Fondi Ue - Bruxelles valuta Politica Coesione 2007-2013

La Commissione europea mette a disposizione i report sui risultati ottenuti attraverso i fondi Ue della Politica di Coesione 2007-2013

Corina Cretu

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Dal sostegno alle PMI ai finanziamenti per il turismo e la cultura, dai trasporti all'ambiente, la Commissione europea passa in rassegna i vari campi di intervento della Politica di Coesione e trae le prime conclusioni sulla programmazione 2007-2013. Un esercizio utile anche in relazione ai fondi Ue 2014-2020, la cui spesa dovrà essere sempre più orientata ai risultati per rispondere alle voci critiche che chiedono una forte riduzione delle risorse per la Politica regionale alle luce della stretta alle finanze pubbliche.

I risultati della Politica di Coesione 2007-2013

I risultati della valutazione condotta dall'Esecutivo Ue sono stati illustrati nel corso di una conferenza a Sofia, in Bulgaria, alla presenza della commissaria per la Politica regionale Corina Creţu.

“Questa valutazione alimenta le nostre riflessioni sul futuro della Politica di Coesione, come già avvenuto per il periodo 2014-2020, quando abbiamo scelto una maggiore concentrazione su aree chiave che generano crescita, come il sostegno alle piccole imprese o alle attività di ricerca e sviluppo”, ha detto la commissaria. Nella prospettiva del quadro post-2020, ha aggiunto, “ci stiamo concentrando su una maggiore semplificazione e flessibilità, una più forte capacità amministrativa e sulle performance dei nostri investimenti”.

A livello generale, nel periodo 2007-2013 i fondi della Politica di Coesione hanno avuto un impatto positivo sul Pil degli Stati membri, soprattutto di quelli maggiormente in difficoltà. Secondo le previsioni della Commissione, entro il 2023 ogni euro investito nel settennato 2007-2013 andrà a generare Pil aggiuntivo per 2,7 euro, per un totale stimato in mille miliardi.

Politica Coesione

FESR, FSE e Fondo di Coesione hanno contribuito a creare circa un milione di posti di lavoro in tutta l'Ue, hanno supportato direttamente gli investimenti di quasi 250mila PMI e sostenuto l'avvio di oltre 121mila nuove imprese. I fondi Ue hanno inoltre garantito acqua potabile a 5,9 milioni di persone prima escluse dal servizio, mentre 6,7 milioni di europei hanno avuto accesso a strutture adeguate per il trattamento delle acque reflue.

Sul fronte delle infrastrutture, grazie ai fondi della Politica di Coesione, 5mila Km di nuove strade si sono aggiunti ai 25mila km esistenti che sono stati restaurati o messi in sicurezza, mentre 1.000 km di nuove ferrovie sono andati a sommarsi ai 4mila Km ricostruiti o sottoposti a manutenzione.

I fondi Ue alle imprese

La valutazione condotta da Bruxelles ha fatto emergere che il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) ha rappresentato una fonte significativa di finanziamento per le PMI, soprattutto nelle regioni europee più colpite dalla crisi.

I finanziamenti Ue sono stati decisivi in molti casi per la sopravvivenza o per il mantenimento dei livelli pre-crisi di investimenti e occupazione, ma non mancano esempi di aziende che li hanno utilizzati per anticipare, accelerare o per rivedere al rialzo piani di investimento già preventivati, per aumentare la redditività o per accrescere il volume di esportazioni.

Tra i casi di studio alla base della valutazione della Commissione rientra anche il POR FESR Puglia 2007-2013, preso ad esempio dell'importanza di capire, in fase di progettazione e poi di attuazione degli interventi, che tipo di ruolo il Fondo europeo di sviluppo regionale può giocare realisticamente nel contesto di riferimento.

Secondo la valutazione, infatti, i fondi Ue possono fare la differenza se strategicamente concentrati su un numero selezionato di PMI che beneficiano anche di alcune attività di assistenza tecnica e di accompagnamento, con interventi che hanno la massa critica per innescare effetti positivi anche in termini di innovazione e occupazione, affrontando precisi ostacoli alla crescita o fallimenti di mercato.

Al contrario, sottolinea il report, si ha una portata piuttosto limitata se si usa il FESR per far fronte a fallimenti più sistemici, come il credit crunch in un periodo di crisi, quindi ad esempio per finanziare interventi indirizzati a un numero maggiore di beneficiari e con procedure di selezione più automatiche che hanno effetti solo a breve termine nel soddisfare le esigenze più generiche.

E' quanto accaduto in Puglia, dove nel periodo 2007-2013 il FESR ha svolto una funzione anticiclica a fronte della situazione di crisi e della contrazione del sostegno ordinario alle PMI, ma ha fornito un supporto limitato agli investimenti strategici in innovazione e crescita, mentre la pressione sull'assorbimento dei fondi e l'approccio basato sulla domanda non hanno aiutato a farne uno strumento fondamentale per la politica industriale.

Più in generale, secondo il report, gli interventi più strategici hanno bisogno di processi di selezione più impegnativi e sono più esigenti in termini di attuazione, devono poter contare su un efficiente sistema di governance e sulla presenza di personale qualificato in grado di impegnarsi in un dialogo con le PMI regionali al di là delle questioni amministrative.

Strumenti finanziari

Anche il crescente utilizzo degli strumenti finanziari cofinanziati dal FESR nel settennato 2007-2013 non è esente da rilievi da parte degli esperti di Bruxelles. Collettivamente, i 12 Paesi analizzati hanno impegnato oltre 11 miliardi di euro per gli strumenti finanziari per le imprese nei Programmi operativi 2007-2013, ma meno del 60% degli impegni sono stati effettivamente investiti nei destinatari finali entro la fine del 2014.

Al di là delle difficoltà e dei ritardi collegati all'inesperienza di alcuni Paesi in questo ambito, a condizionare le performance è stato il fatto che spesso questi tentativi sono stati avviati per accelerare l'assorbimento della spesa più che per una scelta strategica verso strumenti di accesso al credito innovativi e considerati più efficienti ed efficaci dei tradizionali contributi.

Inoltre, mentre spesso gli strumenti finanziari regionali sono risultati troppo piccoli per generare la massa critica attesa, alcuni grandi fondi sono stati tra i peggiori in termini di prestazioni: su 25 fondi per la concessione di finanziamenti di importo superiore a 50 milioni di euro, alla fine del 2014 ben sei avevano assegnato meno del 20% delle risorse ai beneficiari finali.

Nel complesso, i fondi per prestiti sopra la soglia dei 50 milioni hanno investito solo il 55% della dotazione alla fine del 2014, mentre i fondi più piccoli hanno sfiorato l'82%.

Secondo la Commissione, questi casi di sovracapitalizzazione sono da attribuire, almeno in parte, all'urgenza di evitare il disimpegno delle risorse Ue, che a sua volta rende difficile tenere insieme dimensione del fondo, tipo di prodotto e ed efficienza/efficacia. Una critica che riguarda anche l'Italia che, con 4,2 miliardi di euro, ha assunto, in termini assoluti, gli impegni maggiori per gli strumenti finanziari, anche se in termini di partecipazione di capitali privati hanno fatto meglio Ungheria, Lituania e Portogallo.

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Trasporti

Il settore dei trasporti ha assorbito oltre 82 miliardi di euro, più del 30% delle risorse disponibili, per la costruzione o l'ammodernamento di infrastrutture, anche transfrontaliere. Il 47% delle strade e il 49% delle ferrovie cofinanziate dalla Politica di Coesione, sottolinea il report, rientravano nella rete TEN-T.

Anche per questo settore tra i casi di studio figura l'Italia, che aveva l'obiettivo di migliorare accessibilità, intermodalità, sostenibilità, qualità ed efficienza della rete dei trasporti. Tra le priorità rientravano il Sud del Paese, il completamento di nuove infrastrutture, i nodi del trasporto intermodale nelle aree urbane.

Relativamente alle infrastrutture di rilievo nazionale le principali aree di intervento della Politica di Coesione sono state la rete ferroviaria per il trasporto merci, l'estensione del trasporto intermodale marittimo-ferroviario e il passaggio a modalità di trasporto più sostenibili. Gli investimenti nelle aree urbane (strade, piste ciclabili, etc), invece, sono stati finanziati prevalentemente dai Programmi operativi regionali.

Tra i limiti segnalati dalla Commissione con riferimento all'Italia, i cambiamenti ricorrenti nella legislazione che hanno reso incerta la cornice normativa degli interventi scoraggiando gli investitori.

Ambiente

Per quanto riguarda l'ambiente la valutazione ha analizzato i risultati della Politica di Coesione soprattutto in relazione alla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, all'attuazione delle relative direttive Ue da parte degli Stati membri e alla sostenibilità finanziaria degli interventi.

I casi di studio, tra cui questa volta non rientra l'Italia, hanno rivelato che nel settenato 2007-2013 la Politica di Coesione è stata una delle principali fonti di finanziamento per raggiungere gli obiettivi Ue in materia di rifiuti e risorse idriche e ha generato progressi significativi sia in termini di incremento della percentuale di riciclo che di fornitura di acqua potabile e strutture per il trattamento delle acque reflue.

Cultura e turismo

Agli investimenti in cultura e turismo, spiega il report, sono andati nel settennato 2007-2013 almeno 14 miliardi di euro. Tra i casi di studio vi è anche la strategia per il turismo e la cultura promossa nell'ambito del programma di cooperazione Interreg IV Italia Austria 2007-2013.

Si tratta di una strategia che coinvolge un'area interna e prevalentemente montuosa transfrontaliera, caratterizzata da un settore turistico maturo, ma non privo di debolezze, come la stagionalità e il consumo di risorse. L'intervento del FESR mirava a migliorare la competitività turistica, l'innovazione e la sostenibilità della zona, favorendo la cooperazione transfrontaliera, in linea con la filosofia generale del programma Interreg.

Tra i risultati ottenuti dai finanziamenti Ue, la Commissione evidenzia sia l'aumento del numero dei datori di lavoro e dei dipendenti nel settore del turismo, che la crescita degli arrivi nelle zone coinvolte, oltre a nuovi servizi turistici e culturali transfrontalieri, come il network Transmuseum, la piattaforma integrata Dolomiti Nordic Ski e i nuovi sentieri transfrontalieri ciclo-pedonali e per le escursioni.

Oneri amministrativi eccessivi e lentezza delle procedure di rimborso sono stati invece, secondo l'Esecutivo Ue, i limiti che in molti casi hanno frenato la partecipazione degli operatori privati al programma di cooperazione transfrontaliera.

Evaluations of the 2007-2013 programming period

Photo credit: EPP Group in the European Parliament

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