ANAC: per il Covid persi 18,6 miliardi di appalti
E’ stata presentata ieri la Relazione annuale del 2020 dell’Autorità nazionale anticorruzione. Al centro, l’effetto del Covid sugli appalti con una perdita di 18,6 miliardi per il lockdown ed un aumento dei prezzi dei beni sanitari acquistati durante l’emergenza. Richiamo sul dl Semplificazioni: non è togliendo le regole, che il sistema funziona meglio.
> Dl Semplificazioni: come cambia il codice appalti
E’ una relazione segnata dall emergenza Covid-19 quella che è stata presentata ieri dal presidente dell’ANAC Francesco Merloni alla Camera dei deputati. Un quadro a tutto tondo che fa il punto sulle attività dell'Autorità, sul livello di corruzione in Italia, nonché sulla “salute” degli appalti pubblici, con un focus specifico sulle conseguenze della pandemia sulle gare.
Appalti: la pandemia manda in fumo 18,6 miliardi di gare
Secondo i dati ad oggi a disposizione, ammonta a 18,6 miliardi il valore delle gare “perse” nei primi quattro mesi del 2020, quelli che sono coincisi in pratica con il lockdown. Nel primo quadrimestre dell’anno, infatti, le procedure c.d. "perfezionate" (per le quali, cioè, all'acquisizione del CIG è seguita la pubblicazione del bando di gara o l'invio della lettera di invito) sono scese di circa il 24% in numero e del 33% in valore (appunto 18,6 miliardi di euro in meno).
La situazione, però, potrebbe essere meno grave di quanto sembra. L’Autorità, infatti, sottolinea che il Covid ha congelato 22 mila procedure di gara (che cubano circa 23 miliardi di euro). Procedure, insomma, ancora da perfezionare (tramite ad esempio la pubblicazione del bando di gara) e che, una volta attive potrebbero far salire l’asticella. Il tasso di perfezionamento delle procedure, infatti, si aggira attorno al 90%. Entro qualche settimana il quadro potrebbe essere quindi un po più roseo.
Oltre al calo significativo delle gare, l’effetto Covid si è avuto anche sulla tipologia di spese effettuate in questi mesi. "Nel primo quadrimestre la Banca dati nazionale dei contratti pubblici (Bdncp) detenuta dall'Anac ha registrato 61.637 procedure connesse all'emergenza sanitaria, per una spesa complessiva” di oltre 3 miliardi di euro, di cui 2 miliardi spesi nel clou dell’emergenza (cioè tra il 1° marzo e il 10 aprile), sopratutto per l'acquisto dei dispositivi di protezione individuale come mascherine e guanti (circa 7 euro su 10).
Il terzo effetto macroscopico causato dalla pandemia è stato, infine, "l’abnorme lievitazione dei prezzi rispetto ai prezzi riconoscibili ante emergenza e forte variabilità degli stessi sul territorio nazionale”. Ma anche fenomeni come lo “scostamento nella qualità e quantità delle forniture rispetto alle caratteristiche richieste” oppure i “ritardi rispetto al/i termine/i di consegna”.
Come migliorare le gare: semplificare si, ma senza il far west
Nella sua relazione il Presidente dell’ANAC non manca di parlare delle riforme in cantiere sul codice appalti. “Per superare la crisi - afferma infatti Merloni - sembrano riaffacciarsi in questi giorni ipotesi rischiose come quelle di un largo utilizzo dei "super-commissari", del "modello Genova" per alcuni appalti sopra soglia, con amplissime deroghe (ad accezione delle norme penali e di quelle antimafia), e l’affidamento diretto fino a 150.000 euro senza alcuna consultazione degli operatori economici. Ben vengano - sottolinea Merloni - tutte le semplificazioni necessarie, ma non è togliendo le regole che il sistema funziona meglio; al contrario, le deroghe indiscriminate - mette in guardia l’ANAC - creano confusione, i rup e le imprese non hanno punti di riferimento e si rischia di favorire la corruzione e la paralisi amministrativa. Dopo il provvedimento del 2019, vi è ora il rischio di uno sblocca cantieri-bis, con le stesse problematiche”.
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Lo Sblocca cantieri e i veri problemi degli appalti
E nel parlare dello Sblocca cantieri, l’ANAC tira fuori i dati che mostrano come, ad un anno dalla suo varo, la riforma voluta dal precedente governo giallo-verde sia stata un mezzo flop. Lo Sblocca cantieri, infatti, si è concentrato in parte sugli appalti sotto soglia, senza raggiungere “nessun beneficio concreto”, commenta l’Autorità. “A fronte di una crescita del mercato del 23%, quella degli appalti sotto soglia, oggetto delle semplificazioni normative, è stata di poco oltre il 10%”. Il dato non stupisce. “i cantieri più piccoli - afferma infatti Merloni - non avevano alcuna necessità di sblocco, perché già ci sono gli strumenti per avviare e chiudere velocemente le gare”.
I veri problemi, invece, restano a monte e a valle dei bandi di gara. Nel primo caso si tratta soprattutto della programmazione e della progettazione. Nel secondo caso, invece, i principali ostacoli si trovano nella fase “successiva dell’esecuzione, spesso frenata da apposizione di riserve e varianti (causata anche da problemi di progettazione), da incrementi di costi e da contenziosi che finiscono per ritardare pesantemente la conclusione delle opere”. E’ li, pertanto, che bisognerebbe intervenire.
La corruzione in Italia: a volte ci si vende per un abbacchio!
Per quanto riguarda il livello di corruzione nel nostro Paese, l'Autorità cita i dati dell’ultimo rapporto di Transparency International, affermando che “ai significativi progressi degli anni scorsi, si aggiunge l’ulteriore, seppur lieve, avanzamento dell’Italia nel 2019, salita da 52 a 53 punti”. Un miglioramento, quindi, ma che lascia l’Italia ancora a metà classifica, troppo in basso rispetto agli standard che dovrebbe avere un Paese avanzato come il nostro, commenta Merloni. La corruzione, quindi, continua ad essere una “piaga sociale” e assume i contorni di un fenomeno polverizzato e multiforme.
“Il valore della tangente - illustra Merloni - è di frequente molto basso e assume sempre di più forme diverse dalla classica dazione di denaro, come l’assunzione di amici e parenti. Desta particolare allarme il fatto che la funzione pubblica sia venduta per molto poco, 2.000 o 3.000 euro, a volte anche per soli 50 o 100 euro. Tra le contropartite più singolari (riscontrate nel 21% dei casi esaminati), figurano ristrutturazioni edilizie, riparazioni, trasporto mobili, pasti, pernottamenti e buoni benzina. Pensate che in un caso segnalato quest'anno, in cambio di un’informazione riservata è stato persino offerto un abbacchio!”.
Non bisogna abbassare la guardia, quindi, soprattutto in un periodo di emergenza come quello attuale. “Le organizzazioni criminali ricorrono sempre più spesso a sistemi corruttivi per raggiungere i loro scopi - spiega Merloni - approfittando anche delle situazioni emergenziali come quella in corso, con effetti devastanti sul sistema economico e sulle imprese sane, già pesantemente colpite dalla crisi”.
Good news
Ma il quadro non è tutto fosco. Di anno in anno, infatti, il sistema genera sempre più anticorpi, anche grazie a pratiche come “la vigilanza collaborativa, il precontenzioso, il potere di impugnativa degli atti di gara, i prezzi di riferimento e la gestione commissariale delle imprese”.
Buoni risultati anche dal “ whistleblowing”, lo strumento che tutela i dipendenti pubblici che denunciano eventuali illeciti commessi nella PA. Dal 2015, infatti, sono aumentate esponenzialmente le segnalazioni e di conseguenza i fascicoli istruttori aperti (oltre 2.300).
L’opportunità offerta dalla crisi: digitalizzare
Come ogni crisi, anche quella causata dal Coid-19 può essere l’occasione per cambiare drasticamente le cose, facendo in poco tempo riforme che in genere richiedono anni
Ma “migliorare la legislazione - mette in guardia Merloni - è inutile se non si lavora anche sulla qualità delle amministrazioni. In tal senso, si potrebbe cogliere l'occasione dalla gravissima crisi economica prodotta dall’emergenza sanitaria per realizzare un massiccio investimento pubblico volto a innalzare, con nuovo personale ad elevata competenza e con un deciso rilancio dell’utilizzo delle tecnologie informatiche e della digitalizzazione, la qualità delle pubbliche amministrazioni, partendo dall'assunzione di tecnici assegnati con procedure rapide”.