Recovery Fund: Dadone, capitale umano e lavoro agile priorita' per la PA

Recovery Fund: ministra Dadone su Recovery Plan - photo credit: profilo Twitter Fabiana DadoneRipartire dal capitale umano per ricostruire le "macerie invisibili" create dallo shock della pandemia di Covid-19. Questa l'idea alla base della strategia della ministra della PA Fabiana Dadone per rendere più efficace ed efficiente l'azione della Pubblica amministrazione italiana attraverso le risorse del Recovery fund. 

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Lo shock da coronavirus ha inciso negativamente sul capitale economico finanziario, ma i suoi effetti sono stati evidenti soprattutto sul capitale umano, ha dichiarato la ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone, aprendo il suo intervento sul Recovery Fund alla Camera.

"Un paese che sia competitivo poggia su una PA di qualità", ha affermato Dadone, illustrando gli interventi fondamentali per il miglioramento della Pubblica Amministrazione che dovrebbero confluire nel Piano nazionale di ripresa e resilienza

Il Governo intende infatti presentare un piano organico di azioni coordinate per il rinnovamento della PA attraverso il potenziamento degli asset di riferimento ossia: capitale umano, modelli organizzativi e modelli di erogazione dei servizi per cittadini e imprese.

Focus sul capitale umano e spazio ai giovani

Il rafforzamento del capitale umano passerà per una serie di azioni già individuate dal Ministero:

  • determinazione del fabbisogno per attività interne a supporto della modernizzazione della PA e adeguamento della formazione universitaria;
  • politiche di reclutamento che ridisegnino le modalità di selezione, anche coerentemente agli standard UE;
  • piano straordinario di assunzione di personale tecnico, con competenze di alta specializzazione;
  • ripensamento del percorso formativo e aggiornamento dei dipendenti pubblici, con focus sia sulle competenze digitali che su quelle manageriali;
  • creazione di un sistema nazionale di accreditamento degli istituti di formazione;
  • dialogo tra pubblico e privato sul fronte della formazione del personale;
  • consolidamento del rapporto tra scuole di formazione UE e istituti italiani.

Vi è poi la necessità di aprire le porte dei palazzi della PA ai giovani.

"È il momento di sdradicare l’immagine obsoleta della PA italiana che oggi è fatta di personale con età avanzata, solo il 2% dei dipendenti è sotto i 34 anni". Il primo tassello prevede il rilancio e il rinnovamento del sistema di reclutamento, innalzando il livello e modificandone il meccanismo, poiché "un punto di partenza per la crescita di un nuovo dipendente pubblico è rendere la PA attrattiva e sfidante".

All'attenzione per il nuovo capitale umano si affianca a la spinta a motivare e valorizzare il personale già in servizio presso la PA, con l'impegno a investire anche sul fronte della formazione continua da remoto, con costanti aggiornamenti utili allo sviluppo delle soft skills e delle competenze trasversali.

Strumenti per lo smart working

Puntare sulle competenze significa anche riorganizzare le modalità di svolgimento delle attività pubbliche. "Questa pandemia ha dimostrato che può esistere una modalità più snella e performante, è arrivato il momento di fare un passo avanti e investire su modelli di lavoro flessibili che non si basano sulla presenza fisica ma più su ciò che produce per l'ufficio e per l’utenza".

Una PA, dunque, in costante evoluzione, partendo anche dalla "trasformazione dei luoghi di lavoro, dell’organizzazione, delle procedure e dalla promozione di modalità flessibili di lavoro, in termini di spazio e di tempo".

In cantiere ci sono i Pola, i Piani organizzativi del lavoro agile. "Attraverso i Pola le amministrazioni pubbliche sono chiamate ad elaborare ed approvare, a decorrere dal prossimo gennaio, l’adeguamento e la fornitura della dotazione strumentale necessaria al lavoro agile: le varie amministrazioni, nella predisposizione dei piani, potranno contare su risorse destinate a riorganizzare il lavoro in modalità agile, grazie alla mappatura delle attività che possono essere svolte anche non in presenza senza alcun impatto negativo in termini di quantità e qualità di erogazione dei servizi, grazie all’acquisto di dispositivi, software, servizi dedicati, ma anche alla programmazione di percorsi formativi in ambito digitale e informatico, allo snellimento delle procedure", ha affermato la ministra Dadone. 

Il Ministero propone di agire su due assi: da una parte, dotazioni funzionali per riuscire a rendere il lavoro agile effettivo a livello organico, e non come è stato nella fase emergenziale, comprendendo anche dinamiche come quelle del coworking; dall'altra, investimenti sui poli tecnologici avanzati.

Semplificare e innovare le procedure

Le risorse previste dal Recovery Fund per l'Italia, a proposito dell'implementazione della PA, dovranno essere impiegate per garantire un sistema performante per l’utente. Il percorso strategico deve muovere dalla formazione a distanza per l'apprendimento di nuove competenze alla modalità di lavoro agile.

Per avere una PA snella, serve realizzare una semplificazione delle procedure in chiave innovativa: "semplificare non è eliminare o derogare passaggi normativi, oggi la vera sburocratizzazione prevede reingegnerizzazione dei passaggi di back-office", ha detto la ministra.

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