Liberalizzazione professioni e monarchie idrauliche

Lein River, Germany, foto di HeidasLe monarchie idrauliche di Mesopotamia e Cina ci hanno lasciato in eredità la difficile arte di regolare i fiumi; l’intervento del bipede umano, già da quei tempi, ha reso più violente ed ingestibili le inondazioni. Tanti punti di sfogo, prima dell’intervento della mano umana, garantiva inondazioni più o meno pacifiche ed anche benefiche; se le acque sono sotto il nostro “controllo” le inondazioni sono meno frequenti ma anche meno positive.

E, quando superano il livello di guardia di costrizione esogena, la violenza, di breve periodo e ormai tristemente nota a tutti noi, può diventare catastrofica.

Se il sistema diventa regolato e complesso, senza punti di sfogo preventivi, assistiamo all’apertura di valvole di salvaguardia spontanee, che vanno ad aprirsi nei punti più deboli. Soprattutto in quelli meno presidiati.

Il vecchio continente è follemente innamorato dell’apposizione di regole. La costituzione europea è di fatto un’enciclopedia, neppure lontanamente alla portata di uno studente universitario; immaginiamo per un comune cittadino.

La costituzione americana è composta di 8 articoli e 27 emendamenti. E sembra funzionare piuttosto bene.

L’Italia, in un’Europa che non riesce a decidere nessun genere di armonizzazione - né fiscale, né sulla difesa, tanto meno sui poteri della BCE, che allo stato sono praticamente senza confini e parlano solo la lingua di Berlino – è maestra nell’arte del bizantinismo.

La complessità, fino ad oggi, ha dato lavoro a molti.

Il sistema, per contro e correttamente, si muove verso la rimozione delle barriere all'entrata, la libera concorrenza, l’abbattimento degli steccati ordinistici.

La situazione complessiva, quella di sistema, appare veramente confusa, almeno agli occhi di quelli che vivono a stretto contatto con la macelleria fiscale.

Da una parte il legislatore vorrebbe adeguarsi a questa richiesta di libera concorrenza.

Dall’altra continua ad alimentare situazioni di complessità interpretativa ed operativa, soprattutto in campo fiscale, ma vale lo stesso per gli adempimenti antiriciclaggio e le normative lavoristiche e sulla privacy, a volte davvero imbarazzanti nella loro applicazione pratica.

Il legislatore di questi giorni, sia quello della stabilità per intenderci sia quello che ispira il nocchiero Monti, appare già pervaso dall’antico vizio della complicazione kafkiana.

Tralasciando per un attimo gli interventi sulla disciplina dei collegi sindacali, sulle società professionali e sulle contabilità semplificate in conto corrente bancario (ma saranno capaci le banche di gestire le informazioni da fornire per gli studi di settore e i dati da inserire nei quadri E per i professionisti? E i ravvedimenti operosi? E gli avvisi bonari? E le cartelle? Forse potranno apporre, gli istituti che hanno fondato i loro CAF interni, un visto pesante?), c’è da rimanere sconcertati di fronte alla raffica di novità già sul trampolino di lancio del nuovo governo.

Patrimoniale (alla francese? Suddivisa quindi fra proprietario ed inquilino?), Ici prima casa, innalzamento dell'Iva al 23%, nuova imposta comunale onnicomprensiva, innalzamento delle rendite catastali, abbattimento dell’Irpef e delle detrazioni.

Assistiamo, per il momento impotenti, al balletto delle complicazioni e degli scippi, oltretutto con il marchio di fabbrica della liberalizzazione; questa volta, però, la pillola appare ancora più amara poiché, con un semplice tratto di penna e senza condivisione alcuna, si è fatto dono, a chi ha il potere economico d'impresa o finanziario, di ulteriori praterie di business. Quello che era il nostro mercato di riferimento.

Oltre alla beffa domestica, questa volta, avremo anche quella sovranazionale. Con l’acquisto dei titoli pubblici italiani la BCE, finanziandosi allo 0,5%, ha messo in cascina plus dal 6 al 7%. Pagheremo noi, a scadenza, questi importi impressionanti, mettendo il ricavato delle nostre fatiche nelle tasche dei salvatori del sistema, affinché questi possano ridistribuirli ai cittadini tedeschi, olandesi, francesi. Che già si stanno fregando le mani per l’ottimo affare concluso.

Questo è il menu che ci viene proposto, e su questo saremo obbligati a rimboccarci le maniche. E, quale ruolo considerato ad esaurimento dal legislatore, dovremo togliere le castagne dal fuoco ai nostri assititi (che non ci pagano più), all’Agenzia delle Entrate (che non ci ha mai versato un Euro per i servizi resi) ed in generale al Paese (che ci offre in cambio solo lo scetticismo della connivenza con gli evasori).

La forza delle professioni è nel cavalcare la novità, nell'essere sempre sulla cresta dell'onda, in qualche maniera. Ai fiumi noi non abbiamo messo argini, quelli che vengono posti invece dal nostro improvvido legislatore. A costui, che imbroglia le leggi della concorrenza facendoci passare per i difensori ad oltranza degli ordini professionali, e che non ha posto valvole di sfogo sul percorso delle acque, consigliamo di porre la massima attenzione ai punti di rottura degli argini.

Frontiera e sempre frontiera, ricerca del limite continua. I tenaci per cultura e i capaci per natura avranno sempre lavoro. Quel che ci deve far riflettere è la massa dispersa, che va recuperata alzando le soglie delle loro abilità. Un richiamo anche a costoro, che si sveglino e facciano sentire la loro voce. Ne va del loro futuro, anzi del loro presente.

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