Idrogeno: ecco come cambierà i trasporti italiani

Treni idrogeno - Foto di sergio souza da PexelsOltre a sostituire i treni diesel, che ad oggi coprono un terzo delle ferrovie italiane, l'idrogeno è destinato a cambiare l'intero mondo dei trasporti. I progetti ci sono: l'ultimo, in ordine di tempo, nasce dall'accordo tra Enel Green Power e Fnm per la mobilità a idrogeno green in Lombardia.

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Negli ultimi mesi è esplosa l’attenzione globale intorno all’idrogeno, fonte privilegiata da diversi Paesi, Italia inclusa, per dare una spinta alla decarbonizzazione. Uno dei settori più coinvolti, nel breve termine, dalla rivoluzione idrogeno è quello dei trasporti, in particolare ferroviari. Ma cosa cambierà praticamente? 

Entro i prossimi 10 anni l'idrogeno può entrare stabilmente nel settore ferroviario, cambiandolo in modo profondo in Europa e in Italia. 

Secondo uno studio di Roland Berger, entro il 2030 in Europa i treni a idrogeno potrebbero aggiudicarsi un market share intorno al 20% e competeranno con le tecnologie diesel ed elettrica. La crescita attesa in Italia è favorita dalla vetustà del materiale rotabile diesel e dalla conseguente necessità di adottare una soluzione pulita e silenziosa: circa un terzo delle ferrovie in Italia, infatti, è coperto da treni diesel che contribuiscono alle emissioni del trasporto nazionale. 

Ma per queste tipologie di convogli è vicina l’ultima corsa. Nei prossimi dieci anni - si legge nelle linee guida della strategia nazionale per l’idrogeno - i treni a celle a combustibile potranno diventare competitivi a livello di costi rispetto ai treni diesel, divenendo uno dei settori più promettenti in cui avviare lo sviluppo di un mercato nazionale dell’idrogeno.

Nel dettaglio, metà delle tratte nazionali non elettrificabili potrebbe essere convertita all’idrogeno entro il 2030: in alcune regioni, i treni diesel hanno un’età media elevata e dovrebbero essere sostituiti nei prossimi anni, creando l’occasione ideale per il passaggio all’idrogeno. 

Le prime regioni dove avviare una potenziale implementazione sono quelle con un alto numero di treni diesel e una grande quantità di passeggeri che vi ricorrono, come Sardegna, Sicilia e Piemonte, oppure quelle dove vi è un consenso comune circa l’uso dell’idrogeno al fine di iniziare la decarbonizzazione e migliorare il trasporto ferroviario locale. 

Treni e bus a idrogeno: l'esempio tedesco e i casi italiani

In Germania, nel novembre 2017, Alstom ha firmato il suo primo contratto per 14 treni a idrogeno Coradia iLint con l’autorità locale per il trasporto nella Bassa Sassonia. Dal settembre 2018, i primi due treni a idrogeno di Alstom sono regolarmente in servizio sulla rete Elbe-Weser.

Anche l’Italia, anche alla luce della strategia nazionale, inizia a muoversi in tal senso. 

A ottobre, Snam e Gruppo Fs Italiane hanno stretto un accordo per promuovere lo studio dell’idrogeno nel trasporto ferroviario: le aziende sperimenteranno soluzioni tecnologiche innovative legate alla produzione, al trasporto, alla compressione, allo stoccaggio, alla fornitura e all’utilizzo dell’idrogeno, per contribuire allo sviluppo della mobilità sostenibile, anche partecipando insieme a iniziative congiunte oggetto di potenziale finanziamento o gara d’appalto pubblica. 

Una hydrogen valley in Lombardia?

A novembre, A2A e Fnm hanno siglato un'intesa per lo studio e l’individuazione della migliore modalità di produzione e fornitura di idrogeno verde, derivante da fonti rinnovabili e dal recupero di materia, per alimentare i nuovi treni della linea Brescia-Iseo-Edolo di Fnm e Trenord.

A fine dicembre è arrivato invece il memorandum d’intesa firmato da Fnm, A2A e Snam per dare ulteriore impulso allo sviluppo della mobilità a idrogeno verde in Lombardia. Il piano, denominato H2iseO, consentirà di dar vita in Lombardia, e in particolare nel Sebino e in Valcamonica, alla prima “Hydrogen Valley” italiana, dotandola, a partire dal 2023, di una flotta di treni a idrogeno e delle relative infrastrutture.

In particolare, FNM, A2A e Snam, ciascuna per le proprie competenze, collaboreranno alla realizzazione di un sistema di produzione e rifornimento per i nuovi convogli a energia pulita, che saranno acquistati da FNM e affidati a Trenord e che sostituiranno gli attuali a motore diesel sulla linea ferroviaria gestita da Ferrovienord. Successivamente, entro il 2025, la soluzione idrogeno verrà estesa anche al trasporto pubblico locale, con circa 40 mezzi gestiti in Valcamonica da FNMAutoservizi (società al 100% di FNM), con la possibilità di aprire anche alla logistica merci.

Sempre nell'ambito del piano H2iseO, a febbraio Fnm ed Enel Green Power hanno sottoscritto un accordo per studiare e individuare la migliore modalità di fornitura di idrogeno verde per la mobilità ferroviaria in Lombardia. L'intesa prevede la nascita di un gruppo di lavoro congiunto che avrà il compito di identificare e proporre le soluzioni più adatte.

Il caso emiliano

A gennaio 2021 è nata H2-Ice ed è un'alleanza di imprese italiane che punta promuovere l'utilizzo dell'Idrogeno per la trazione di veicoli nel trasporto pubblico: la partnership ha come capofila AVL Italia per la parte tecnologica e Punch Torino, l’ex General Motors Global Propulsion System, per i motori. 

Le due aziende hanno avviato lo sviluppo di un motore a combustione interna (Ice) alimentato a idrogeno, che, con il supporto dell'azienda emiliana Landi Renzo (specializzata nella produzione di componenti e impianti a gas per motori termici e sistemi a idrogeno), verrà istallato da IIA-Industria italiana autobus (la newco controllata da Invitalia e Leonardo) su un veicolo urbano, a sua volta testato in servizio da Tper (Trasporto Passeggeri Emilia-Romagna).

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