Le novità sul Fondo di sostegno al Venture Capital

Fondo di sostegno al VC - Foto di Monstera da PexelsIntrodotte nuove modalità di impiego delle risorse aggiuntive a disposizione del Fondo per il sostegno al Venture Capital del MIMIT. Ecco come funziona lo strumento per sostenere lo sviluppo delle attività di startup e PMI innovative.

Come funziona il Fondo startup e PMI innovative da 200 milioni

Il Fondo per il sostegno al Venture Capital è stato istituito in prima battuta dalla legge di Bilancio 2019 (legge n. 145/18) con lo scopo di razionalizzare in un unico strumento i diversi interventi nazionali a sostegno del mercato italiano nel campo degli investimenti in startup.

A rendere operativo questo nuovo Fondo è stato il decreto del 27 giugno 2019, con cui il Ministero dello Sviluppo Economico (attuale Ministero delle Imprese e del Made in Italy), di concerto con il Ministero dell'Economia e quello per il Sud, ha definito i confini e le modalità di accesso alla nuova misura.

Un ulteriore tassello si è aggiunto con la pubblicazione del decreto interministeriale del 22 agosto 2022 sulla Gazzetta Ufficiale del 29 agosto 2022. Con questo provvedimento sono state introdotte delle modifiche al decreto attuativo relativo allo strumento, al fine di ampliare la politica d’investimento del Fondo e perseguire una maggiore efficacia dell’intervento pubblico.

Infine, il decreto ministeriale del 12 giugno 2023, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 9 agosto scorso, ha stabilito le nuove regole per gestire le risorse aggiuntive a disposizione del Fondo di sostegno al Venture Capital.

Come funziona il Fondo per il sostegno al Venture Capital?

Il Fondo di sostegno al Venture Capital può contare su una dotazione complessiva di 310 milioni di euro, di cui 200 milioni già destinati al Fondo Rilancio Startup (ex Fondo di reindustrializzazione 'Italia Venture III') e 30 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2021 e di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2025.

L'ex MISE, attraverso le risorse del Fondo, opera investendo in:

  • uno o più Fondi per il venture capital ovvero in organismi di investimento collettivo del risparmio che investono in Fondi per il venture capital o in Fondi per il venture debt, istituiti e gestiti dalla Società di Gestione del Risparmio (SGR) o da altre società autorizzate da Banca d'Italia a prestare il servizio di gestione collettiva del risparmio,
  • o in uno o più Fondi per il venture debt (novità introdotta a agosto 2022).

Il budget a disposizione può essere impegnato in tre modi: a condizioni di mercato, o in regime di esenzione, oppure ricorrendo congiuntamente ad entrambe le modalità d’investimento. 

Nel primo caso, gli investimenti economici del Fondo di sostegno al Venture Capital negli organismi di investimento collettivo del risparmio sono effettuati da parte del dicastero nel rispetto delle condizioni previste dal cosiddetto 'test dell’operatore in un’economia di mercato'

Invece, l’intervento in regime di esenzione è consentito nel caso in cui il relativo Fondo di venture capital che riceve risorse dal Fondo di sostegno al Venture Capital - direttamente o tramite un organismo di investimento collettivo del risparmio che investe in Fondi per il venture capital - investa unicamente in favore di PMI e imprese ammissibili, non quotate, che soddisfino almeno una delle seguenti condizioni:

  • non hanno operato in alcun mercato;
  • operano in un mercato qualsiasi da meno di sette anni dalla loro prima vendita commerciale;
  • necessitano di un investimento iniziale per il finanziamento del rischio che, sulla base di un piano aziendale elaborato per il lancio di un nuovo prodotto o l’ingresso su un nuovo mercato geografico, è superiore al 50% del loro fatturato medio annuo negli ultimi cinque anni.

Per questi specifici investimenti, quindi, deve essere previsto una quota di risorse finanziarie da parte di investitori privati indipendenti che varia dal 10% al 60% dell'operazione in base al tipo di soggetto su cui si investe. 

L’investimento complessivo in ciascuna PMI e impresa ammissibile non può eccedere l’importo di 15 milioni di euro, fermo restando il rispetto del limite di 2,5 milioni di euro per piccola e media impresa destinataria su un periodo di dodici mesi.

Per approfondire consulta il decreto del MISE, di concerto con il MEF e con il Ministro per il Sud, del 27 giugno 2019

Estese le modalità di investimento del Fondo Venture Capital 

La novità più importante introdotta dal decreto del 22 agosto 2022 riguarda la possibilità da parte del MISE, attraverso le risorse del Fondo di sostegno al Venture Capital, di investire anche nei Fondi per il venture debt ovvero in organismi di investimento collettivo del risparmio che investono in Fondi per il venture debt.

I Fondi di venture debt effettuano interventi di debito a favore di PMI e di imprese ammissibili con elevato potenziale di sviluppo ed innovative, non quotate e che si trovano nella fase di sperimentazione (seed financing), di costituzione (start-up financing), di avvio dell'attività (early stage financing) o di sviluppo del prodotto (expansion, scale up financing).

I Fondi di venture capital e quelli di venture debt rispettivamente investono nel capitale di rischio o effettuano interventi di debito, a favore di PMI e di imprese ammissibili che rispondono alle caratteristiche richieste e hanno sede operativa o programmi di sviluppo in Italia, assicurando che le risorse del Fondo di sostegno al venture capital siano impiegate dalle PMI e dalle imprese ammissibili in Italia e che la proprietà intellettuale sviluppata rimanga nel Paese.

Nel decreto viene specificato, inoltre, che gli investimenti da parte dei Fondi per il venture capital e gli interventi di debito da parte dei Fondi per il venture debt propedeutici ad una futura quotazione (fase di pre-ipo) si intendono effettuati a favore di PMI non quotate.

Sempre a proposito delle modalità di investimento, i Fondi per il venture capital possono acquisire strumenti finanziari di equity o quasi equity emessi dalle PMI e dalle imprese ammissibili qualora tali acquisizioni siano strumentali al fine di razionalizzare la compagine societaria delle stesse in occasione di operazioni di sottoscrizione di strumenti finanziari di equity o quasi equity di nuova emissione.

Il decreto stabilisce che gli organismi di investimento collettivo del risparmio investiti dal MISE possono operare anche investendo in Fondi per il venture capital istituiti o gestiti da gestori autorizzati in uno Stato dell'Unione europea diverso dall'Italia, o comunque da società residenti in uno degli Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo.

Infine, i Fondi per il venture capital e per il venture debt possono effettuare interventi in favore di imprese che occupano meno di 250 persone, il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro e/o il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro che sono state costituite, da non più di cinque anni, tramite una scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di azienda da parte di grande impresa o di un’impresa a media capitalizzazione oppure che sono state costituite con l’investimento di una grande impresa o di un’impresa a media capitalizzazione in ottica di venture building.

Per approfondire consulta il decreto interministeriale del 22 agosto 2022

Fondo Venture Capital, novità sulla gestione delle risorse aggiuntive

Con il decreto MIMIT del 12 giugno 2023, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy indica le modalità di impiego delle risorse aggiuntive conferite al Fondo di sostegno al Venture Capital e finalizzate a sostenere investimenti nel capitale delle startup innovative e delle piccole e medie imprese innovative.

Al fine di implementare quanto stabilito dalla legge di conversione del decreto Rilancio (DL n. 34-2020), il provvedimento introduce la possibilità per il Fondo di procedere con investimenti successivi sulle società in portafoglio fino ad un ammontare massimo di 5 milioni di euro per singola impresa.

Inoltre, nel caso in cui l'impresa target sia rappresentata da una PMI innovativa emittente azioni quotate, l'investimento iniziale del Fondo in tale azienda può essere realizzato anche tramite investimento nel capitale azionario, in aggiunta alla precedente modalità (debito convertibile). 

Per approfondire consulta il decreto del MIMIT del 12 giugno 2023

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