Verso la manovra: quali incentivi alle imprese nella legge di Bilancio 2025
Il percorso di risanamento delle finanze pubbliche imposto dal ritorno del Patto di stabilità - che il Governo deve dettagliare nel Piano strutturale di bilancio di medio termine atteso a Bruxelles entro il 20 settembre - limita fortemente gli spazi di bilancio per la manovra 2025. Il focus, ha ribadito Meloni, resta su lavoratori e famiglie, con margini ristretti per gli incentivi alle imprese.
La riforma del Patto di Stabilità e Crescita ha introdotto il Piano strutturale di bilancio di medio termine (in inglese Medium term fiscal-structural plan), il documento con cui ciascun paese definisce il proprio percorso di aggiustamento di bilancio sulla base della traiettoria dell’aggregato di spesa pubblica netta, cioé il nuovo indicatore di riferimento che la riforma della governance macroeconomica dell'Unione pone alla base dei piani di rientro dai deficit eccessivi degli Stati membri. Atteso a Bruxelles entro il 20 settembre, il Piano dell'Italia dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri a metà mese, per un veloce passaggio in Parlamento prima dell'invio alla Commissione europea.
Nelle more dell'adeguamento alle nuove regole UE, intanto, il Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) ha ribadito che l'iter del disegno di legge di bilancio 2025 seguirà le procedure previste dalla legislazione vigente. Entro il 15 ottobre il Governo dovrebbe quindi inviare alla Commissione UE il Documento programmatico di bilancio (DPB), indicando i principali ambiti di intervento della manovra 2025 e garantendo insieme la coerenza con il percorso di spesa netta indicato nel Medium term fiscal-structural plan.
Manovra da 25 miliardi, l'assegno unico resta
La stima del MEF, secondo quanto anticipato dal sottosegretario all'Economia Federico Freni, è di una manovra da 25 miliardi. Una legge di bilancio che, ha dichiarato la premier Giorgia Meloni in occasione del CdM del 30 agosto, dovrà essere ispirata “al buon senso e alla serietà”. Le priorità - ha ribadito - saranno il “sostegno alle imprese che assumono e che creano posti di lavoro” e le misure “per rafforzare il potere di acquisto delle famiglie, con la solita attenzione particolare a quelle con bambini”.
Quindi, smentita dalla maggioranza ogni ipotesi di taglio dell'assegno unico, 18/19 miliardi serviranno solo per la conferma nel 2025 degli aiuti alle famiglie con figli, su cui pende l'infrazione aperta contro Roma dalla Commissione, che contesta il requisito dei due anni di residenza in Italia per l'accesso al beneficio. Poi ci sarebbero il taglio del cuneo fiscale, l'accorpamento delle aliquote Irpef, la decontribuzione per le madri lavoratrici, i congedi parentali rafforzati, la detassazione dei fringe benefit, i bonus bollette per le famiglie vulnerabili e una serie di altre micro misure in bilico. Senza dimenticare altri oneri solitamente inseriti nelle politiche invariate, come quelli relativi ai contratti dei dipendenti pubblici (2025-27).
Il tutto, come ribadito a più riprese dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti negli ultimi mesi, va sottoposto a un serrato monitoraggio delle politiche di spesa, valutando ogni misura in relazione alla sostenibilità di bilancio, all'analisi costi-benefici e alle reali coperture, e rendendo più selettivi i meccanismi di accesso alle agevolazioni. D'altra parte, secondo le stime dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio, servono almeno 10/11 miliardi per rispettare le nuove regole europee e garantire uno sforzo minimo di consolidamento, nell'ipotesi di un sentiero di aggiustamento in sette anni, “compreso tra 0,5 e 0,6 punti percentuali di PIL” all'anno.
Per le imprese forse solo Nuova Sabatini e Contratti di sviluppo
Tolto il pacchetto di aiuti per le famiglie e i redditi più bassi, allora, per le imprese resterà ben poco. Come lo scorso anno, ci si attende un menù di poche portate, ristretto al rifinanziamento dei regimi di aiuto più collaudati: Nuova Sabatini, Contratti di sviluppo, eventualmente il Fondo di garanzia PMI (in attesa anche di conferme sul fronte della disciplina, dopo la revisione transitoria applicata nel 2024 con il dl Anticipi, come phasing out dal regime straordinario inaugurato con la pandemia).
Per approfondire: Fondo garanzia 2024: tutte le novità per PMI, MidCap e professionisti
Il resto dovranno farlo i fondi strutturali europei, anche attraverso le riprogrammazioni in ottica STEP, e quel che resta della coda del PNRR. Non a caso il decreto Coesione ha posto a carico del Programma nazionale giovani, donne e lavoro 2021-27 i nuovi incentivi per le assunzioni e le misure per l'avvio di nuove imprese Resto al Sud 2.0 e Autoimpiego Centro-Nord (queste ultime in misura al residuale attingono anche al programma GOL del PNRR) e riservato un miliardo del PN RIC 2021-27 al rilancio dei siti industriali e una dote di 300 milioni ai mini contratti di sviluppo.