I contributi a fondo perduto non esistono

Andrea GalloColoro che prevedono, non hanno conoscenza.

Konrad Lorenz, Nobel per la medicina, disse che "Ogni uomo ha un campo di conoscenza sempre più ristretto nel quale egli deve essere esperto per poter competere con le altre persone. Lo specialista conosce sempre più cose su sempre meno argomenti e alla fine conosce tutto di niente."
Una conoscenza troppo specialistica forse non porta all'ignoranza ma sicuro non permette di considerare e risolvere il problema nel suo insieme.

Questa asserzione è valida tanto per gli esperti virologi che si prodigano a disegnare decine di scenari invece di comunicare in maniera chiara ed univoca a strutture sanitarie e cittadini i comportamenti per contenere il contagio, quanto per gli economisti, sociologi e psicologi che assistono il Governo nel varo degli aiuti per fronteggiare l'emergenza.

E' evidente che il problema ha risvolti economici e sociali che non sono meno importanti di quelli sanitari. La sintesi politica per addivenire alle scelte migliori non è pertanto semplice; peraltro in qualunque ambito - che sia economico, sanitario o sociale - è necessario mantenere una visione complessiva della situazione e delle possibili conseguenze degli interventi, oppure la loro efficacia ne risulterà minata.

Sulla questione economica, è ormai corale la richiesta di contributi a fondo perduto ai settori maggiormente colpiti dall'emergenza. I primi a sostenere questo tipologia di aiuto sono probabilmente stati alcuni economisti di Bankitalia (Giorgio Gobbi, Francesco Palazzo e Anatoli Segura), indicando come efficace soluzione di breve termine i trasferimenti diretti alle imprese da parte del governo per compensare la perdita di fatturato e coprire le spese operative.

La giustificazione di questo intervento sta nell'azzeramento dei ricavi di alcune aziende senza che l'impatto negativo sui flussi di cassa possa essere compensato da riduzioni contingenti dei costi e dagli aiuti pubblici già disponibili, quali la cassa integrazione guadagni. Trasferimenti aggiuntivi a fondo perduto eviterebbero o ridurrebbero fortemente la necessità delle imprese di indebitarsi verso il sistema finanziario.

Gli economisti rilevano giustamente che le banche avrebbero meno rischi di incorrere in perdite sui crediti in essere e soprattutto che per procedere in tal senso

  • lo Stato si deve far carico nell'immediato di un ingente spesa,
  • devono essere superati i vincoli normativi a livello europeo,
  • devono definirsi criteri di ammissibilità delle imprese agli aiuti pubblici che non creino eccessive controversie con le parti sociali e tra settori economici diversamente colpiti dalla crisi.

I punti sopra elencati sono tutti nodali. Le richiesta di varare questi trasferimenti è ragionevole e anche a livello europeo se ne discute senza pregiudizi, anzi in senso favorevole, perché l'enormità dell'impatto su settori come quello turistico, culturale, trasporti è indiscutibile.

L'unico elemento che non è ancora emerso è che i contributi a fondo perduto non esistono. Le risorse per trasferire somme di denaro alle imprese alla fine sono sempre tasse che i cittadini versano allo Stato, usati per erogare i suoi servizi e per pagare gli interessi sul debito che dovrà fare per consentire l'erogazione degli aiuti.

Ciò non significa che non debbano essere concessi, piuttosto che se ne debba tenere particolarmente conto nelle scelte del Governo. I tempi e le modalità di riapertura contano. Di nuovo torna l'indicazione di Draghi sulla rapidità di intervento. Più a lungo si tengono ferme intere regioni - 16 poco colpite dal contagio - e settori economici, più tasse ed interessi ci saranno in futuro da pagare. Inoltre la perdita di competitività del nostro sistema rispetto ad altri paesi che hanno gestito/gestiranno meglio la Fase 2 - riaprendo prima settori cruciali - porterà altri danni difficilmente recuperabili.

Lorenz disse nel 1970 che ci sono gruppi sociali sulla Terra dove a governare sono i più intelligenti. Come esempio citò i babbuini. Tra loro chi è più saggio ed esperto prende le decisioni (il genere umano pare non riesca ad imitarli). Aggiunse che tale saggezza è propria degli scienziati, ma che fino ad allora non erano stati sufficientemente consci delle loro responsabilità. 

Dopo 50 anni si spera che lo siano diventati, senza limitarsi alle loro specializzazioni. Dalla zoologia di Lorenz è pertanto necessario passare alla filosofia di Lao Tzu: "coloro che hanno conoscenza, non prevedono. Coloro che prevedono, non hanno conoscenza."

Tardare la riapertura delle attività economiche e pagare interessi sul maggior debito necessario per erogare più aiuti non è una previsione.

Salvare l'economia e vite umane non avrà mai prezzo

Coronavirus: la dignità per ricostruire 

Questo sito web utilizza i cookie! Acconsenti ai nostri cookie, se continui ad utilizzare questo sito web.