Bersani: chiudere gli aiuti della legge 488

Il ministro dello Sviluppo Economico ha riferito ad un convegno che intende concludere il sistema degli incentivi alle imprese ex legge 488, costituito da contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, introducendo al suo posto un credito d'imposta stabile per gli investimenti. Nel 2008, secondo il ministro, non ci saranno nuovi bandi e dovrebbero partire i meccanismi automatici legati appunto al credito d'imposta (anche per l'occupazione), all'esonero dei contributi previdenziali e fiscali, nonché si dovrebbe rivedere la normativa sui Contratti di Programma.

La legge 488 potrebbe quindi essere completamente eliminata, oppure riguardare esclusivamente lo start-up di imprese innovative. ll sistema di aiuti era stato riformato profondamente nel 2006 con l'introduzione del finanziamento agevolato al tasso dello 0,5% e del finanziamento bancario - con  un iter burocratico più complicato perché l'impresa doveva ottenere una delibera di finanziamento a m/l termine (o di leasing) prima della presentazione della richiesta di agevolazioni. Le procedure di gestione di tutto il sistema, per gli addetti ai lavori, erano ulteriormente aggravate dalle convenzioni poste in essere con la Cassa Depositi e Prestiti, che gestisce il Fondo Rotativo da cui provengono i finanziamenti agevolati.

La riforma del sistema è stata un pesante impegno per la Cassa DDPP, imprese, consulenti, banche concessionarie, sistema bancario e ministero, che si è risolto in un solo bando indetto con la nuova normativa, dove - tra tanti difetti - si può almeno individuare il pregio della valutazione del merito di credito delle imprese per accedere alle agevolazioni.

Peraltro, la mancata futura previsione dei finanziamenti agevolati in un qualsivoglia sistema di aiuti alle imprese non è generalmente ritenuta auspicabile, perché il solo credito d'imposta non è una fonte finanziaria, e chi deve realizzare investimenti consistenti - quelli che poi incidono effettivamente sulle produzioni aziendali - li considera solo marginalmente nei piani di fattibilità economica per il soddisfacimento dei fabbisogni finanziari.

Anche i Contratti di programma, che dovrebbero essere riveduti e mantenuti a parziale sostituzione della legge 488, sono strumenti per cui non è previsto alcun meccanismo di gara e di graduatoria e, pertanto, sono sovente soggetti ad influenze politiche più che a criteri di efficienza ed efficacia di sviluppo del sistema produttivo. In conclusione, la completa eliminazione della legge più conosciuta nel sistema imprenditoriale italiano, anche con i suoi negativi trascorsi, non è probabilmente obiettivo giustificato dalle reali esigenze di sviluppo del paese; piuttosto una nuova riforma dovrebbe avere come obiettivo una concreta semplificazione dei meccanismi di funzionamento e degli adempimenti burocratici.

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