L’Unione europea non fa abbastanza per stimolare gli investimenti sostenibili?

Investimenti sostenibili - Foto di Ron Lach da PexelsLa transizione ecologica non è a costo zero e il passaggio a un’economia senza emissioni richiede investimenti importanti sia pubblici che privati. Ma, secondo una relazione della Corte dei conti europea, Bruxelles non fa abbastanza per dirigere i fondi disponibili verso attività sostenibili.

Il puzzle dei fondi europei per ambiente e clima

Il mirino della Corte, in particolare, è rivolto alla mancanza di misure di accompagnamento per fronteggiare i costi ambientali e sociali delle attività economiche non sostenibili. Secondo la relazione, infatti, la Commissione dovrebbe applicare criteri coerenti per determinare la sostenibilità degli investimenti finanziati dal bilancio UE ed effettuare interventi più mirati per creare opportunità di investimento sostenibile. 

“Le azioni dell’UE in materia di finanza sostenibile non saranno pienamente efficaci se non vengono adottate ulteriori misure per tener conto dei costi ambientali e sociali delle attività non sostenibili”, ha dichiarato Eva Lindström, il membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “Le attività non sostenibili sono ancora troppo redditizie. La Commissione ha fatto molto per rendere trasparente questa insostenibilità, ma il problema di fondo deve essere ancora affrontato”. 

Le questioni principali sul tavolo sono due: da un lato, il mercato non tiene conto degli effetti negativi sul piano ambientale e sociale delle attività non sostenibili; dall’altro, vi è una mancanza generale di trasparenza su cosa sia sostenibile. A giudizio della Corte, il piano d’azione per la finanza sostenibile della Commissione ha affrontato tali nodi solo in parte e molte misure hanno subìto ritardi e richiedono ulteriori azioni per diventare operative.

La Corte sottolinea la necessità di attuare integralmente il piano d’azione e sottolinea l’importanza di completare il sistema comune di classificazione delle attività sostenibili, la cosiddetta tassonomia dell’UE, sulla base di criteri scientifici. E raccomanda misure aggiuntive per far sì che i prezzi delle emissioni di gas a effetto serra ne rispecchino meglio il costo ambientale. 

Ma il radar della Corte non è solo rivolto sulla Commissione europea: la relazione sottolinea anche l’importanza del ruolo svolto dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) in materia di finanza sostenibile. 

La Corte sottolinea che il sostegno fornito dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) non è stato concentrato là dove gli investimenti sostenibili sono maggiormente necessari, in particolare nell’Europa centrale e orientale. Inoltre, tali fondi sono stati spesi solo in minima parte per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Per imprimere una svolta, la Corte raccomanda alla Commissione di sviluppare, in cooperazione con gli Stati membri, una riserva di progetti sostenibili. 

Infine, la Corte ha rilevato anche che il bilancio dell’UE non ha applicato pienamente le buone pratiche in materia di finanza sostenibile e mancano criteri scientifici uniformi per evitare danni significativi all’ambiente. Solo nel programma InvestEU gli investimenti vengono valutati rispetto a standard sociali e ambientali paragonabili a quelli utilizzati della BEI. 

Di conseguenza si corre il rischio che, per stabilire la sostenibilità ambientale e sociale delle medesime attività finanziate da programmi UE diversi, tra cui il Recovery Fund, possano essere utilizzati criteri non sufficientemente rigorosi o non uniformi. Molti dei criteri utilizzati per monitorare il contributo del bilancio dell’UE al raggiungimento degli obiettivi climatici poi non sono così stringenti e scientificamente fondati come quelli sviluppati per la tassonomia dell’UE. 

La Corte raccomanda perciò di applicare uniformemente in tutta l’UE il principio “do no significant harm, come dovrebbe avvenire anche per la tassonomia.

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