Formazione: si' della Cgil alla riforma Sacconi

Maurizio SacconiPer una volta un accordo che mette d’accordo esecutivo, sindacati di ogni bandiera e Confindustria. E’ stata raggiunta l’intesa tra le parti sociali, lo scorso 17 febbraio a Palazzo Chigi, sulle linee guida che rivoluzionano la formazione nel settore privato. Un nodo cruciale per venire incontro alle esigenze dei sempre più numerosi disoccupati e cassintegrati. Dall’inizio della crisi alla fine del 2010 i posti di lavoro persi, secondo le stime della Banca d’Italia, saranno circa 1 milione 500 mila. Sul piatto 2,5 miliardi di euro provenienti dal Fondo Sociale Europeo, dal fondo per l’occupazione del ministero del Lavoro e dal prelievo dello 0,30% sul monte salari.

L'intesa tra Governo, Regioni e parti sociali punta a identificare i fabbisogni professionali territorio per territorio e a mettere in campo una formazione nelle imprese più che in aula per dare risposte concrete a coloro che hanno perso il lavoro, ai cassaintegrati, alle persone in mobilità e ai giovani che sono alla ricerca della prima occupazione.

Il numero uno del ministero di via Veneto, Maurizio Sacconi, ha definito “molto significativo" l'accordo sulla formazione siglato ieri a palazzo Chigi. Fino ad ora - ha detto - le risorse erano state spese "poco e molto male".

“Quando il merito è positivo, la Cgil firma. Quando è negativo non lo fa". Ad affermarlo, il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, commentando la firma dell'accordo sulla formazione a palazzo Chigi. La Cgil ha firmato l'intesa sulla formazione per "senso di responsabilita" ma l'adesione è stata motivata con "due punti di formale dissenso", di metodo e di merito: è quanto si legge in una lettera della segreteria confederale della Cgil inviata oggi al Governo.

Ma vediamo in sintesi cosa prevede la riforma:

  • rilancio della cabina di regia nazionale per la rilevazione, a livello territoriale e settoriale, dei fabbisogni delle figure professionali;
  • estensione del libretto formativo come strumento di registrazione delle competenze, anche con il coinvolgimento degli enti bilaterali;
  • rilancio del contratto di apprendistato;
  • rilancio, in particolare per gli over 50, i giovani e le donne, del contratto d'inserimento.

L’intesa sulla formazione prevede anche accordi di formazione lavoro per il rientro anticipato dei cassintegrati e la possibilità di impiego di parte delle risorse dei fondi interprofessionali per la formazione continua per i lavoratori soggetti a procedure di mobilità.

L'accordo, che si compone di cinque linee guida, prevede che "ferma restando la competenza esclusiva delle regioni sulla formazione professionale e la conseguente facoltà di valutare autonomamente l'eventuale impiego di proprie risorse, governo, regioni, province autonome e parti sociali si impegnano a sollevare concordemente nelle competenti sedi comunitarie il tema delle semplificazioni e di un utilizzo più flessibile del fondo sociale europeo".

Previsto anche un sistema di accreditamento su base regionale e secondo standard omogenei condivisi a livello nazionale di valutatori-certificatori, valorizzando il ruolo delle parti sociali e dei loro organismi bilaterali.  Nel testo firmato da Palazzo Chigi c’è anche l’impegno a definire, entro i primi mesi del 2011, un repertorio nazionale dei profili professionali ai fini di una certificazione uniforme delle competenze acquisite.

Giorgio Usai, direttore area relazioni industriali di Confindustria, ha espresso soddisfazione per l'intesa stipulata. "In una fase di crisi come quella cha stiamo vivendo - ha spiegato Usai - siamo in presenza di un accordo importante". Secondo il dirigente di Confindustria, infatti, non si tratta soltanto di fare del 2010 l'anno della formazione, ma di dare una "formazione specifica e immediata in funzione del fabbisogno delle imprese". Una formazione mirata, dunque, con ripercussioni positive sull'occupazione. Confindustria, ha spiegato Usai, si è inoltre impegnata a consentire l'accesso ai fondi messi a disposizione dall'associazione degli imprenditori anche a quei lavoratori che non hanno i requisiti previsti.
(a cura di Alessandra Flora)

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