Al via un nuovo bando a cascata del progetto ANTHEM per la medicina del futuro

Foto di Edward Jenner da PexelsOltre al PNRR, anche il Piano nazionale per gli investimenti complementari (PNC) ha finanziato iniziative di ricerca e innovazione che hanno dato luogo a progetti chiamati, a loro volta, ad attivare iniziative di cascade funding. Tra questi figura ANTHEM, un progetto da 123 milioni di euro che in questi giorni ha pubblicato un nuovo bando a cascata con l’obiettivo di finanziare progetti di imprese e organismi di ricerca capaci di potenziare il ruolo delle tecnologie abilitanti in ambito sanitario così da migliorare diagnosi, monitoraggio e cure. 

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Acronimo di “AdvaNced Technologies for Human-centrEd Medicine”, ANTHEM ha la finalità di colmare il gap esistente nell’assistenza sanitaria dei pazienti fragili e cronici all’interno di specifici territori caratterizzati da patologie orfane di terapie, facendo ricorso all’impiego di tecnologie e percorsi multidisciplinari e innovativi. 

Ad illustrarci il progetto era stato a inizio febbraio il prof. Guido Cavaletti, Responsabile scientifico di ANTHEM e Pro-rettore alla ricerca dell’Università degli Studi di Milano Bicocca. 

ANTHEM è infatti una grande operazione che guarda alla medicina del futuro, prevedendo al suo interno sia iniziative di base caratterizzate da bassi TRL (Technology Readiness Level), sia progetti pilota con un livello di maturità tecnologica più elevato e che, in quanto tali, dovrebbero diventare disponibili già durante l'arco di vita del Progetto finanziato dal PNC e fissato a dicembre 2026.

Il tutto mediante una continua collaborazione tra il mondo dell’accademia e quello delle imprese, capace di dar luogo a una contaminazione tra differenti aree di ricerca (in primis quella della medicina e quella dell'ingegneria) e favorire processi di open innovation e trasferimento tecnologico.

Cos’è l’iniziativa ANTHEM e come funziona

Sensori intelligenti per monitorare a distanza i pazienti, cure mediche personalizzate per malattie attualmente difficili da trattare e nuove tecnologie che, grazie all’AI, miglioreranno la diagnosi precoce di molte patologie. Sono questi alcuni degli ambiti su cui è al lavoro ANTHEM, uno dei quattro progetti selezionati dal bando da 500 milioni di euro del Ministero dell'università e ricerca (MUR) e volti a sostenere iniziative per lo sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative in medicina, grazie al supporto di università, centri di ricerca e aziende partner.

Come molti progetti di ricerca e sviluppo finanziati dal PNRR, anche ANTHEM è stato costruito secondo la logica Hub and Spoke, che prevede un Hub a cui affidare la gestione complessiva del Progetto (in questo caso la Fondazione ANTHEM, creata dopo l’ammissione al finanziamento MUR) a cui si affiancano diversi Spoke tematici, ognuno coordinato da un'università a cui sono affidate le iniziative di ricerca, sviluppo e innovazione sul tematismo specifico.

Seguendo tale impostazione e grazie ad una dotazione complessiva di 123,4 milioni di euro, ANTHEM federa 23 enti, tra soggetti pubblici e privati, per un totale di oltre 250 ricercatori coinvolti nei progetti previsti dai suoi quattro Spoke.

In particolare, il primo Spoke, denominato “Data and technology driven diagnosis and therapies”, ha l'obiettivo di sostenere lo sviluppo di soluzioni digitali (hardware e software) per consentire diagnosi precoci ed accurate e soddisfare le reali esigenze terapeutiche dei pazienti cronici, nonché quello di generare quelle condizioni sperimentali ideali per poter gestire insieme i dati omici, bioptici in un flusso funzionale ed efficace. Afferisce a questo Spoke uno dei progetti pilota che, grazie ad una base di partenza piuttosto avanzata, punta ad essere operativo entro il 2026, in vista delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina. Si tratta, spiega il prof. Cavaletti, dello sviluppo di totem da installare nei pronto soccorso e che, grazie all’impiego di tecnologie AI in campo NLP (Natural Language Processing), potranno assistere il personale sanitario nelle operazioni di triage. Uno strumento molto utile sotto una molteplicità di aspetti. Da un lato, infatti, questi totem contribuiranno a ridurre la pressione lavorativa su infermieri e medici. Dall’altro, funzionando in più lingue, permetteranno di assistere in maniera più efficace pazienti che non parlino l’italiano. Last but not least, il fatto che l’impiego di tecnologie AI e NLP dovrebbe essere in grado di “trasformare” le informazioni fornite da pazienti - che ovviamente non usano terminologie mediche per spiegare il motivo della propria presenza in ospedale - in dati sanitari di facile interpretazione per i medici. 

Lo Spoke 2 “Connecting patients and therapists through adaptive environments and intelligent sensors to enhance proximity medicine”, coordinato dall’Università Bicocca, persegue invece un duplice obiettivo. Da un lato si punta a sviluppare sensori indossabili (ad es. patch per il controllo di marcatori biochimici misurabili, dispositivi per il controllo del respiro) portatili e ambientali per monitorare in tempo reale sia i parametri clinici dei pazienti, che i rischi ambientali implicati nell'insorgenza di condizioni patologiche in popolazioni fragili e croniche. Dall’altro si intende generare piattaforme tecnologiche per il controllo della contaminazione da rischio biologico - come ad esempio nanoparticelle e piattaforme metagenomiche per l'analisi delle identità microbiche - e favorire il loro utilizzo in relazione alle informazioni relative all'intero processo di gestione del paziente (dal triage al piano terapeutico). 

Ad illustrare uno di questi progetti pilota è sempre Cavaletti. Parliamo di un'iniziativa, promossa in collaborazione con l’impresa di illuminazione Artemide, per lo sviluppo di sistemi di illuminazione che, al dato estetico, sommino la capacità di sanificare l’aria da batteri e virus. Sistemi che - per capirci - se fossero stati disponibili durante il Covid, sarebbero stati in grado di sanificare ambienti chiusi come ospedali, scuole e uffici. Anche in questo caso la timeline, se rispettata, dovrebbe portare allo sviluppo dei primi prototipi di lampade entro il 2026.

Il terzo Spoke “Risk factors monitoring, diagnostic tools and therapies in chronic disease”, coordinato dal Politecnico di Milano, punta a sostenere lo sviluppo di strumenti diagnostici e metodi terapeutici per monitorare e trattare le malattie croniche, con particolare attenzione alle malattie polmonari e cardiovascolari. Allo stesso tempo lo Spoke 3 ha l'obiettivo di creare un sistema modello in cui i pazienti affetti da malattia cronica sistemica possano essere seguiti prendendo congiuntamente in considerazione i rischi ambientali, la diagnosi precoce e il trattamento. In tutti e tre i casi, infatti, dati e valutazione possono cambiare fortemente a seconda di fattori ambientali come gli inquinanti atmosferici o lo stile di vita, dando luogo a situazioni differenti che devono essere studiate e valutate in ciascun paziente, prima di dar luogo a soluzioni diagnostiche e terapeutiche.

Infine lo Spoke 4 “Preclinical and clinical breakthrough theranostic and treatments for cancer” ha la finalità di realizzare soluzioni terapeutiche innovative per tumori che non possono essere trattati con approcci convenzionali e favorire l’innovazione nei metodi di ricerca preclinica e clinica. In questo caso, sottolinea il prof. Cavaletti, uno dei progetti pilota più ambiziosi è una nuova struttura per la “Terapia di cattura neutronica al boro” (BNCT), che sarà creata in provincia di Caserta. Un centro all’avanguardia di cui si contano pochissimi esemplari al mondo, capace di dar luogo a terapie innovative per il trattamento di tumori per i quali attualmente non esistono cure efficaci e che mette insieme le competenze dei dipartimenti di medicina delle università coinvolte, con quelle dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).

I bandi a cascata di ANTHEM e il trasferimento tecnologico

Come già accennato, le attività di ricerca e sviluppo realizzate dalla Fondazione ANTHEM grazie alle risorse del PNC, sono usate sia per la realizzazione di progetti pilota promossi dai 23 soggetti fondatori, sia per finanziare progetti di soggetti esterni alla Fondazione ma complementari alle attività di ricerca dei pilot, sottolinea Cavaletti.

Il tratto distintivo di ANTHEM - così come di molti progetti PNRR costruiti secondo la logica Hub&Spoke - è infatti il dispiegamento di un sistema di trasferimento tecnologico e ricerca collaborativa capace di attraversare i confini della Fondazione, creando alleanze e sinergie con il mondo esterno.

In tale contesto e con questa visione, nel mese di febbraio ANTHEM ha iniziato a pubblicare due tipologie di bandi a cascata. La prima è diretta a centri di ricerca, IRCCS e ospedali e mira a finanziare progetti di ricerca base e sui dati. La seconda tipologia di bandi è volta invece a sostenere collaborazioni tra le imprese esterne alla Fondazione e il mondo dell’accademia, per la messa a punto di prototipi. Complessivamente saranno quindi pubblicati otto bandi, due per ciascuno Spoke. In tutti i casi - sottolinea Cavaletti - i progetti saranno valutati da commissioni totalmente esterne alla Fondazione.

Il primo a partire è stato lo Spoke 2 guidato dall’Università La Bicocca con la pubblicazione di un bando da 2,6 milioni di euro che sostiene progetti di ricerca e sviluppo promossi in cooperazione tra imprese e accademia, e un bando da 1,9 milioni indirizzato invece ai soli Organismi di Ricerca. In entrambi i casi le proposte progettuali devono essere inviate entro il 10 aprile 2024.

Successivamente si è attivato anche lo Spoke 4 guidato dall'Università degli studi di Catania, pubblicando i due bandi previsti dalla Fondazione: un bando da 2,6 milioni di euro per progetti promossi da università e centri di ricerca, i cui termini si chiudono il 28 aprile 2024. E un bando più piccolo, da soli 340mila euro, volto invece a sostenere progetti di ricerca e sviluppo realizzati da PMI e - in caso di collaborazione con queste tipologie di imprese - anche da grandi aziende. In questo caso il bando resterà aperto fino al 3 maggio 2024

La pubblicazione dei bandi a cascata e, più in generale, le collaborazioni tra università e imprese conducono ovviamente al tema della proprietà intellettuale. Su questo aspetto Cavaletti sottolinea però come la Fondazione non abbia messo a punto uno schema unico di disciplina di tali aspetti. Ciò significa che tali termini saranno valutati di volta in volta a seconda del progetto e di concerto con i partner coinvolti. 

Ciò che invece è certo è che il tutto avverrà senza la creazione di strutture che cannibalizzino le attività già svolte dalla singole università nel campo d'azione della Terza Missione, anche con l'obiettivo di evitare la duplicazione di competenze e servizi già presenti all’interno di Atenei e centri di ricerca.

Foto di Edward Jenner da Pexels

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