipologie di incentivo previste dal Fondo. La totalità delle domande si è indirizzata infatti verso i finanziamenti agevolati, mentre per le garanzie sulle singole operazioni di finanziamento (a cui è destinato il 30% della dotazione del Fondo) non è arrivata nessuna richiesta di accesso.

Il risultato ultimo a cui arrivano i magistrati della Corte dei Conti è dunque quello di un Fondo con scarso appeal e che avrebbe probabilmente bisogno di un restyling sia in termini di funzionamento, che di azioni di comunicazione.

Da un lato, infatti, la Corte si interroga se non fosse saggio eliminare le garanzie dalle agevolazioni concesse dal Fondo, traslando le risorse sui finanziamenti agevolati. Dall’altra si pone domande in merito all'opportunità di veicolare maggiormente le agevolazioni offerte dal Fondo, soprattutto in quelle regioni in cui l'interesse è situato nullo sia da parte delle imprese che da parte delle pubbliche amministrazioni.

In tale contesto la Corte invita il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (MASE) - l'istruzione titolare della misura, affidata poi in termini operativi ad Invitalia - a riferire entro 30 giorni su eventuali iniziative intraprese per osservare le raccomandazioni pervenute dalla Corte.

Consulta la Relazione della Corte dei Conti sul Fondo nazionale efficienza energetica

Foto di Nattanan Kanchanaprat da Pixabay

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