Sconto al posto di ecobonus e sismabonus: pronta modifica decreto Crescita

Ecobonus - Foto di PactoVisual da PixabayIl decreto Crescita ha introdotto lo sconto immediato al posto di ecobonus e sismabonus, un provvedimento che rischia di avvantaggiare le imprese con maggiore liquidità. Tre disegni di legge cercano di modificare le carte in tavola. 

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Nel mirino dei ddl c'è l’articolo 10 del decreto Crescita, che prevede la possibilità per il soggetto che sostiene le spese per interventi di efficienza energetica e antisismici di ricevere un contributo, anticipato dal fornitore che ha effettuato l'intervento, sotto forma di sconto sul corrispettivo spettante.

Tale contributo sarà poi recuperato dal fornitore sotto forma di credito d'imposta, di pari ammontare, da utilizzare in compensazione, in cinque quote annuali di pari importo, senza l'applicazione dei limiti di compensabilità.

I fornitori che hanno effettuato gli interventi a loro volta hanno facoltà di cedere il credito d’imposta ai propri fornitori di beni e servizi. Analoga facoltà è concessa ai beneficiari di detrazioni per interventi di realizzazione di opere finalizzate al conseguimento di risparmi energetici, con installazione di impianti basati sull'impiego delle fonti rinnovabili di energia, nonché ai relativi fornitori.

Gli incentivi nel decreto crescita

Tre ddl contro lo sconto in fattura

Il primo provvedimento in ordine di tempo è stato depositato dal M5S: la misura introdotta nel decreto Crescita, spiega il presidente della commissione Industria del Senato Gianni Girotto (M5S), è stata “da tutti fermamente voluta, al fine di dare impulso alla domanda e di aumentare questo tipo di interventi sugli edifici”. 

“Così però il fornitore del servizio può recuperare quanto scontato solo come credito d’imposta. Un meccanismo che giocoforza rischia di avvantaggiare le imprese più strutturate e con più liquidità, a scapito di quelle artigiane”. 

Il disegno di legge pentatellato prevede che “il credito di imposta acquisito sarà utilizzabile a decorrere dal secondo mese successivo a quello della concessione dello sconto, e non l’anno successivo. In più, il fornitore che ha effettuato gli interventi e che ha acquistato il credito derivante dalla detrazione, se non riesce o non vuole cedere a sua volta tale credito, può richiederne all’Agenzia delle Entrate il rimborso, da effettuarsi entro tre mesi, per una somma pari all’ammontare complessivo del credito d’imposta non utilizzato in compensazione nell’anno”. 

“Un ddl quindi che vuole dare un concretissimo sostegno a quelle piccole attività che si sono sentite penalizzate da una misura volta ad incrementare questo tipo di lavori. L’obiettivo è esaminarlo nei tempi più rapidi e poi portarlo in Aula per poter colmare la lacuna”.

A questo ha fatto seguito il provvedimento presentato dalle senatrici PD Teresa Bellanova e Tatjana Rojc.

La misura è “una minaccia per l’intera filiera della riqualificazione energetica. Un danno per le imprese, quasi sempre di piccole dimensioni, e gli artigiani, per cui gli interventi di riqualificazione energetica invece di garantire lavoro rischiano di tradursi in costi insostenibili”, spiega Bellanova su Facebook. “Morale – continua – l’articolo 10 va abrogato”. 

Un terzo ddl per la modifica dell'articolo 10 è stato presentato da Forza Italia e vede come prima firmataria la senatrice Roberta Toffanin: “con questa norma sarà possibile chiedere in un’unica soluzione le detrazioni fiscali all’impresa che segue i lavori che, a sua volta, li potrà riavere solo in 5 anni dallo Stato, dovendo però pagare spese, stipendi, fornitori, bollette, tutto subito! Difendiamo le imprese da fallimenti certi con la perdita di tanti posti di lavoro, le nostre imprese non sono banche”.

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