Delocalizzazioni: aiuti ai rientri con l’incentivo reshoring

Foto di Diva Plavalaguna da PexelsInsiema alla Manovra 2024, il Consiglio dei Ministri ha approvato anche un pacchetto di provvedimenti in materia di fisco. Tra le novità anche un incentivo per promuovere il rientro delle attività produttive che si erano trasferite all’estero. Si tratta di una tassazione agevolata per cinque anni, che prevede però anche dei meccanismi contro i furbetti.

Le misure del decreto Asset per contrastare la delocalizzazione

Più nello specifico la norma è prevista dal decreto legislativo di “Attuazione della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale”, approvato in via preliminare dal CdM del 16 ottobre, lo stesso giorno in cui è stata varata la nuova legge di Bilancio 2024. Nonostante si tratti di un provvedimento a sé stante, in attuazione della legge delega sulla riforma fiscale, la misura gioca infatti di sponda con la Manovra 2024.

Che cos’è il reshoring

Complici il Covid, che ha messo in evidenza la fragilità di catene del valore eccessivamente lunghe e frammentate, e il recente aumento delle tensioni geopolitiche, negli ultimi anni si è avuto un aumento dei casi di reshoring, cioè di quel fenomeno che prevede il ritorno nel luogo di origine di imprese e attività produttive precedentemente delocalizzate e/o esternalizzate. 

Si tratta, in altri termini, del processo opposto a quello della delocalizzazione che nei decenni passati ha spesso depauperato interi territori di ricchezza e know how.

Il ritorno a casa del figliol prodigo, se così si può dire, rappresenta quindi un’occasione importante di sviluppo anche per le economie europee (Italia in primis) che infatti, negli ultimi tempi, hanno iniziato a mettere in campo schemi incentivanti per favorire tale processo verso i propri territori.

Per approfondire: Lo studio CDP sulle opportunità della de-globalizzazione per i porti italiani

Reshoring in Italia: cosa prevede il D. Lgs. di attuazione della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale

In tale contesto, con il provvedimento varato insieme alla Manovra 2024, il Governo italiano punta ad attuare una misura di incentivazione fiscale che favorisca il rientro in Italia di produzioni e imprese che negli anni passati avevano delocalizzato (in parte o in tutto) in un paese extra-UE.

L'incentivo si applica, infatti, solo nel caso di reshoring di attività svolte in precedenza in un paese diverso da uno Stato UE o appartenente allo Spazio Economico Europeo.

Come già accennato, il bonus reshoring consiste nel concreto in una tassazione agevolata che prevede una riduzione del 50% delle imposte sui redditi. “L’agevolazione - spiega il MEF - si applica nel periodo d’imposta in cui avviene il trasferimento e per i 5 anni successivi”. Chiaramente, come spesso avviene per questo tipo di incentivi, la norma prevede la restituzione completa dei benefici allo Stato italiano (inclusi gli interessi), qualora l’impresa decidesse di ri-delocalizzare fuori dall’Italia “durante il periodo in cui beneficia dell’agevolazione e nei successivi 5 anni”, spiega sempre il MEF.

Oltre a questa clausola, da quanto si apprende da diverse fonti di stampa, la norma prevederebbe anche un meccanismo "anti-furbetti". L’agevolazione infatti non si dovrebbe applicare a quelle attività presenti in un paese extra-UE che erano state già esercitate in Italia nei 24 mesi antecedenti il loro trasferimento all’estero. Si tratta di una clausola con una funzione antielusiva, che mira ad impedire l’utilizzo indebito di questa fiscalità di vantaggio da parte di imprese che vorrebbero operare una “falsa localizzazione" così da pagare meno tasse.

Foto di Diva Plavalaguna da Pexels

Questo sito web utilizza i cookie! Acconsenti ai nostri cookie, se continui ad utilizzare questo sito web.