Corte Conti UE: la PAC non riduce i consumi di acqua in agricoltura
Secondo una relazione dei giudici di Lussemburgo, i fondi europei della Politica agricola comune stanno favorendo un maggiore utilizzo di acqua, anziché contribuire all'efficienza idrica.
Dalla PAC al Recovery, tutte le risorse in arrivo per l'agricoltura
La Corte rileva che le politiche agricole non risultano sempre in linea con la politica dell'UE in materia di acque, nonostante la notevole incidenza del settore sulle risorse idriche: un quarto del volume totale delle acque estratte nell’UE è infatti destinato all’agricoltura, principalmente all’irrigazione. Per invertire la rotta, suggerisce la relazione, gli Stati membri dovrebbero giustificare meglio le esenzioni relative all’attuazione della direttiva quadro sulle acque in agricoltura e la Commissione UE dovrebbe subordinare l’erogazione dei pagamenti della PAC al rispetto delle norme ambientali in materia di utilizzo idrico sostenibile.
I pagamenti PAC non contribuiscono all'efficienza idrica in agricoltura
Punto di partenza della relazione - basata su un audit condotto dalla Corte in undici Stati membri - è che gli agricoltori incidono fortemente sui consumi di acque dolci nell'UE e i Paesi UE non stanno facendo abbastanza per ridurre la pressione del settore sulle risorse idriche. Nonostante la direttiva quadro in materia di acque preveda misure di salvaguardia contro l’utilizzo non sostenibile delle risorse idriche, gli Stati membri continuano a concedere numerose deroghe agli agricoltori (anche in regioni soggette a stress idrico), raramente impongono sanzioni per gli usi illegali di acqua individuati e generalmente non recuperano ancora i costi dei servizi idrici in agricoltura, a differenza di quanto avviene per altri settori.
A questo quadro si aggiunge il fatto che nella maggior parte dei casi gli aiuti della Politica agricola comune vengono erogati indipendentemente dal rispetto di obblighi che incoraggino l’utilizzo efficiente delle risorse idriche, anche in zone soggette a stress idrico. Secondo la Corte il meccanismo di condizionalità della PAC - che subordina la concessione dei pagamenti al rispetto di determinati obblighi ambientali - non produce quasi alcun effetto, dal momento che gli obblighi non si applicano a tutti gli agricoltori e che, in ogni caso, gli Stati membri non effettuano abbastanza controlli e verifiche adeguate per scoraggiare realmente l’utilizzo non sostenibile dell'acqua. E fronte sviluppo rurale, raramente i PSR sostengono gli investimenti degli agricoltori per la ritenzione e il riutilizzo delle acque (che possono avere effetti positivi sull’utilizzo idrico), concentrandosi prevalentemente, invece, su interventi di ammodernamento dei sistemi di irrigazione esistenti che non sempre generano un risparmio idrico, perché l’acqua risparmiata può essere destinata all’irrigazione delle culture che richiedono maggiori quantitativi d’acqua o di superfici più ampie. Discorso analogo per il sostegno PSR all’installazione di nuove infrastrutture di irrigazione, che consentono di irrigare una superficie più ampia, finendo per aumentare la pressione sulle risorse di acqua dolce.
Da qui le due raccomandazioni della Corte ai 27 e all'Esecutivo UE: le esenzioni dal rispetto della direttiva acqua devono essere giustificate e i pagamenti della PAC devono essere erogati solo a chi rispetta le norme ambientali in materia di utilizzo idrico sostenibile.
Per approfondire: Agricoltura: lavori in corso per il Piano PAC
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