Modifica PNRR e REPowerEU: cambiano gli investimenti per la rigenerazione urbana

Foto di Ylanite Koppens da PixabayAll’interno della proposta di modifica del PNRR, che prevede la cancellazione di alcune misure e l’inserimento del capitolo REPowerEU, un ruolo centrale è rappresentato dagli interventi di rigenerazione urbana. Da un lato, infatti, il governo intende definanziare misure come i Piani urbani integrati; dall'altro si stanziano 4 miliardi per l’efficientamento energetico di beni pubblici come le case popolari o gli ospedali, solo per citarne alcuni. Una strategia che non piace ai Comuni, i maggiori destinatari delle misure che verrebbero cancellate, molte delle quali già pienamente operative.

Come cambia il PNRR?

Anche nel caso della rigenerazione urbana, dunque, il documento “Proposte di revisione del PNRR e capitolo REPowerEU”, approvato il 27 luglio in Cabina di regia, gioca sul doppio fronte dell’eliminazione dal PNRR di alcune misure complicate (con la promessa di spesarle altrove) e della definizione di una nuova misura all’interno del neo-capitolo REPowerEU.

Nel primo caso, infatti, tra le misure che dovrebbero uscire dal PNRR figurano anche 3 misure in capo ai Comuni per un totale di 13 miliardi di euro. Nel secondo caso, invece, tra le nuove misure finanziate da REPowerEU figura un nuovo intervento di efficientamento energetico del patrimonio pubblico.

REPowerEU e l’efficientamento energetico del patrimonio pubblico

Partendo dalla nuova costola del PNRR - quella di REPowerEU dedicata alla transizione green - oltre a finanziare l’Ecobonus sociale, essa prevede anche investimenti per l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare pubblico. Parliamo di un intervento a cui sono destinati 4 miliardi di euro, incluso però un sub-investimento da 400 milioni di euro relativo al cold ironing dei porti.

Per ora le informazioni disponibili sul nuovo investimento non sono moltissime. Oltre al budget (3,6 miliardi), infatti, quello che si sa è che si tratta di una misura che “mira all’efficientamento energetico degli immobili pubblici (pubblica amministrazione, centri sportivi, edilizia residenziale pubblica, luoghi della cultura, ospedali, caserme, scuole/università, ecc.), degli edifici di culto, caserme”.

Da quanto si capisce scorrendo il documento ufficiale, non sembra si tratterà di un nuovo bando. “Tali interventi - si legge infatti nel testo - saranno individuati mediante decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di concerto con le amministrazioni centrali competenti per materia e per settore e potranno prevedere quali soggetti attuatori agenzie nazionali e soggetti istituzionali responsabili per la tutela, la valorizzazione e gestione del patrimonio pubblico”. 

Ciò che risulterebbe essere abbastanza chiaro è che un’attenzione particolare sarà data alle case popolari. “I grandi condomini pubblici degli Istituti Autonomi Case Popolari (IACP) ed enti equivalenti”, spiega infatti il documento, “offrono un grande spazio di efficientamento, perché si tratta di edifici datati e su cui nel tempo non sono stati fatti interventi, quali l’isolamento termico, l’installazione di infissi moderni, sistemi moderni di riscaldamento e raffrescamento”. L’attenzione alle abitazioni popolari non sorprende più di tanto. Il testo, infatti, cita esplicitamente le tre nuove direttive europee (la direttiva case green, quella sulle fonti rinnovabili e quella sull’efficienza energetica approvata la scorsa settimana) che “vogliono rafforzare le politiche per ridurre i consumi di energia degli edifici, sfruttando gli spazi disponibili”. Per questo il documento specifica che “gli immobili della Pubblica Amministrazione e dell’edilizia pubblica necessitano di interventi importanti di efficientamento”, in linea in effetti con tutte e tre le direttive, a cominciare proprio da quella appena approvata sull’efficienza energetica che ad esempio individua nel settore pubblico il traino per raggiungere velocemente gli obiettivi fissati.

Per approfondire: Agenzia Demanio, Piano industriale 2022-2026: in arrivo 2,1 miliardi di investimenti

Modifiche PNRR: eliminati i Piani urbani integrati, gli interventi contro il degrado sociale e quelli per l’efficienza energetica dei Comuni

Come già accennato, oltre a inserire dei nuovi interventi sulla rigenerazione urbana, la nuova versione del PNRR ne elimina al contempo 3. In tutti i casi si tratta, spiega il documento, di

"‘progetti già in essere’ (ossia previsti da disposizioni normative antecedenti il PNRR e che a febbraio 2020 non erano ancora formalmente avviati), per i quali (...) la maggiore problematica è rappresentata dal rispetto di specifiche condizionalità imposte dal Piano, principalmente legate agli elementi informativi necessari per la rendicontazione nonché al principio DNSH. Un ulteriore profilo problematico riguarda la parcellizzazione degli interventi che, pur essendo incardinati nella titolarità di poche Amministrazioni centrali, ricadono nella competenza di moltissimi soggetti attuatori, determinando una concentrazione degli adempimenti e delle scadenze in capo a questi ultimi e, di conseguenza, un carico amministrativo di difficile gestione”.

Più nello specifico, il primo è l’Investimento 2.1 della M5C2 “Investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale”. Come ricorderanno i ben informati, si tratta del bando che aveva generato un surplus miliardario di progetti finanziabili ma rimasti esclusi per carenza di fondi, tanto da spingere il governo Draghi a stanziare quasi 1 miliardo di euro in più per  scorrere la graduatoria.

Il secondo intervento cancellato dal PNRR sono i Piani urbani integrati (Investimento 2.2. della M5C2). In questo caso si tratta di una misura rivolta alle 14 Città metropolitane, su cui sono già partite molte gare.

Il terzo intervento è invece quello previsto dall'Investimento 2.2 della M2C4Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni” che, prendendo a prestito gli interventi finanziati in principio con la Manovra 2020, mira a sostenere interventi dei Comuni come la prevenzione e mitigazione dei danni connessi al rischio idrogeologico, oppure l’efficienza energetica degli edifici e degli impianti di illuminazione pubblica.

I tre investimenti cubano complessivamente 13 miliardi di euro, tutti in capo ai Comuni. Non sorprende, quindi, la levata di scudi che arriva dall’ANCI. “A noi sembra assurdo”, spiega infatti il presidente ANCI Antonio Decaro, questo spostamento di fondi ”visto che nessuno sa dove sia finito intanto l’81% dei fondi del PNRR gestito dai ministeri. Il nostro 19% lo vogliamo conservare, anche perché abbiamo già cominciato a spenderlo. In questi mesi abbiamo fatto un lavoro importante facendo 55mila gare, il 52% di tutte quelle del Paese. Questo mentre la stragrande maggioranza dei ministeri è ancora al palo. Ci sembra strano che si intervenga a scapito proprio dei Comuni che stanno facendo il loro dovere”. “Avevamo onestamente concordato col governo – aggiunge Decaro – che, nel caso in cui ci fossero state opere che non superavano gli scogli in sede comunitaria, com’è accaduto con gli stadi di Venezia e Firenze, sarebbero state finanziate con altri fondi. Ma nessuno si sarebbe aspettato che i fondi a tre programmi interi venissero spostati su ReEowerEU”.

Per questo l’ANCI chiede a gran voce “di capire quali siano queste opere potenzialmente incompatibili con il PNRR” e, qualora lo fossero davvero, di sapere con chiarezza le fonti finanziarie con cui saranno sostenuti ora gli interventi. In effetti su questo fronte, il documento resta abbastanza vago. Ad esempio per i due investimenti della M5C2 il testo parla genericamente di “fonti di finanziamento nazionali”, senza dare indicazioni più specifiche.

Per approfondire: ANCI: i Comuni italiani non sono in ritardo sul PNRR

Modifica PNRR: salvi i Piani urbani integrati finanziati con la BEI e il PinQua

Dalla mannaia che ha stralciato diverse misure dal PNRR, dovrebbero essersi salvati invece i progetti del Programma per la qualità dell'abitare (PinQua) e il sotto-investimento dei Piani urbani integrati finanziato insieme alla BEI.

Nel primo caso, infatti, le uniche modifiche al PinQua (cioè all’investimento 2.3 della M5C2) sarebbe solo una correzione della CID e degli OA anche per rendere coerenti le descrizioni di cui alla Milestone e al Target associati alla misura. Se è vero che il PinQua non viene eliminato dal PNRR, è anche vero però che il programma non riceve ulteriori finanziamenti come aveva invece chiesto il ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, qualche settimana fa.

Nel secondo caso invece (Investimento 2.2b della M2C2, Piani urbani integrati – Fondo di fondi della BEI) il governo scrive che “si rende necessaria una verifica delle modalità di attuazione dello strumento al fine di rafforzare eventualmente la funzione, estendendone gli effetti anche a favore di soggetti gestori dei servizi di pubblica utilità”.

Foto di Ylanite Koppens da Pixabay

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