Legge Delega Spettacolo – le richieste della Conferenza delle Regioni

Spettacolo - Photo credit: Image by TravelCoffeeBook on Pixabay Il Consiglio dei Ministri ha approvato la legge delega in materia di spettacolo dal vivo, che prevede anche modifiche al Codice dei beni culturali e paesaggio, ma il testo non è passato per la Conferenza delle Regioni e sui contenuti non c'è ancora chiarezza.

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Il testo del disegno di legge delega per il riordino della normativa in materia di spettacolo e per la modifica del Codice dei beni culturali e del paesaggio, approvato il 28 febbraio dal Consiglio dei Ministri, non ci è ancora stato trasmesso ufficialmente, né siamo stati coinvolti in fase di preparazione del provvedimento. Così la coordinatrice della commissione Beni e attività culturali della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Tiziana Gibelli, ha aperto la sua audizione presso la commissione Istruzione pubblica e Beni culturali del Senato.

Legge delega per Codice dello Spettacolo

In base al comunicato pubblicato al termine del Consiglio dei Ministri, la legge delega impegna l'Esecutivo a introdurre, attraverso la redazione di un “Codice dello spettacolo”, una nuova disciplina complessiva dello spettacolo dal vivo nelle sue diverse espressioni, con l'obiettivo di conferire al settore un assetto più efficace, organico e conforme ai principi di semplificazione delle procedure amministrative e ottimizzazione della spesa e volto a migliorare la qualità artistico-culturale delle attività, incentivandone la produzione, l'innovazione, nonché la fruizione da parte della collettività.

Inoltre, sempre secondo quanto anticipato dalla nota del Governo, la legge delega prevede anche l'adozione di disposizioni di modifica del Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo n. 42-2004) al fine di consentire un riordino sistematico della materia e l'adeguamento alle riforme intervenute successivamente all’emanazione del Codice, come il Codice dei contratti pubblici e quello del Terzo settore.

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Regioni, il Governo non ci ha coinvolti

Non essendo in possesso del testo, non siamo in grado di esprimere un parere di merito, ma solo alcuni principali generali, ha spiegato la rappresentante della Conferenza delle Regioni in audizione a Palazzo Madama.

Il primo è il principio della leale collaborazione, che sarebbe il modo migliorare di lavorare per evitare ricorsi e ritardi, considerando che nella promozione e organizzazione di attività culturali lo Stato fissare i criteri fondamentali, mentre spetta alla Regione adottare la normativa di dettaglio, ha ricordato Gibelli.

Il secondo principio, secondo le Regioni, sarebbe quello di istituire una cabina di regia istituzionale, quindi in questa fase senza il coinvolgimento dei rappresentanti di categoria, che definisca i contenuti dei provvedimenti, condividendo obiettivi e risorse, a partire dalla destinazione e la gestione del Fondo Unico dello Spettacolo (FUS).

Lo spettacolo dal vivo è uno dei perni dell'azione culturale di un'istituzione, tanto da essere supportato anche nei paesi in cui l'intervento pubblico è limitato, ha continuato Gibelli, anticipando che le Regioni si aspettano un incremento della dotazione del Fondo Unico dello Spettacolo, con un budget specifico per le fondazioni lirico sinfoniche, e il mantenimento pluriennale del livello di finanziamento per dare continuità alle politiche di sviluppo.

Secondo le Regioni, inoltre, occorrono strumenti che favoriscano la collaborazione tra pubblico e privato e per il sostegno ai progetti di rete, multidisciplinari e interregionali, per la creazione di un effettivo sistema dello spettacolo nazionale.

Infine, ha concluso Gibelli, per quanto riguarda gli interventi a favore di lavoratori e imprese, vanno tutelati i lavoratori dello spettacolo, prevedendo idonei ammortizzatori sociali e introducendo anche forme di incentivazione fiscale a favore delle imprese dello spettacolo.

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