Cibus: Federalimentare, la buona tavola fra crisi e ripresa

Pesto - foto di FluselIl ministro delle Politiche agricole Mario Catania a Parma per inaugurare la sedicesima edizione di Cibus, il salone internazionale dell'alimentazione. Un'occasione per tirare le somme su un'industria che si presenta a due velocità: bene l'export, male i consumi e l'occupazione. E' Federalimentare a presentare tali dati sul comparto, oltre a sei proposte per uscire dalla crisi. A discuterne, il ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera, il nuovo presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro.

Vanno giù i consumi e cala il numero degli occupati. Per fortuna c'è l'estero a fare da galleggiante per l'industria alimentare italiana, considerata sinonimo di eccellenza nonostante l'ostacolo della contraffazione.

I dati presentati da Federalimentare fotografano, infatti, un'industria che da un lato rallenta, e dall'altro prende velocità. Frenano i consumi alimentari: -10 punti rispetto a 5 anni fa.

In calo anche i dati relativi alla produzione: se nel 2011 si era registrato un -1,7%, le stime per l'anno corrente non sembrano rosee e gli studi condotti da Federalimentare prospettano un'ulteriore discesa, dovuta alla riduzione delle commesse. Ma c'è da considerare un fattore importante, vale a dire la crescita che era stata registrata nel decennio precedente: fra il 2000 e il 2011, infatti, la produzione alimentare ha messo a segno un +10,4%.

Segno meno anche per i numeri relativi all'occupazione: è negativo il saldo fra le aziende che si sono viste costrette a ridurre l'organico rispetto a quelle che, al contrario, hanno assunto nuovo personale, -10,3%. A preoccupare le aziende, secondo l'indagine trimestrale di Format Research, sarebbero il ventilato aumento dell'Iva di due punti percentuali e la Food Tax.

In compenso, c'è l'export a portare buone nuove. Che i prodotti alimentari italiani siano apprezzati all'estero, lo dimostrano i numeri: non solo l'export alimentare ha superato quota 23 miliardi di euro nel 2011 (segnando un +10%), ma ha anche doppiato i dati relativi alle esportazioni negli altri settori industriali (+86% per l'alimentare contro +43,5% dell'export totale del paese). Certo, la crisi economica scalfisce in parte questo risultato, e le stime di Federalimentari per il 2012 parlano di tassi di crescita che difficilmente riusciranno a mantenersi a due cifre.

Per rilanciare l'industria, dunque, la Federazione avanza al governo sei proposte su alcune priorità dell'industria alimentare:

  1. sviluppare investimenti all'estero per contrastare i fenomeni di contraffazione e Italian sounding;

  2. innalzare il tetto massimo per la defiscalizzazione delle operazioni risultanti da attività di Merger & Acquisition in Italia e all’estero;

  3. vista la ricostituzione dell'Ice, incrementare la quota del Piano Promozionale 2012 destinata al settore alimentare, portandola dal 7% al 12-15%;

  4. varare una nuova normativa di indirizzo tariffario in materia di autotrasporto;

  5. rafforzare lo schema di riciclo e recupero degli imballaggi;

  6. dare vita a un coordinamento con l'Antitrust, in riferimento all'applicazione del regolamento Ue sui claims.

Nel complesso, comunque, emerge che l'alimentare tenga meglio di altri settori. “Merito dei suoi imprenditori, della loro capacità di innovare e di investire anche nel contesto della più grave crisi economica del dopoguerra”, ha sottolineato Filippo Ferrua Magliani, presidente di Federalimentare.

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