Almeno sei settimane per il giudizio di Bruxelles sul Piano strutturale di bilancio di medio termine
Dopo il passaggio parlamentare del 9 ottobre, con il via libera di Camera e Senato alla risoluzione di maggioranza sul Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, il PSB è pronto all'esame di Bruxelles. La valutazione del documento che, in base alla riforma del Patto di stabilità e crescita, dettaglia il percorso di aggiustamento di bilancio dell'Italia e le riforme e gli investimenti previsti per i prossimi anni, dovrebbe essere effettuata entro sei settimane dal ricevimento. Ma potrebbe richiedere più tempo, ha fatto sapere una portavoce della Commissione europea, che ancora non conferma la ricezione del Piano italiano e indica come data ultima per Roma il 15 ottobre.
Verso la manovra: quali incentivi alle imprese nella legge di Bilancio 2025
Approvato dal Consiglio dei Ministri il 27 settembre, dopo un primo passaggio in CdM il 17 settembre, e confermato in Parlamento con il voto del 9 ottobre, il Piano strutturale di bilancio (PSB) di medio termine è chiamato a definire la traiettoria della spesa netta aggregata, cioè la spesa non finanziata da nuove entrate o risorse europee senza contare gli interessi passivi sul debito e gli effetti ciclici di particolari tipologie di spesa, che è il nuovo indicatore univoco sottoposto alla sorveglianza della Commissione nell'ambito del Patto di stabilità riformato.
Di fatto si tratta del documento che anticipa in parte la struttura di base della manovra, la cui impostazione di fondo è stata illustrata dal ministro dell’economia e finanze, Giancarlo Giorgetti, nel corso dell'audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato dell'8 ottobre. Dopo aver definito il PSB un documento "ambizioso ma realistico” ed aver ripetuto più volte la parola “prudenza”, Giorgetti ha confermato che quella che la legge di bilancio 2025 sarà una manovra caratterizzata da un taglio delle spese (ad eccezione di quelle sanitarie), in modo da evitare di aumentare le tasse. Una decisione politica che questo governo rivendica, insieme alla scelta di stabilizzare in maniera strutturale alcune misure già previste nelle scorse leggi di bilancio, come il taglio del cuneo fiscale.
Complessivamente, ha aggiunto Giorgetti, "il Piano delinea un quadro di finanza pubblica che porta ad una stabile riduzione dello stock del debito pubblico”, una “necessità ineludibile” e che, nelle battute finali della sua audizione, il ministro ha sottolineato chiaramente. L'obiettivo strategico e finale della manovra è, infatti, quello di abbattere “la spesa più odiosa che ci sia, quella per gli interessi sul debito”, che sottrae soldi per investimenti e servizi, ha spiegato Giorgetti.
A pesare sul PSB - e di riflesso, sulla Manovra - sono però alcuni fattori critici. In primis l'incertezza sulla crescita del Pil, che secondo Giorgetti è stata stimata in maniera più che prudenziale ma che invece, secondo le opposizioni, sarebbe ottimistica. In seconda battuta la mancanza di informazioni dettagliate in merito ad esempio alle coperture di bilancio o ai tagli specifici alla spesa pubblica.
Sul tema è intervenuto nei giorni scorsi anche l'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) che - pur validando il documento- segnala “carenze di informazioni nel quadro tendenziale di finanza pubblica del PSB, che avrebbe potuto assorbire maggiormente i contenuti di norma presenti nella Nota di aggiornamento del DEF (NADEF)”. L’UPB “evidenzia, in particolare, la mancanza di informazioni sullo scenario a politiche invariate e circa la rimodulazione del profilo temporale di attuazione del PNRR”.
Cosa prevede il PSB
La versione del PSB esaminata dai due rami del Parlamento fa seguito alla revisione delle stime annuali dei conti nazionali del periodo 1995-2023 che l'Istat ha rilasciato il 23 settembre, certificando il miglioramento dei conti pubblici italiani: rapporto deficit/Pil nel 2023 al 7,2% (anziché al 7,4% della stima di aprile), rapporto debito/Pil al 134,6% (contro il 137,3% stimato dall'Istituto ad aprile) e un incremento del Pil nominale di circa 100 miliardi di euro nell'ultimo triennio (+21 miliardi nel 2021, +34 miliardi nel 2022 e +43 miliardi nel 2023), ma con un calo della crescita da + 0,9 a +0,7%.
Numeri che non cambiano il quadro generale per il ministro Giancarlo Giorgetti, che non vuole sentir parlare di "tesoretti" e conferma la linea della prudenza. Nel dettaglio, i tassi di crescita della spesa primaria netta previsti sono: 1,3% nel 2025, 1,6% nel 2026, 1,9% nel 2027, 1,7% nel 2028, 1,5% nel 2029, 1,1% nel 2030 e 1,2% nel 2031. L'obiettivo è ridurre il rapporto deficit/Pil al 3,3% nel 2025 e al 2,8% nel 2026, il che consentirebbe di uscire dalla procedura per deficit eccessivo. Il debito invece continuerà a crescere nei prossimi anni, per effetto del Superbonus, per iniziare solo dal 2027 un percorso di discesa, in linea con le nuove regole che prevedono che si riduca, in media, di un punto percentuale di PIL successivamente all’uscita dalla procedura per deficit eccessivo.
Dentro questa cornice i margini di azione per il Governo sono ristrettissimi. Il Piano punterà principalmente a confermare le misure considerate prioritarie dall'Esecutivo, anzitutto il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori a basso e medio reddito e la riforma delle aliquote IRPEF, con tre scaglioni anziché quattro. I quattro scaglioni continueranno però ad applicarsi alle addizionali Irpef per evitare una contrazione del gettito per gli Enti locali. C'è poi l'impegno a tenere la spesa per la sanità sopra all’1,5% in rapporto al Pil - ma "questo significa che altre spese devono essere più basse", ha avvertito Giorgetti - , mentre sui contratti di lavoro pubblico il ministro ha confermato l’intenzione di "recuperare i valori dell’inflazione, ovvero circa il 2% annuo". Previsti inoltre “interventi finalizzati a favorire la natalità e a fornire un sostegno alle famiglie più numerose”.
Come già accennato, il PSB deve definire un percorso programmatico della spesa primaria netta finanziata da risorse nazionali da sottoporre all’approvazione del Consiglio su raccomandazione della Commissione europea. Per gli Stati con un debito pubblico superiore al 60% del PIL o con un disavanzo superiore al 3% del PIL, come l'Italia, il percorso di spesa netta dovrà garantire che, alla fine del periodo di consolidamento, il debito pubblico in rapporto al PIL si trovi su un sentiero plausibilmente decrescente e il disavanzo resti al di sotto del 3% del PIL nel medio periodo.
Vale la pena specificare che la durata del periodo di consolidamento della spesa è fissata in quattro anni. Laddove il Paese preveda, all’interno del PSB, una serie di riforme e investimenti, il periodo può salire a sette anni. Una scelta operata dall’Italia che infatti, all’interno del Piano, ha inserito le misure di riforma e gli investimenti che intende adottare. Gli ambiti di riforma scelti dal Governo riguardano la giustizia, la pubblica amministrazione (nuove competenze e programmazione della spesa), il sistema fiscale e l’ambiente imprenditoriale.
In particolare per quanto concerne quest’ultimo, il Piano prevede misure come una Legge quadro sulle PMI per favorire l’aggregazione e crescita dimensionale delle imprese e il passaggio generazionale all’interno delle stesse. Ma non solo. Tra gli altri interventi previsti figura ad esempio l’introduzione di misure per stimolare la canalizzazione degli investimenti verso l’economia reale attraverso i mercati e l’impiego produttivo del risparmio. Un intervento che evidentemente dialoga con quanto previsto a livello europeo con l’approvazione, proprio qualche giorno fa, da parte dell'Eurogruppo del Piano d’azione della Banca europea degli investimenti (BEI) per rafforzare il mercato dei capitali.
Dopo l’approvazione della risoluzione sul Piano da parte di Camera e Senato, il PSB passa all'esame della Commissione europea, che dovrebbe valutare il documento entro sei settimane, estendibili ulteriormente, secondo quanto dichiarato dalla portavoce dell'Esecutivo UE, Veerle Nuyts. A quel punto sarà la volta dell'esame da parte dei 27, per essere approvato con raccomandazione dal Consiglio dell’UE.
La portavoce non ha confermato per ora la ricezione del Piano a Bruxelles. La data ultima per l'invio da parte dell'Italia è il 15 ottobre. E sempre il 15 ottobre dovrebbe partire l'iter del Documento programmatico di bilancio (DPB), nel quale Giorgetti ha assicurato che saranno presenti molti più dettagli sui contenuti della legge di bilancio 2025.
Consulta il testo del Piano Strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029
Consulta l'audizione dell'UPB nell’ambito dell’esame del PSB 2025-29