DEF: un nuovo fondo per i progetti extra del Recovery Plan

Photo credit: PixabayApprovato dal Consiglio dei Ministri insieme a un nuovo scostamento di bilancio per 40 miliardi di euro, il Documento di Economia e Finanza (DEF) prevede l'istituzione di un nuovo fondo complementare al Recovery plan da 30 miliardi, finanziato in deficit nell’arco di durata dell’intero piano 2021-26.

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Il fondo collegato al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) avrà durata decennale e sarà alimentato con circa 6 miliardi l'anno.

Il motore di questa linea di finanziamento è la volontà di sovvenzionare i progetti eccedenti rispetto alle risorse messe a disposizione dall'UE per il Belpaese, quelli che potrebbero non essere conclusi entro il 2026 o che sono a rischio di non ottenere l'approvazione da parte della Commissione europea.  

Nella lista dei progetti finanziabili dal fondo parallelo al Recovery potrebbero rientrare in parte il Superbonus, che nel nuovo PNRR dovrebbe essere presente con la proroga dell’agevolazione al 2023 e l’estensione agli alberghi e ad altre strutture ricettive turistiche finora escluse, e alcuni degli investimenti in infrastrutture per la mobilità sostenibile, in particolare per le ferrovie locali

PNRR, ministri chiedono risorse extra per 30 miliardi  

Nei giorni scorsi è emersa, durante la consultazione delle tabelle arrivate dal Mef in preparazione della Conferenza Unificata dell'8 aprile, una criticità relativa allo squilibrio del costo delle proposte di spesa presentate, che superano il tetto delle risorse disponibili.

Infatti, se da un lato i fondi del Recovery plan di cui l’Italia ha deciso di usufruire, tra prestiti e sussidi, ammontano a 191 miliardi, dall'altro i progetti elencati nel PNRR - che entro il 30 aprile va presentato alla Commissione europea - ratavano nel complesso quasi 220 miliardi. 

Questi 30 miliardi extra, quindi, appaiono come una cifra ingente anche rispetto a quel margine di 14 miliardi che l’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, aveva mantenuto, nell'eventualità in cui Bruxelles avesse deciso di bocciare qualche progetto. Al contrario, il suo successore, Daniele Franco, ha imposto un controllo più rigoroso delle risorse, anche se ancora non quadrano i conti. 

Nel computo complessivo, un elemento che va considerato è la sinergia tra più missioni e componenti. Infatti, considerando le voci trasversali ai progetti nel Piano, la suddivisione della spesa totale tra i vari ministeri potrebbe non essere univoca: ad esempio, se si parla di digitalizzazione della pubblica amministrazione, ci sono progetti che coinvolgono contemporaneamente sia il dicastero guidato dal ministro Renato Brunetta che quello del ministro Vittorio Colao.

La selezione delle voci dovrà rispettare una serie di variabili. Tra queste la prima è l'aderenza ai vincoli fissati da Next Generation EU, come quelle relative alla transizione ecologica e al digitale, con percentuali rigide rispetto al totale di sovvenzioni e prestiti, rispettivamente 37 e 20 per cento. Bruxelles, inoltre, ha più volte ribadito che saranno favoriti gli investimenti accompagnati da adeguate riforme. Questo fattore rappresenta un limite per l'inserimento di voci di spesa corrente o di progetti che in realtà vanno a proseguire impegni già assunti nel bilancio dello Stato. 

Infatti, una parte di queste spese potrà essere salvata e finanziata con altre modalità. Del resto, come evidenziato da vari ministri i contatti informali con la commissione sono praticamente quotidiani e dunque i vari capitoli potrebbero essere aggiustati in corso d'opera, per poter risultare immediatamente operativi.

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