Auto elettrica – proposte per recuperare il ritardo italiano

Auto elettrica - Photo credit: frankh via Foter.com / CC BYRispetto ad altri Paesi, l’Italia è indietro nel settore dell’auto elettrica, centrale per lo sviluppo della mobilità sostenibile.

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In Italia nel 2016 sono state immatricolate poco più di 8500 auto elettriche. Un numero esiguo se rapportato al parco italiano, che conta 37 milioni di auto, e quasi irrisorio se confrontato con l’andamento globale del settore.

Per farsi un’idea, basta dare un’occhiata agli ultimi due report sull’auto elettrica stilati da Bloomberg New Energy Finance. Se lo scorso anno la stima era già dirompente (nel 2040 il 35% di nuove auto prodotte nel mondo sarebbero stata elettriche), nell’edizione 2017 la percentuale s’impenna, passando dal 35% al 54%. Tra 23 anni, quindi, un terzo dei veicoli in circolazione dovrebbe essere elettrico.

Tale accelerazione si deve in primo luogo al calo dei costi delle batterie al litio: dal 2010 il prezzo per kWh è sceso del 73% e le previsioni di Bloomberg sono di un calo di un ulteriore 70% entro il 2030.

Se le previsioni sono esatte e “il prezzo delle batterie continuerà a scendere nei prossimi anni”, ha sottolineato Francesco Venturini, direttore della divisione Global E-Solutions di Enel nel corso di un’audizione informale presso le commissioni riunite Lavori pubblici e Ambiente del Senato, si avrà “un utilizzo maggiore delle batterie nel settore automotive”, con relativa crescita dell’auto elettrica a livello globale.

“I veicoli elettrici, in particolare in Cina e negli USA, hanno già dei volumi importanti”, ha aggiunto Venturini. In particolare la Cina, che finora non è mai riuscita a competere con le aziende europee e americane dell’industria automobilistica, “punta sul mercato elettrico attraverso una serie di strumenti legislativi atti a supportare il settore”. Misure che hanno spinto la Volvo (di proprietà cinese) ad annunciare che dal 2019 avrebbe prodotto solo auto elettriche o ibride.

Tralasciando l’esempio cinese, i Paesi che spingono per l’avvento della mobilità elettrica sono soprattutto quelli più forti nel settore dell’industria automobilistica. L’Italia, malgrado possa essere annoverata tra i grandi produttori, resta indietro. A mancare, secondo Venturini, sarebbe la "parte software", elemento trainante nel settore della mobilità elettrica.

La direzione che l’industria automotive sta prendendo, insomma, è chiara. E Enel ha deciso di allinearsi alla tendenza globale realizzando una struttura di ricarica pubblica che richiederà un investimento compreso tra i 200 e i 250 milioni di euro. “Annunceremo il piano tra settembre e ottobre”, ha anticipato Venturini.

Nelle stesse ore il CIPE dava l’ok allo schema di accordo con le Regioni per la rete nazionale di ricarica dei veicoli elettrici, dal valore di 72,2 milioni di euro.

Ma all’infrastruttura si deve aggiungere una strategia di lungo periodo. Il rappresentante di Enel ha suggerito in particolare di semplificare le procedure a livello nazionale per l’installazione dell’infrastruttura (ad oggi, infatti, ogni Comune ha le sue regole), di prevedere un sistema di tariffe incentivanti e di rimuovere gli impedimenti burocratici e amministrativi.

“Le misure normative incentrate sulla semplificazione delle procedure potranno costituire uno degli elementi chiave per creare in Italia un ambiente favorevole per sviluppare e attrarre nuovi modelli di impresa e consumo”, ha sottolineato nel corso dell'audizione a Palazzo Madama Raffaele Tiscar, capo di gabinetto del ministro dell'Ambiente.

Il quadro di riferimento in tal senso è rappresentato dal documento “Elementi per una Road map della mobilità”, frutto del lavoro del tavolo tecnico sulla mobilità sotenibile istituito nel 2016 presso la Presidenza del Consiglio e realizzato con il supporto scientifico di RSE, Ricerca Sistema Energetico.

Partendo da un’analisi dello stato dell’arte della mobilità in Italia e dei suoi sviluppi futuri con l’elaborazione di scenari al 2030, il documento fornisce al decisore pubblico strumenti di supporto alle future decisioni sul tema della mobilità sostenibile. Gli stakeholder della mobilità impegnati al tavolo hanno elaborato una serie di raccomandazioni al Governo relative alle leve che possono essere utilizzate per governare l’evoluzione della mobilità in relazione agli obiettivi nazionali di decarbonizzazione, qualità dell’aria e salute dei cittadini e promozione della competitività delle filiere nazionali.

“Le misure economiche e fiscali dovranno essere coerenti con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici e le emissioni climalternati e di conseguire l’eliminazione del parco veicolare vetusto”, ha sottolineato Tiscar rifacendosi alle indicazioni contenute nel documento.

“Una filiera industriale di veicoli realizzati con tecnologie innovative ad alta efficienza energetica e bassi livelli di emissioni inquinanti è essenziale per la competitività a livello internazionale. A tal fine le misure di incentivo, fiscali ed economiche, dovranno essere direttamente proporzionali al risparmio energetico e alla riduzione delle emissioni effettivamente conseguite”. Inoltre, ha proseguito Tiscar, “dobbiamo orientare gli investimenti verso l’adozione di tecnologie innovative a basse emissioni anche nell’ottica di promuovere filiere produttive nazionali, come quelle della produzione e del recupero di batterie e della produzione di componentistica”.

Se il contesto di riferimento è la roadmap inidcata dagli stakeholder, essa tuttavia rappresenta solo il primo passo in vista dell’elaborazione di un vero e proprio piano della mobilità. “Le possibili policy a favore della mobilità sostenibile sono numerose: dall’incentivo diretto all’acquisto dei mezzi a basso impatto ambientale, al sostegno dell’infrastruttura di ricarica e distribuzione, allo stimolo all’utilizzo di applicazioni digitali”, ha concluso.

Photo credit: frankh via Foter.com / CC BY

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