Smart Specialisation Strategy - S3 disomogenee e generiche

Una mappa delle 12 aree di specializzazione prioritarie per lo sviluppo e la competitività del Paese. Focus su mobilità sostenibile, scienze della vita, smart communities e smart living technologies.

Smart Specialisation Strategy

Smart Specialisation - il testo della Strategia nazionale 2014-2020

Smart Specialisation Strategy - ricerca e innovazione, le priorita' italiane per uso fondi Ue

Nell'ambito della Smart Specialisation Strategy, un rapporto – realizzato da Invitalia e promosso da Agenzia per la Coesione Territoriale, MIUR e MISE - analizza le aree di specializzazione prioritarie per lo sviluppo e la competitività del Paese, descrivendo il percorso per favorire le politiche di ricerca e innovazione sul territorio nazionale e le tematiche condivise dalle Regioni italiane.

Smart Specialisation Strategy

Si tratta di un concetto introdotto a livello europeo per incoraggiare le Regioni dell'Unione a concentrare gli investimenti cofinanziati dai fondi Ue su settori in grado di trainare le rispettive economie e di favorire il raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020.

Nell'ambito della Politica di Coesione 2014-2020, la definizione di una Strategia di specializzazione intelligente per l'innovazione e la ricerca rappresenta un prerequisito per l'accesso ai finanziamenti Ue, in particolare del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR).

12 aree prioritarie per lo sviluppo del Paese

Si tratta di quelle aree di specializzazione che esprimono le vocazioni scientifiche e produttive di eccellenza dei territori e anche l’offerta produttiva, di innovazione e tecnologica del sistema di ricerca ed industriale che va sviluppata e potenziata, affinché il Paese possa essere competitivo nell’economia globale.

Per ciascuna area di specializzazione, il rapporto definisce il perimetro tecnologico ed economico, le prospettive, il posizionamento dell’Italia e delle diverse Regioni e le priorità specifiche che la Strategia dovrebbe sviluppare.

Dopo aver analizzato aerospazio, agrifood, beni culturali e chimica verde, ed economia del mare, energia, fabbrica intelligente e innovazione non R&D, passiamo alle aree mobilità sostenibile, scienze della vita, smart communities e smart living technologies.

Mobilità sostenibile

Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia, Molise, Piemonte e Sicilia: sono le Regioni che indicano la mobilità sostenibile tra le aree prioritarie di specializzazione intelligente, mostrando ampia complementarità ed integrabilità tra S3 regionali, in particolare nei settori automotive e marittimo.

Nel rapporto emergono inoltre misure integrabili nell'ambito della meccatronica, fra le aree con il maggior grado di complementarità, in particolare per quanto riguarda i sistemi di propulsione.

Tuttavia, in generale, le Smart Specialisation Strategy regionali risultano eterogenee e ridotte allo sviluppo infrastrutturale dei sistemi di trasporto territoriali. Il rapporto parla di un'assenza di strategia a supporto delle filiere produttive e delle politiche industriali: le iniziative sono individuate sulla base di trend tecnologici in atto a livello mondiale, piuttosto che in funzione del potenziamento delle capacità di ricerca e innovazione delle filiere regionali e delle loro relazioni nazionali.

In generale, non sono progettati fenomeni di dimensione e scala tali da produrre un impatto significativo sulle filiere tecnologiche, e talvolta non è indicato chiaramente il percorso di sostegno.

Fra le possibili iniziative nazionali a sostegno della mobilità sostenibile, il rapporto indica le attività del Cluster Tecnologico nazionale Trasporti 2020 e le sue interazioni con il Piano Nazionale dei Trasporti. E ancora, il rapporto propone che le Smart Specialisation Strategy considerino di interfacciarsi con le azioni promosse dalla Piattaforma Tecnologica Nazionale sulle Sicurezza (SERIT), che include la sicurezza dei mezzi di trasporto ferroviario, multimodale, stradale e marittimo, e la Piattaforma Tecnologica Nazionale Marittima (PTNM).

Per quanto riguarda la logistica sostenibile, viene segnalata l'iniziativa nazionale coordinata da UIRNET, sistema nazionale della logistica integrata e intermodalità, finalizzata alla creazione della Piattaforma Logistica Nazionale (PLN).

Scienze della vita

Anche in questo settore, sono molte le possibilità di sinergie e complementarità fra i documenti regionali, dato che le strategie proposte si assomigliano molto nella visione, negli obiettivi e nella strumentazione. In pratica tutte le Regioni che indicano una specializzazione nelle scienze della vita, infatti, fanno riferimento alle tematiche relative al benessere, all'invecchiamento della popolazione ecc., e ad ambiti di applicazione piuttosto ampi (diagnostica, nutraceutica, telemedicina, servizi di assistenza...).

E' abbastanza chiaro, dunque, che nonostante le esigenze specifiche delle singole Regioni, esistono in linea di principio enormi spazi per una potenziale maggiore integrazione tra progetti e strumentazioni in un'ottica sovra-regionale.

Ciò nonostante, pochi documenti fanno riferimento esplicito a collaborazioni extra-regionali; d'altro canto, ammette il rapporto, è plausibile immaginare che centri di ricerca di elevato livello scientifico e tecnologico abbiano già in atto collaborazioni strutturate e profonde a livello nazionale e internazionale.

Volendo raggruppare le S3 regionali in base agli elementi assimilabili, il report individua:

  • biofarmaceutica: Lombardia, Lazio, Sardegna, Puglia, Sicilia (in misura minore) e Abruzzo (quest'ultima si concentra soprattutto sullo sviluppo di sistemi avanzati di manifattura, rilevante per le Regioni con imprese farmaceutiche medio-grandi). Per questo settore le Regioni potrebbero coordinarsi per individuare e definire progetti comuni, condividere risorse e strategie in una logica “quasi distretturale”, e le imprese di dimensioni maggiori potrebbero svolgere un ruolo particolarmente rilevante in tal senso;
  • nuove tecnologie a servizio della sanità pubblica: Liguria, Emilia-Romagna, Molise e Sicilia (in misura minore). In questo caso, nota il rapporto, un ruolo particolarmente importante di iniziativa e coordinamento può essere svolto dalle ASL e dagli IRCCS, oltre che dagli assessorati regionali;
  • wellness e well-being (Province autonome di Trento e Bolzano) e apparecchiature biomedicali (Liguria, Emilia-Romagna e, in parte, Calabria): se è vero che in questi ultimi due casi è lecito pensare a un livello di competizione più diretta tra i soggetti interessati, dato che queste attività sono più vicine al mercato, tuttavia esistono ancora grandi spazi per la condivisione di esperienze, il collegamento di infrastrutture e per iniziative comuni, anche di marketing.

Il rapporto suggerisce innanzitutto di definire in maniera più puntuale cosa si intende per specializzazione in scienze della vita, così da capire meglio e meglio focalizzare strategie e strumenti di intervento. A livello nazionale appare necessaria un'azione di coordinamento tra le molteplici iniziative regionali, che indichi con maggiore chiarezza gli obiettivi strategici. Si fa riferimento in particolare al Programma Nazionale della Ricerca 2014-2020, che propone una serie di misure trasversali per sostenere lo sviluppo di quest'area, ma appare piuttosto trascurato nei documenti regionali.

Ulteriori interventi strategici a livello nazionale potrebbero riguardare, a partire dalle realtà regionali, il sostegno alla formazione di una rete di Contract Research Organizations, che costituiscano un primo nucleo di competenze ed attività orientate al mercato.

Certamente, ammette il rapporto, l'esiguità dei finanziamenti pubblici alla ricerca, soprattutto di base, resta un problema fondamentale, che rallenta il possibile sviluppo di tutta l'area.

Smart Communities

L'analisi delle Smart Specialisation Strategy regionali rileva una disomogeneità di forma, estensione e contenuti tale da mettere a rischio la possibilità di una sintesi esatta delle S3. L'area smart communities, per le sue caratteristiche di multi-disciplinarità tecnologica e multi-settorialità applicativa, soffre in modo particolare di tale disomogeneità, e in alcuni casi di un'oggettiva mancanza di chiarezza nelle direzioni di specializzazione espresse dalle Regioni.

La più importante debolezza delle S3 regionali va cercata nella facile citazione delle smart communities fra le priorità regionali, e ciò rischia di fare dell'area in questione una sorta di collettore di interesse più che di specializzazione strategica. Un fenomeno che espone le S3 al pericolo di una sostanziale genericità, una vera contraddizione in termini.

Il rapporto individua diversi approcci al tema:

  • alcune Regioni vedono le smart communities come un'area di ricerca e innovazione trasversale o adiacente rispetto ad altri ambiti prioritari, tuttavia manifestano una concreta vocazione tecnologica, economica e amministrativa verso l'area di specializzazione. Non si tratta evidentemente di una debolezza nelle S3 regionali, ma è possibile che in questi casi le Regioni abbiano sottovalutato l'impatto economico-industriale di un'eventuale specializzazione strategica in quest'area;
  • altre Regioni hanno indicato l'area di specializzazione come una priorità regionale, ma tale indicazione non è supportata da evidenze di tipo tecnologico ed economico. Si tratta generalmente di un errore di fondo che riguarda il concetto stesso di specializzazione intelligente strategica regionale sulle smart communities: alcune Regioni hanno infatti scambiato un'espressione di interesse/esigenza del territorio verso l'implementazione di soluzioni smart a servizio dei cittadini con quella che va invece intesa come specializzazione strategica delle imprese e dei centri di ricerca della Regione nello sviluppare, sperimentare e immettere sul mercato globale tecnologie e servizi per le smart communities.

Fra le possibili iniziative Ue a supporto delle Smart Communities il report richiama in primis Horizon 2020, che offre diverse occasioni rilevanti per l'area, in particolare i Work Programme ICT (all'interno del secondo pilastro del programma Ue) e Health, Energy, Transport, Inclusive Society (terzo pilastro). E ancora, si segnalano i programmi COSME, Joint Programming Iniative (JPI) Urban Europe, URBACT e EERA Joint Programme in Smart Cities.

A livello nazionale si fa riferimento al Piano Nazionale della Ricerca in Italia (PNR) 2014-2020 e ai PON Città Metropolitane e Infrastrutture e Reti 2014-2020.

In questo caso il rapporto evidenzia anche debolezze a livello nazionale, in particolare relative alla proibitiva lentezza burocratica (e cita l'esempio dei 19 mesi trascorsi per la valutazione del bando Smart Communities and Social Innovation pubblicato a luglio 2012) e alla conseguente lentezza nell'erogazione dei finanziamenti.

Fra le possibili iniziative sovra-regionali di supporto all'area di specializzazione, si segnalano:

  • i Social Impact Bond, sperimentati finora in Gran Bretagna e negli USA: si tratta di uno strumento “pay for success” in cui l'ente pubblico finanzia progetti di impatto sociale attraverso un prestito privato, di solito realizzati da enti no-profit, con restituzione del capitale e remunerazione solo in caso di successo misurabile del programma;
  • l'istituzione di tavoli permanenti di discussione organizzati per specifiche priorità, da convocarsi su base periodica o in corrispondenza di iniziative di finanziamento particolare, dei quali facciano parte le Regioni interessate, gli enti, le aziende e gli esperti dei Ministeri.

Tecnologie per gli ambienti di vita

Si tratta di un ambito cui sono legate tematiche nuove ed emergenti, cui le Regioni dedicano una certa attenzione. Ciò non coincide tuttavia con un trattamento puntuale dell'area di specializzazione nelle Smart Specialisation Strategy regionali.

Alcune Regioni (come Puglia e Marche) hanno trattato l'area definendo interventi chiari, mentre altre (Toscana, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Provincia autonoma di Trento), pur richiamando in vari modi il settore e i temi legati all'area, hanno trattato l'argomento in modo generico o l'hanno inserito in ambiti differenti.

Per le restanti Regioni si può affermare che le maggiori debolezze evidenziate nelle S3 dal rapporto sono dovute a:

  • genericità della strategia regionale: in molti casi manca la consapevolezza della necessità di guardare a soluzioni innovative, sia in termini di tecnologie che di servizi, che possano tener conto dei mutamenti della società, avvalendosi della ricerca e dell'innovazione per far fronte alle sfide poste dalla popolazione;
  • aree di eccellenza non valorizzate: nelle S3 non sono adeguatamente evidenziate iniziative portate avanti, ad esempio, da atenei e centri di ricerca, imprese innovative, distretti e partenariati pubblico-privato, così come non è segnalata la presenza di enti no-profit in grado di garantire il coinvolgimento diretto degli utenti;
  • assenza di strumenti ben definiti: non emergono proposte finalizzate a favorire in modo chiaro ed incisivo la creazione di nuova occupazione e la crescita delle imprese che operano nel settore;
  • assenza di riferimenti a Business Models Innovativi, che dovranno necessariamente caratterizzare una società del futuro con tendenza a modificarsi ed il cui welfare dovrà assumere un significato innovativo rispetto al passato;
  • mancanza di integrazione politica: non esistono riferimenti a programmi regionali individuati all'interno di azioni di coordinamento politico finalizzate al miglioramento dei servizi per i cittadini.

Le iniziative nazionali per l'area di specializzazione tecnologie per gli ambienti di vita si basano su una visione di medio-lungo termine, che proietta gli interessi del mondo industriale ed i fabbisogni dell'utenza verso l'apertura di nuovi mercati e di nuovi modi di organizzare la vita sociale e i servizi socio-sanitari.

Numerose le iniziative nazionali già attive citate dal rapporto, svolte da una serie di attori: fra queste, l'Associazione Italiana Ambient Assisted Living (AitAAL), l'aggregazione pubblico-privata per l'Active & Assisted Living (INNOVAAL), il Cluster tecnologico nazionale “Tecnologie per gli ambienti di vita” o “Smart Living Technologies”. E ancora, il rapporto fa riferimento al bando MIUR “Smart Cities and Communities and Social Innovation”, la partecipazione italiana (sempre attraverso il MIUR) nell'ambito del Joint Programme “Ambient and Assisted Living” e alla JPI “More Years Better Lives”.

Per colmare le debolezze mostrate dalle S3 regionali il report suggerisce una serie di azioni:

  • promuovere lo sviluppo di cluster tecnologici e partenariati pubblico-privato che rappresentino un modello di interazione continua e complementare tra imprese, università, utenti e istituzioni;
  • fornire l'accesso alla banda larga a tutto il territorio, come infrastruttura necessaria per la fornitura e l'accesso ai servizi avanzati da parte dei cittadini;
  • prevedere, insieme ai tradizionali progetti R&D, la promozione e il finanziamento di azioni di rete;
  • focalizzare l'attenzione su interventi volti a: rafforzare l'infrastruttura sociale e sanitaria e migliorare l'accessibilità ai servizi; potenziare i servizi di cura per le persone e le famiglie; promuovere l'imprenditorialità nei settori sociale e sanitario;
  • sostenere la formazione e lo sviluppo delle competenze delle risorse umane, con una visione che guardi alle nuove specializzazioni e alle nuove professionalità;
  • riutilizzare spazi pubblici inutilizzati per creare incubatori d'impresa e per ospitare eventi di sensibilizzazione.

Smart Specialisation Strategy - Report di analisi 12 Aree di specializzazione

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