Rapporto Eurispes - maggioranza italiani favorevoli a UE e moneta unica

Rapporto Italia 2019 - Photo credit: Eurispes Cresce la fiducia nelle Istituzioni, ma restano basse le aspettative circa la possibilità di conseguire risultati concreti. La fotografia dell'attualità politica e sociale nella 31edizione del Rapporto Italia di Eurispes, presentato questa mattina a Roma.

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Sei dicotomie, illustrate attraverso altrettanti saggi e 60 schede fenomenologiche, per affrontare i temi che secondo l’Eurispes sono al momento particolarmente rappresentative dell'attualità politica, economica e sociale del nostro Paese: Pubblico/Privato; Sovranismo/Mondialismo; Lavoro/Tecnologia; Identità/Differenza; Realtà/Rappresentazione; Sicurezza/Insicurezza.

Ad arricchire il Rapporto Italia, presentato questa mattina a Roma, le indagini campionarie che, nell’edizione di quest’anno, hanno sondato alcuni dei temi tradizionalmente proposti dall’Eurispes e altri di recente interesse: la fiducia nelle Istituzioni, l’opinione sull’operato del Governo, la situazione economica delle famiglie e i consumi, il mondo del lavoro, ecc.

L’edizione 2019 ruota attorno al concetto di Qualità, scelto come “parola chiave”, perchè la sua mancanza, secondo il Rapporto, contraddistingue le tendenze sociali, economiche, politiche e culturali in atto nel Paese.

“Si sta affermando nella società italiana una nuova patologia, la “qualipatia”, intesa nell'accezione negativa, ovvero l’avversione ed il rifiuto per tutto ciò che richiama la qualità. Una patologia che archivia l’essere e santifica l’apparire, che esalta il contenitore a discapito del contenuto, che premia l’appartenenza e mortifica la competenza”, ha commentato il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara.

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Ritorno di fiamma tra cittadini e Istituzioni

Aumenta il numero dei cittadini che esprimono un aumento di fiducia nei confronti delle Istituzioni rispetto al 2018 (20,8% contro il 13% del 2018 e il 7,7% del 2017). Parallelamente, diminuiscono gli sfiduciati dal 34,4% al 29,4%.

L’apprezzamento nei confronti del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si “impenna” dal 44,5% al 55,1%; in particolare, è raddoppiato il consenso da parte degli elettori del Movimento 5 Stelle (dal 30,1% al 59,4%). Cresce anche il gradimento nei confronti del Governo di oltre 15 punti rispetto all’anno scorso (36,7%). I consensi nei confronti del Parlamento arrivano al 30,8%, quelli verso la Magistratura raggiungono il 46,5%.

Si conferma il sentimento di fiducia nei confronti delle Forze dell’ordine. L’Arma dei Carabinieri raccoglie l’apprezzamento di 7 italiani su 10 (70,5%; nel 2018 era il 69,4%), la Polizia del 71,5% (+4,8% rispetto al 2018), la Guardia di Finanza è pressoché stabile (68,3%; nel 2018 era il 68,5%).

Scetticismo rispetto ai traguardi da raggiungere

Nell’indagine sono state poste alcune domande per capire le aspettative e il giudizio sull’operato dell’attuale Governo. I valori espressi in termini di apprezzamento per il Governo Lega-M5S non sempre concordano con il livello di fiducia nelle azioni future dell’Esecutivo.

La capacità di risanare i conti pubblici convince solo il 26% dei cittadini; un terzo degli italiani (33,2%) è convinto che le politiche adottate concorreranno a rilanciare i consumi; poco più di 3 su 10 (31,5%) credono che si riuscirà a combattere la disoccupazione; il 30,8% pensa che il Governo riuscirà a dare prospettive ai giovani; il 32,9% che aumenterà la tutela dei diritti; il 29,9% è certo che questo Governo sia garanzia di unità e coesione del Paese; la capacità di tenere alta l’immagine dell’Italia nel contesto internazionale convince il 31,4% degli italiani.

Solo il 28,6% è fiducioso del fatto che verranno elaborate politiche a sostegno della famiglia tali da aumentare il tasso di natalità; ancora più bassa la percentuale di chi ritiene che verrà abbassata la pressione fiscale (27,2%). Il giudizio degli italiani risulta d’altra parte più ottimista su alcuni particolari temi proposti: nel 53,3% dei casi si dicono fiduciosi sulla possibilità che il Governo sappia gestire le problematiche legate alla crisi dell'immigrazione e nel 51% dei casi che saprà tutelare il Paese dalle minacce del terrorismo internazionale.

Il sostegno del Made in Italy nel mondo sarà un fiore all’occhiello dell’Esecutivo secondo il 48,1% delle indicazioni. Le voci relative alla futura capacità di contrasto alla criminalità organizzata e quello alla microcriminalità raccolgono entrambe l’opinione positiva del 43% circa degli italiani.

Debito pubblico, immigrazione, reddito di cittadinanza e flat tax

Rispetto ad azioni già intraprese dal Governo, la scelta di aumentare il debito pubblico per finanziare maggiori spese ha diviso il campione a metà: il 51,9% contrario, il 48,1% favorevole.

Il 69% è favorevole al rimpatrio di tutti gli immigrati irregolari; parallelamente, il 68,9% è d’accordo sulla necessità di contenere l’immigrazione. Il 63,4% è d’accordo sulla riforma della legge Fornero; solo il 44,6% concorda sull’istituzione del reddito di cittadinanza e meno della metà (47,2%) sull’introduzione della flat tax.

Solo 1 italiano su 10 crede che lo Stato debba vendere le proprie infrastrutture; quasi 6 su 10 sono convinti, invece, che debba possederle anche se in modi differenti (59,6%): per il 28% le infrastrutture devono essere gestite in maniera diretta dallo Stato, per il 16,8%, pur conservandone la proprietà, lo Stato deve cedere la gestione a imprese private e per il 14,8% ad imprese pubbliche.

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Per sei su dieci l'Italia deve rimanere in Europa

Quasi la metà dei cittadini (49,5%) rimane su una posizione equilibrata, affermando che per l’Italia far parte dell’Unione europea comporta vantaggi e svantaggi. Quasi uno su cinque (19,2%) pensa invece che per l’Italia far parte dell’Unione rappresenti un valore aggiunto, mentre il 13,4% crede sia uno svantaggio. Il 17,9% non ha voluto prendere una decisione.

Oltre sei italiani su dieci (60,9%) ritengono che il nostro Paese debba restare in Europa (+12,1% rispetto all’indagine del 2017), solo il 14,2% vorrebbe uscirne definitivamente (-7,3% rispetto al 2017); ben un quarto non sa orientarsi (24,9%).

La maggioranza degli italiani vuole che l’euro continui ad essere la moneta corrente (53,1%), solo il 23,9% vorrebbe che l’Italia uscisse dalla moneta unica; molti (23,9%) non hanno saputo rispondere.

Quasi quattro intervistati su dieci (39,2%) ritengono che l’Italia debba rispettare una regola imposta dall’Europa anche se va contro gli interessi del Paese, ma, nello stesso tempo, credono che si debba impegnare affinché possa essere modificata. Il 20,5% suggerisce di non rispettare regole che ledono i nostri interessi e il 12,4% afferma che, anche se non condivisa, una regola va comunque rispettata. Il 27,9% non sa rispondere.

Per quasi quattro cittadini su dieci (39,3%) l’Unione europea resisterà nonostante le difficoltà, il 19,3% è convinto che dopo la Brexit un altro paese membro uscirà dall’Unione, il 16,3% crede che l’Europa unita non sia destinata a durare; il 24,1% non si esprime.

Il 45% deve attingere ai risparmi per arrivare a fine mese

Il 41,8% dei cittadini ritiene che negli ultimi 12 mesi, la situazione economica del Paese sia rimasta stabile, con un valore superiore a quello del 2018 di quasi 3 punti (38,9%) e di quasi 20 punti rispetto al 2017 (22,2%). In parallelo, diminuiscono coloro che ravvisano un peggioramento (38,6%, -2,9% rispetto al 2018); contenuta in un 12,7% la percentuale degli ottimisti.

Tuttavia, ben il 45,1% degli italiani afferma di essere costretto a utilizzare i risparmi per arrivare alla fine del mese (40,7% nel 2018) mentre un terzo non ha difficoltà (33%); il 22% riesce a risparmiare; più di 1 su 4 (27,7%) incontra difficoltà a pagare le utenze; il 21,1% a sostenere le spese mediche.

Tra coloro che hanno un mutuo, quasi un terzo (32,7%) paga con fatica le rate e la metà di chi è in affitto fatica a pagare il canone. Per far fronte alle difficoltà, il 32,6% è stato costretto a ricorrere al sostegno economico della propria famiglia di origine, uno su dieci ha chiesto prestiti a privati (10,1%).

Boom per le spese delle badanti

I consumi delle famiglie italiane rimangono mediamente stabili rispetto ai valori dello scorso anno. Secondo la rilevazione dell’Eurispes, a gennaio 2019, gli italiani hanno mantenuto le stesse abitudini per i prodotti alimentari (56,2%), gli animali domestici (58,2%), i controlli medici (52%), le automobili (51,4%), la bellezza (49,7%), l’abbigliamento (49,5%) e le pulizie domestiche (47%).

Le spese si sono mantenute stabili o sono diminuite per viaggi e vacanze (in media il 43,9%), pasti fuori casa (in media il 43%), articoli tecnologici (in media il 40,6%), mobili (in media il 44,2%), attività sportive (in media il 44,6%). Per gli spettacoli il 47,4% ha speso meno, il 43,6% ha speso la stessa cifra.

Un vero è proprio boom ha, invece, registrato la voce di spesa dedicata alle badanti: dal 24,9% del 2018 all’attuale 42,2% di italiani che affermano di aver speso di più per questa voce; in particolare, a spendere di più sono le persone che vivono sole (62,5%). Quasi tre italiani su dieci hanno speso somme più alte per la baby sitter (29,6%); un altro 29,3% per l’istruzione scolastica privata dei figli e il 26,6% per le attività sportive ed extra scolastiche dei figli.

Oltre la metà compra sul Web

Più della metà degli italiani acquista prodotti on line (52,9%): il 24,8% lo fa “qualche volta”, quasi 1 su 4 “spesso” (18%), 1 su 10 “abitualmente” (10,1%). A fronte di un 31,4% che non acquista mai on line e di un 15,7% che lo fa “raramente”. Gli uomini acquistano on line più spesso delle donne (57,1% contro il 48,6%). Al primo posto l’acquisto di biglietti ferroviari e aerei (75,4%), seguiti dai capi di abbigliamento (63,4%), dalle apparecchiature tecnologiche (61,6%) e da viaggi e vacanze (53,7%).

La metà del campione rinuncia ad acquistare on line non perché sia ostile all’idea ma perché non ha dimestichezza con la tecnologia (47%). L’altra metà si divide tra chi preferisce valutare il prodotto dal vivo (18,3%), chi non si fida a inserire i riferimenti della carta di credito on line (13,5%), chi teme che il prodotto arrivi danneggiato (6,7%).

In particolare, le donne più degli uomini sentono l’esigenza di valutare il prodotto dal vivo (23,9% contro l’11% degli uomini). Quasi 3 su 10 sono attratti dai prezzi vantaggiosi (27,1%), un quinto apprezza la vastità della scelta (20,4%), il 13,8% sceglie questa modalità per la rapidità e la praticità, il 38,7% per tutti questi motivi insieme.

Doppio lavoro per un intervistato su cinque

Il 58,3% di quanti hanno partecipato all’indagine dell’Eurispes afferma di avere un lavoro. Più della metà del campione (54,2%) dichiara che la sua posizione lavorativa gli permette (“molto” e “abbastanza”) di fare progetti per il futuro (nel 2013 i pessimisti erano il 64%); resta comunque alta la percentuale di quanti non hanno questa sicurezza (45,8%).

Rispetto al 2013 risulta aumentata di quasi 15 punti la quota di quanti possono permettersi determinate spese. Rispetto a 6 anni fa, aumenta di più di dieci punti percentuali la quota di quanti si sentono sicuri di garantire una stabilità alla propria famiglia grazie al proprio lavoro (dal 46,5% al 56,8%).

Una quota interessante del campione afferma di essersi trovata nell’ultimo anno nella condizione di svolgere un doppio lavoro (22,3%), lavorare senza contratto (21,2%) o svolgere un lavoro con qualifiche inferiori rispetto alle proprie competenze (24,2%). I più esposti sono i giovani tra 18 e 34 anni, che hanno lavorato senza contratto nel 58,6% dei casi per i 18-24enni e nel 34,7% per i 25-34enni.

I disagi più sentiti dai lavoratori italiani sono la mancanza di tempo da dedicare a se stessi (48,5%), i carichi troppo pesanti di lavoro (47,7%), gli spostamenti casa-lavoro (44,4%) e le difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia (41,8%). Il 38,6% lamenta l’assenza di stimoli professionali, mentre sono circa il 32% coloro i quali dichiarano di avere rapporti conflittuali con i colleghi ed il 30% con i superiori. 

Ritardi o mancate retribuzioni sono proprio la motivazione più frequente che ha costretto a cambiare lavoro: lo ha affermato il 14,4% dei lavoratori, a cui si aggiunge un ulteriore 14,5% che ha pensato di farlo. Ad abbandonare il posto di lavoro a causa del mobbing è stato il 7,1% dei rispondenti, a cui va aggiunto il 16,5% che ci ha pensato, ma non lo ha fatto, per un totale del 23,6%.

L’assenza di un contratto è stata la spinta a lasciare il lavoro nel 12,7% dei casi. Il 40,6% dei lavoratori ha pensato di mettersi in proprio avviando un’attività autonoma: fra questi il 15% lo ha fatto con successo, il 9,7% ha avviato un’attività in proprio, ma non ha avuto successo e il 15,9% vorrebbe farlo, ma non ne ha la possibilità.

Sintesi Rapporto Italia 2019

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