Startup – ShargeMe, lo sharing per ricaricare le auto elettriche

ShargeMe - foto pagina Facebook ShargeMeUna startup che promette di rivoluzionare il mondo delle auto elettriche, che al CES di Las Vegas ha fatto il pieno di apprezzamenti, e richieste di investimento. Qualche domanda a Marin Krosi, cofounder di ShargeMe.

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C’era anche una delegazione italiana al CES 2018, la più importante fiera dell’elettronica e della tecnologia, che si è tenuta a inizio gennaio a Las Vegas. E in questa delegazione c’era anche ShargeMe, la startup che permette la condivisione della ricarica delle auto elettriche. Marin Krosi, CEO e co-fondatore, ci racconta le origini e le prospettive della startup.

Innanzitutto come funziona, praticamente, ShargeMe?

Sarà una piattaforma digitale online, facilmente accessibile via web o mobile app, che metterà in contatto in tempo reale i possessori di veicoli elettrici per accordarsi su una percentuale di ricarica e un prezzo profittevole con cui un’auto elettrica può ricaricarne parzialmente un’altra.

Non vi sarà necessità della presenza contemporanea di entrambi i proprietari, perché una delle due auto sarà controllata via internet dalla piattaforma per quanto riguarda sia l’apertura dello sportellino sia l’abilitazione del flusso di elettricità.

Uno dei due possessori presente sul posto collegherà il cavo da veicolo a veicolo e attiverà via app il processo di ricarica. Stiamo anche brevettando un sistema ingegnoso nel caso in cui non fosse possibile collegare fisicamente via cavo le due auto.

Quando e com'è nata l'idea?

L'idea faceva parte di un insieme di progetti con cui nell'estate del 2017 io e la co-founder Sabrina Velikonja siamo andati ad esplorare San Francisco e la Silicon Valley: là siamo rimasti completamente affascinati dalla diffusione delle auto elettriche in tutte le fasce della società, non solo tra le persone più benestanti. Quindi abbiamo istintivamente capito che questo era il progetto su cui puntare in questo momento, perché il mercato era pronto.

Su quali mercati puntate? Il ritardo italiano nella diffusione dell'auto elettrica rischia di penalizzarvi o potrebbe essere un'opportunità?

Ovviamente il mercato veicoli elettrici del Centro-Nord Europa è in una fase di maturità avanzata.

In Italia circa il 10% degli occupati lavora nell'indotto del motore a scoppio, quindi da noi si è sempre avuto quasi paura nel fare il passaggio all'elettrico troppo velocemente per l'impatto che ciò potrebbe avere. Per noi però l'Italia è un'occasione d'oro: gli utenti di ShargeMe genereranno reddito con il loro rivendere elettricità in modo profittevole e quindi noi rendiamo possibile il passaggio all'elettrico in modo sostenibile.

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Sotto il profilo finanziario, com’è nata ShargeMe?

La startup non è ancora fondata da un punto di vista di forma giuridica, ma ciò non significa che non esista: per esempio Facebook esisteva come startup diversi mesi prima di quando la Facebook srl è stata fondata in Delaware negli USA.

Noi siamo proprio in quelle piacevoli settimane prima della concretizzazione formale di un sogno che a livello pratico è già una realtà: abbiamo rappresentato l'Italia al CES di Las Vegas due settimane fa come una delle startup italiane più promettenti.

Avete usufruito di strumenti agevolativi o avete investito personalmente in ShargeMe?

Ad ora gli unici soldi investiti in ShargeMe provengono dalle nostre finanze personali. Anche se la settimana del CES siamo ormai inondati ogni giorno di persone di tutto il mondo che voglio investire o collaborare assolutamente con noi.

Raccontaci di Las Vegas: com’è andata al CES 2018?

E’ stato un trionfo di apprezzamenti a 360 gradi da parte di diversi stakeholder da tutte le parti del mondo. E quando una varietà così ampia di soggetti interessati apprezzano tutti, indistintamente, il progetto allora capisci che sei su qualcosa di veramente grande.

Ci sono investitori interessati alla startup?

Già dall’articolo di La Repubblica del primo gennaio non passa giorno che non ci contatti qualcuno dall'Italia per investire o collaborare con noi. E dopo il CES di Las Vegas la cosa si è estesa anche a realtà estere: tanti investitori e anche semplicemente gente ricca che al CES ci ha conosciuto personalmente e vogliono avere a che fare con noi in qualche modo.

Ora quindi noi possiamo anche permetterci di selezionare chi portare a bordo, e abbiamo dato priorità ad un fondo di Venture Capital di Londra che già da fine ottobre ci segue con passione e professionalità: la due diligence dovrebbe iniziare a metà febbraio.

A Las Vegas abbiamo conosciuto per caso un altro fondo di Venture Capital che si è detto molto interessato a noi, un’alleanza importante tra diverse case produttrici automobilistiche mondiali.

Cosa consiglieresti a uno startupper?

Per riprendere la battuta di Brad Pitt in Fight Club, direi che "Prima regola dello startupper: non ci sono regole".

L'innovazione e l'imprenditorialità partendo da zero implica necessariamente una buona dose di incertezza, pertanto diffidare di chi impone una serie di regole esatte per fare startup.

Mi piace molto Steve Jobs quando dice che i puntini si collegano solo guardandosi indietro, ma mentre vai avanti devi avere fiducia nel tuo cuore e nel tuo istinto che ti stanno guidando la dove è tuo destino di arrivare.

Tecnicamente aggiungerei solo due strumenti: 1) la legge dei ritorni marginali decrescenti, cardine dell'economia neoclassica e 2) essere Lean nella startup, più siete leggeri e flessibili più sarà facile adattare la vostra value proposition al corrente stato del mercato.

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