Transizione energetica, idrogeno e lavori del futuro: intervista a Giulia Monteleone (ENEA)

Transizione energetica - Foto di ThisIsEngineering da PexelsParlare di transizione energetica significa guardare alle prossime generazioni, non solo attraverso investimenti infrastrutturali e strategici. Serve anche un importante investimento culturale e un’offerta formativa adeguata che sappia rispondere alle esigenze energetiche del Paese e creare i lavori del futuro. Ne abbiamo parlato con Giulia Monteleone, responsabile Laboratorio Accumulo di energia, batterie e tecnologie per la produzione e l'uso dell'idrogeno di ENEA.

Da REACT-EU 4,7 miliardi per occupazione e competenze in Italia

La transizione energetica richiede investimenti culturali per studenti di tutte le età, dai bambini che vivono la sostenibilità ai ragazzi che decidono di intraprendere un percorso di studio fino agli adulti, cui dev’essere fornita l’opportunità di aggiornare le proprie competenze. Trova che in Italia si investa a sufficienza nella formazione e nel reskilling?

Iniziamo col dire che l’Italia è il Paese dell’UE con il più alto tasso di ragazzi tra i 15 e i 29 anni non impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione; il tasso di partecipazione delle donne al lavoro è solo il 53,8%, molto al di sotto del 67,3% della media europea. Con un accento particolare nel Mezzogiorno. E’ un processo iniziato ormai da anni, accentuato dall’incapacità di cogliere le opportunità di crescita  - come quella recente legata alla rivoluzione digitale -  e che rischia di compromettere definitivamente la produttività del Paese se non si colgono ora le occasioni di sviluppo offerte dalla transizione energetica. 

Certamente le cause sono da ricercare anche nella tipologia del nostro tessuto produttivo, caratterizzato da una prevalenza di piccole e medie imprese, spesso lente nell’adottare nuove tecnologie e muoversi verso produzioni a più alto valore aggiunto; ma proprio per questa ragione è necessario, ora più che mai, nel momento in cui l’Europa si trova tutta insieme ad avviare un processo di transizione verso la decarbonizzazione, investire sulla formazione

Tra l’altro l’Unione Europea, insieme all’adozione delle strategie energetiche - European Hydrogen Strategy e Energy System Integration Strategy - sta rispondendo alla crisi pandemica con il Next Generation EU (NGEU), che prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale anche attraverso il miglioramento della formazione delle lavoratrici e dei lavoratori, conseguendo una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale. 

Per l’Italia il Next Generation EU rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme. Può essere l’occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni. Il Piano è fortemente orientato all’inclusione di genere e al sostegno all’istruzione, alla formazione e all’occupazione dei giovani. 

Anche nel PNRR è stato inserito uno strumento molto utile allo stesso scopo, il Fondo nazionale per le nuove competenze. In generale, il tema della creazione di competenze è caldo: come salvare i posti di lavoro in aziende e come accompagnare i giovani lungo un percorso che li formi adeguatamente per il nuovo mercato in crescita.

Possiamo dire dunque che ci sono tutte le condizioni per far sì che l’Italia si allinei al resto dell’Europa, nella creazione delle nuove figure professionali che saranno richieste nel breve termine. Ovviamente bisogna agire rapidamente, con programmi di formazione ed azioni chiare e definite.

Affinché l’Italia possa gestire adeguatamente la transizione energetica in atto e, in particolare, l’integrazione del vettore idrogeno, occorre sviluppare competenze specifiche. Alla luce della sua esperienza, cosa dovrebbe prevedere l’offerta formativa per rispondere a questa esigenza? 

L’interesse crescente verso l’idrogeno come nuovo vettore energetico, con ruolo da protagonista nella decarbonizzazione dell’economia europea, è ormai un dato di fatto. Diversi sono i settori che saranno interessati dalla transizione energetica: energetico, industriale,  mobilità e residenziale, con una filiera tecnologica complessa e ramificata che va dalla produzione, al trasporto e distribuzione, fino agli usi finali dell’idrogeno stesso. 

Fatta questa premessa è necessario però far presente che l’idrogeno non è uno sconosciuto, ma anzi ben noto ed utilizzato da tempo in molti settori dell’industria: ad esempio si utilizza da sempre nel petrolchimico per la raffinazione delle benzine, così come nell’industria chimica per la produzione dell’ammoniaca. 

Anche se attualmente l’idrogeno viene prodotto per la quasi totalità tramite il reforming del gas naturale (il cosiddetto idrogeno grigio), bisognerà invece via via ottenerlo sempre più dalla scissione della molecola d’acqua (H2O) tramite il processo di elettrolisi con l’utilizzo di energia elettrica rinnovabile (idrogeno verde o rinnovabile), in alcuni ambiti industriali le competenze e le conoscenze di base verso il nuovo vettore energetico sono già presenti e gli interventi di reskilling troverebbero un terreno già fertile.

In altri contesti invece, come il settore residenziale e della mobilità, l’idrogeno, seppur sempre un gas combustibile (come lo è il gas metano), è un elemento del tutto nuovo così come del tutto nuove sono le tecnologie ad esso associate; l’offerta formativa dovrebbe essere in questo caso più ampia e partire dalla conoscenza delle caratteristiche specifiche di questo nuovo vettore energetico - leggero, più facilmente immagazzinabile a lungo termine rispetto all’energia elettrica, reattivo, con un elevata densità energetica. Conoscenze che si rendono necessarie per poter gestire l’idrogeno in modo efficiente ed in sicurezza. 

Se parliamo poi dei giovani, bisogna partire ancora più indietro, ed iniziare rafforzando il concetto di transizione energetica, ossia di  passaggio dal vecchio “mondo fossile” al nuovo “mondo rinnovabile”, da un modello di produzione di energia basato sull’utilizzo di fonti fossili come il petrolio, gas naturale e carbone, ad un modello che si basa su fonti energetiche rinnovabili come eolico e fotovoltaico. Acquisita questa consapevolezza, per i giovani l’idrogeno “naturalmente” diventerà il vettore energetico del futuro. 

ENEA sta ipotizzando di mettere in campo azioni ed iniziative che possano andare in questa direzione. Ci può anticipare qualcosa? 

Sul fronte della tematica idrogeno l’ENEA si impegna in programmi per la divulgazione del proprio know-how attraverso diversi canali che partono già dai percorsi di formazione per ragazzi: ad esempio è possibile svolgere in ENEA un PCTO, Percorso per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, dedicato all’idrogeno - “Idrogeno, vettore energetico per la decarbonizzazione” - rivolto alle scuole secondarie di secondo grado. 

Il ciclo di incontri e lezioni può essere realizzato in modalità virtuale e/o in presenza, con attività presso i laboratori del Centro della Casaccia. La proposta prevede un ‘approccio’ graduale di conoscenza, che parte dagli insegnamenti di base sull’elemento idrogeno e sulle tecnologie ad esso associate fino a rendere i ragazzi capaci di sviluppare autonomamente un proprio progetto sull’idrogeno. 

La formazione rivolta agli studenti non può non riguardare, in parallelo, anche gli insegnanti, che dovranno essere supportati nell’acquisizione essi stessi di competenze sulle nuove tematiche: anche su questo ENEA è attiva per entrare nelle scuole con webinar e seminari specificatamente rivolti alle diverse tematiche legate a decarbonizzazione e transizione energetica. 

Sempre con riferimento agli studenti, ENEA accoglie da sempre, presso le proprie strutture, studenti universitari, per lo svolgimento dei propri tirocini curriculari, tesi di laurea e dottorati di ricerca, spesso cofinanziati dall’ENEA stessa.

Accanto ad una formazione diretta ai giovani in età scolare, l’ENEA naturalmente si rivolge anche ad un pubblico tecnico/scientifico, rendendo disponibili competenze, laboratori ed infrastrutture. Sul tema specifico dell’idrogeno è in corso di realizzazione presso il Centro ENEA della Casaccia la prima Hydrogen Valley nazionale, che vedrà l’integrazione di diverse tecnologie appartenenti alla catena del valore dell’idrogeno che coprono la produzione, il trasporto e distribuzione, ed il suo utilizzo in diverse applicazioni (mobilità, residenziale, produzione di energia, …). 

L’intera infrastruttura, considerata come un grande laboratorio a cielo aperto, sarà utilizzata anche per fare formazione, affrontando in modo sistematico e strutturato gli aspetti di sicurezza e i temi legati agli ambiti normativo, regolatorio, amministrativo, e autorizzativo con riferimento all’intera catena del valore dell’idrogeno.

La formazione dovrebbe andare a braccetto con l’informazione. Nonostante i vantaggi potenziali dati dallo sviluppo di un’economia dell’idrogeno, l’opinione pubblica sconta una  carenza informativa sul tema ed è piuttosto scettica. Cosa si potrebbe fare per accrescere la consapevolezza dei cittadini sui vantaggi associati all’utilizzo dell’idrogeno?

L’informazione è sempre un tema caldo quando si parla di nuove tecnologie. 

Affinché la transizione sia sostenibile non solo economicamente ma anche socialmente, è necessario che vengano delineati piani d’azione organici e lungimiranti, con misure di accompagnamento per chi si trova a valle della filiera di sviluppo e produttiva. 

Non si potrà prescindere dal coinvolgimento attivo e partecipato dei cittadini-utenti, così da prevenire l’insorgere di fenomeni Nimby (not in my backyard) che avrebbero solo l’effetto di rallentare il processo di transizione. 

Anche su questo l’ENEA cerca di essere attiva e propositiva a 360° attraverso l’organizzazione di eventi formativi/informativi. Tra questi possiamo citare l’adesione alla settimana della ricerca europea durante la quale l’ENEA apre i propri centri e i propri laboratori a tutti i cittadini. In tale occasione i visitatori sono sempre accompagnati da ricercatori che illustreranno le proprie attività e risponderanno a dubbi, domande e curiosità. 

I centri dell’ENEA sono poi sempre aperti ed i ricercatori disponibili per supportare reportage giornalistici e servizi televisivi che volessero documentare da vicino lo stato di avanzamento e sviluppo di temi e tecnologie appartenenti al contesto della transizione energetica. 

Con particolare riferimento all’idrogeno mi sento ancora una volta di citare il progetto Hydrogen Valley in corso di realizzazione presso il Centro Ricerche della Casaccia. Una infrastruttura pubblica, un grande laboratorio a cielo aperto, che, oltre a dimostrare e validare le nuove tecnologie, avrà anche il ruolo di “informare” e di accrescere la consapevolezza dei cittadini sulla fattibilità, sulla sostenibilità economica, ambientale e sociale, e sulla sicurezza di un intero ecosistema ad idrogeno. 

Questo sito web utilizza i cookie! Acconsenti ai nostri cookie, se continui ad utilizzare questo sito web.