Il PNRR tra rischio ritardi e modifiche. Su cosa punta la lente di Bruxelles

PNRR - Foto di ds_30 da PixabayMentre a Roma si conclude, con l'evento annuale PNRR, la visita della task force dei tecnici della Commissione europea sul Piano, diversi ministri parlano di ritocchi necessari al Piano. Difficile rispettare i target di spesa di fine anno. Ma la lente di Bruxelles sembrerebbe puntare su altro. 

Modifiche in vista per il PNRR. Le ipotesi al vaglio del Governo

“La previsione di spesa del PNRR all'inizio della sua approvazione era di 42 miliardi di euro al 31 dicembre di quest'anno. Questa spesa è stata rivista al ribasso a 33 miliardi e a settembre è stata rivista a 21 miliardi”, ha dichiarato il ministro per gli Affari europei, il PNRR e il Sud Raffaele FittoDetto in altri termini: “temo che la percentuale di spesa non sarà molto alta e sarà distante dai 22 miliardi di euro”.

Proviamo a fare i conti sui fondi PNRR

Ma è bene riprendere le dichiarazioni di Fitto per esteso: “La previsione di spesa del PNRR a settembre è stata rivista a 21 miliardi di euro a fine anno”. Quindi una revisione al ribasso. “Ma temo che la percentuale di spesa non sarà molto alta e sarà distante dai 21 miliardi. L’indicatore della spesa è molto preoccupante: se mettiamo insieme tutte le risorse disponibili e le proiettiamo al 2026 è chiaro che c’è bisogno di un confronto a livello europeo e nazionale”.

Federico Fubini sulle colonne del Corriere della Sera tenta di fare i conti riprendendo la relazione di Draghi al Parlamento sull’attuazione del Pnrr del 5 ottobre e mette nero su bianco un po' ci cifre. 

I fondi spesi nel 2021 ammontano a 5,5 miliardi. Quelli da spendere nel 2022 sono invece 15 miliardi. A settembre 2022 ne erano stati spesi 11,5 miliardi.

11 miliardi e mezzo già spesi derivano da progetti già avviati in precedenza, come le opere ferroviarie, i bonus edilizi, gli incentivi alle imprese.

"In sostanza con tre mesi di lavoro davanti tutto sembrava in linea e i casi sono due: o Draghi fornisce dati errati o lo fa Fitto", scrive Fubini. "Il ministro lamenta anche che gli obiettivi di spesa sul 2022 sono stati ridotti sempre di più da Draghi, mentre quest’ultimo spiega che i primi anni di Pnrr servono soprattutto a fare riforme, progettare e lanciare bandi; la fase di spesa arriva nei seguenti. Infine, l’attuale governo dice che l’inflazione dei costi edili blocca le opere; ma il governo precedente quest’anno ha reso flessibili i bandi all’aumento dei costi e stanziato perciò 7,5 miliardi di fondi nazionali in più. Altre decine di miliardi reclutabili per questo si trovano nei nuovi fondi europei ordinari o nel fondo nazionale complementare al Pnrr. Basta stare ai fatti. Senza lasciarsi paralizzare dagli ostacoli prima di saltarli".

Senza entrare nel merito dei fondi, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti all'evento annuale PNRR del 2 dicembre fa il punto sugli obiettivi: i 51 obiettivi previsti per il 2021 sono stati raggiunti, lo stesso si dica dei 45 obiettivi fissati per il primo semestre 2022, come dimostrano anche i via libera al pagamento delle rate PNRR

"Con le prime due richieste di pagamento abbiamo ricevuto 42 miliardi, più il prefinanziamento iniziale", spiega il titolare del MEF. "Stiamo lavorando per costruire i 55 obiettivi del semestre 2022 per presentare la terza richiesta entro dicembre".

Il Governo vuole cambiare il PNRR?

Le dichiarazioni di Fitto arrivano in un momento delicato, nei giorni in cui una task force di tecnici della Commissione europea è a Roma per passare al vaglio proprio il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Missione che si conclude il 2 dicembre con l’evento annuale PNRR organizzato congiuntamente dalle autorità italiane e dalla Commissione europea per fare il punto sull’attuazione e sulle prospettive del Piano.

Ma sul tema non è intervenuto solo Fitto. Nei giorni scorsi, infatti, diversi ministri hanno fatto fronte comune su un concetto in realtà non nuovo e che da settimane viene ribadito dai rappresentanti del Governo: il PNRR non è scritto nella pietra e necessita di modifiche. 

Lo ha affermato il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini: il PNRR, ha detto il leader della Lega, “continua a essere un qualcosa che non va cambiato, ma ritoccato: vanno rivisti i tempi, perché chiudere tutte le opere e rendicontarle entro il 2026 mi sembra assolutamente ambizioso; e vanno rivisti i prezzi, molto banalmente come fa qualunque impresa a fine anno”. 

Coro cui si è unito anche il titolare del dicastero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin: “A causa dell’inflazione solo il mio Ministero ha un onere maggiore di 5 miliardi sui 35 previsti; quindi o si taglia sulle opere o non ci stiamo dentro”. 

Secondo il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, se la scadenza del 2026 non dovesse essere compatibile con le lentezze attuali, “sarà necessario chiedere almeno due anni di proroga”.

Era il rischio che molti paventavano con la caduta del Governo Draghi e di cui da mesi si vocifera, nemmeno tanto a bassa voce, all’interno dell'Esecutivo Meloni. 

La replica di Gentiloni: “Se ci sono ritardi vanno affrontati” 

"Se ci sono ritardi" nell'attuazione del PNRR "vanno affrontati, ma il principale impegno è quello di cercare di rispettare i tempi e le scadenze". Così Paolo Gentiloni, commissario europeo all'Economia, nel corso dell'evento 'La recessione che verrà', organizzato da MoltoEconomia del 'Messaggero'.

Si possono fare ritocchi” al Piano, aggiunge il commissario, “ma la sfida va mantenuta, perché è un'occasione che non va sprecata”.

“Il mix tra guerra, inflazione, tensioni geopolitiche e commerciali, tutto assieme costituisce un contesto complicato", ha sottolineato. "L'Italia ha un problema in più rispetto ad altri Paesi europei, quello dell'alto debito. E' un limite alle possibilità di espansione e sostegno economico alla nostra economia che ha come antidoto il PNRR. Come spenderemo questi quattrini è fondamentale”.

Nel corso dell'evento sul PNRR del 2 dicembre il commissario all'Economia ha aggiunto: "Il quadro resta di incertezza e grande difficoltà, ma possiamo correggere il rischio di una recessione prolungata e sostenere la crescita attraverso i PNRR. E' un cambio di paradigma e una scommessa europea che si gioca molto in Italia".

"Finora c'è stata grande capacità di mantenere gli impegni - prosegue Gentiloni - va riconosciuto al Governo precedente di aver lavorato bene, altrettanto sta facendo l'attuale".

La missione dei tecnici della Commissione "ha verificato il livello di impegno straordinario" sull'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Pur sapendo quanto complicata sia la sfida e come diventi più difficile nel tempo, man mano che la gestione centrale lascia il passo a quella locale, "dobbiamo essere determinati sul fatto che è possibile continuare a raggiungere questi obiettivi", ha aggiunto Gentiloni.

"La terza richiesta è legata a riforme importanti", dalla Concorrenza alla riforma della Giustizia (vedi paragrafo successivo), e a "primi traguardi quantitativi significativi sugli investimenti", su cui le difficoltà non mancano, ha sottolineato il commissario, assicurando che "i servizi della Commissione sono pronti a collaborare a risolvere strozzature e difficoltà anche su singoli progetti".

5 ipotesi per utilizzare i fondi europei contro il caro bollette

Fitto: valutare caso per caso

"Sul PNRR c'è necessità di valutare nel corso della legislatura l'impatto degli strumenti", sottolinea nel corso dell'evento annuale PNRR del 2 dicembre il ministro Raffaele Fitto. 

"Certamente siamo concentrati su obiettivi al 31 dicembre, ma la nostra proiezione è al 2026". E in questo caso "la lettura del programma ci indica la necessità di una valutazione ambito per ambito per comprendere, anche per ragioni oggettive, cosa non è più attuale a partire dalle nuove priorità di carattere energetico, fino all'aumento del costo delle materie prime".

E aggiunge: "Su 120 miliardi di opere pubbliche, l'aumento dei costi impatta notevolmente, sono dati su cui con la Commissione siamo a lavoro".

"La prima fase ragionevole degli obiettivi su riforme, più legislativa, è seguita da una più impegnativa per mettere a terra progetti e spendere risorse, che richiede un forte processo di semplificazione e accelerazione della spesa per migliorare anche l'efficacia della spesa", continua il ministro. Dobbiamo pianificare per tempo gli interventi nel corso della legislatura, con un cronoprogramma realistico, per non arrivare a scadenza a porci il problema, aggiunge.

A completare il quadro c'è il fatto che, oltre ad essere il principale beneficiario dei fondi PNRR, l'Italia è anche il principale beneficiario di altri fondi, quelli della Politica di Coesione. "La sommatoria dei due programmi rappresenta una sfida che amplia certamente le opportunità ma anche le difficoltà". E insiste sulla necessità di "un'azione di semplificazione" sia per il PNRR che per i fondi europei della Coesione, "fondamentale per centrare i risultati".

Questioni che si intrecciano a un altro tema prioritario: "aumentare la percentuale di investimento sulla transizione ecologica". Un punto, sottolinea Fitto, su cui "il lavoro con la Commissione è assolutamente positivo". 

Non è solo questione di spesa: le preoccupazioni dei tecnici UE

Secondo quanto ricostruisce Il Sole 24 Ore, i tecnici della task force Ue avrebbero concluso il confronto con i dicasteri e gli enti territoriali italiani sullo stato di attuazione del PNRR. Un confronto da cui sarebbe emerso un dato interessante: a preoccupare i tecnici di Bruxelles non sarebbe soltanto il rispetto dei tempi fissati per gli obiettivi di spesa, l’aspetto per intenderci su cui si concentra il dibattito pubblico nazionale alimentato da diversi ministri. 

Bruxelles sarebbe più preoccupata dei ritardi accumulati nell’attuazione di alcune riforme chiave, formalmente approvate ma non ancora messe a terra. In particolare, precisa Il Sole, il faro degli esperti UE punterebbe su alcuni dossier: il Concorrenza, il Codice degli Appalti e la riforma della Giustizia. 

Per il secondo dossier l’appuntamento dovrebbe essere a giorni, quanto alla Legge sulla Concorrenza era piuttosto chiaro da subito che il diavolo si sarebbe annidato nei dettagli. Il dibattito acceso dei mesi scorsi su licenze dei taxi e concessioni balneari (tutti temi sotto il cappello del Concorrenza) non era riuscito ad impedire l’approvazione della Legge, tra i dossier chiave del PNRR. 

Ma il cronoprogramma del Piano nazionale di ripresa e resilienza non si limita al via libera alla Legge annuale per la Concorrenza 2021, prevede che i tasselli che la compongono siano attuati entro il 2022. Si trattava di un’incognita già per il Governo Draghi, ora passata nelle mani dell’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni. 

Questo sito web utilizza i cookie! Acconsenti ai nostri cookie, se continui ad utilizzare questo sito web.