Un nuovo tema per lo European Business Summit: cooperazione internazionale

EBS Speakers Moscovici and Varoufakis Digitalizzazione è stata la parola più usata nei 2 giorni di incontri e dibattiti dell’evento organizzato ogni anno dalle federazioni delle associazioni imprenditoriali europee, insieme a lavoro, crescita, venture capital e startup. Poteva forse però valere la pena di provare a parlare anche di cooperazione internazionale per lo sviluppo.

La cooperazione allo sviluppo è una forma di collaborazione che avviene tra Stati e organizzazioni internazionali con l'obiettivo di aiutare la crescita economica delle aree considerate deboli, e comprende una gamma vasta di fattori di sviluppo: nutrizione, sanità, istruzione, sicurezza, ecc...). Nasce in ambito governativo dopo il secondo conflitto mondiale e dalla fine del XX secolo viene affiancata e sostenuta grazie anche da quella non governativa, legittima rappresentanza della società civile.

In Europa le previsioni di crescita economica sono sempre molto ridotte rispetto a quelle degli USA, che dopo la crisi hanno toccato incrementi del PIL del 5%. Abbiamo inoltre una instabilità politica in nord Africa e Medio Oriente che comporta i ben noti e seri problemi di immigrazione.

Tuttavia queste aree geografiche, così vicine al territorio europeo, potrebbero diventare importanti opportunità di sviluppo per l’Unione, purché gli sforzi dei programmi di cooperazione internazionale vengano aumentati considerevolmente. 

Il lancio della strategia europea per un mercato unico digitale e il piano investimenti di Juncker porteranno senz’altro dei risultati, ma non sembrano in grado di rilanciare veramente l’economia della Ue oltre l’1,6% di incremento annuo del Pil.

I freni alla crescita del vecchio continente sono ben conosciuti, vanno dalla eccessiva tassazione e regolamentazione - come pure riconosciuto da qualche commissario - alla burocrazia invadente e a disponibilità di venture capital sensibilmente inferiori rispetto agli USA, per cui tardiamo a portare sui mercati vera innovazione.

Superare i contrasti tra gli stati membri per varare efficaci politiche industriali non è compito facile. Lavorare invece sul rafforzamento dei programmi di cooperazione e di aiuto allo sviluppo in Africa potrebbe invece risultare meno arduo, perchè i benefici sarebbero probabilmente più immediati e comunque a vantaggio di tutti.

Invece di concentrarsi su cosa è meglio tra Triton o Mare Nostrum, andrebbe rivista la politica internazionale della Ue e lanciati programmi più audaci e strutturati di EuropeAid.

Associazioni imprenditoriali  e multinazionali - specie quelle che hanno enormi riserve di liquidità grazie alla diffusione delle tecnologie digitali - avrebbero tutto l’interesse ad influenzare i politici europei in questo senso, nonchè ad investire loro stesse pesantemente nei PVS, al fine di ottenere un consistente allargamento del mercato.

Al Summit l’attenzione mediatica è salita quando ha parlato il ministro greco che non riesce a trovare un accordo per ripagare i debiti del suo paese. Speriamo che tale attenzione salga anche su chi scrive che l’Europa non può essere l’economia dell’1% di crescita e che gli investimenti nei PVS ed una intelligente strategia di politica internazionale possono generare lavoro e occupazione anche per gli europei.

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